La crescita del Paese dipenderà fortemente dal coinvolgimento delle donne nel mondo del lavoro.
Il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nel suo intervento al convegno della rivista Economia Italiana sul “Gender gaps in the Italian economy and the role of public policy”, ha affermato che: «negli ultimi 20 anni numerosi studi, inclusi quelli prodotti in Banca d’Italia – ha detto Visco – hanno messo in luce i molteplici benefici che derivano da una maggiore presenza e una più piena valorizzazione del contributo delle donne nell’economia e nella società. Il raggiungimento della parità di genere nel mercato del lavoro è, tuttavia, ancora lontano. In Italia il tasso di partecipazione femminile registrato nel 2018, pari al 56%, è il più basso tra i 28 paesi dell’Unione europea».
Il Governatore della Banca d’Italia ha sottolineato che la ridotta partecipazione femminile al mondo del lavoro «ha importanti implicazioni per la crescita economica… Vi è consenso nel ritenere che, se la partecipazione femminile raggiungesse i livelli di quella maschile in ogni paese, ne conseguirebbe una notevole espansione del prodotto globale. Stime recenti suggeriscono che la rimozione delle barriere all’accesso all’istruzione e al mercato del lavoro per le donne spieghi, negli Stati Uniti, oltre un terzo della crescita del reddito pro capite registrata tra il 1960 e il 2010».
Tuttavia, ammonisce il numero uno di palazzo Koch, «l’attuale sistema di welfare italiano tende ancora a riflettere e ad alimentare lo squilibrio tra i generi nella ripartizione delle responsabilità familiari».
L’Eurobarometro su Gender Equality ha condotto un’indagine nel 2017 nel nostro paese da cui si rileva che il 51% degli intervistati ritiene che il ruolo più importante della donna sia quello di accudire la famiglia e i figli, mentre in Svezia questa quota è pari ad appena l’11%.
«La rilevanza dello scarso utilizzo dei ‘talenti’ femminili in Italia – dichiara Visco – si comprende esaminando soprattutto i dati relativi al livello di istruzione che, per le nuove generazioni, vede le donne ormai in vantaggio rispetto agli uomini». Nella fascia d’età compresa tra i 25 e i 44 anni il 30% delle donne possiede un titolo di istruzione terziaria, a fronte del 20% per gli uomini. Questo divario riflette la forte crescita della quota femminile tra i nuovi laureati: pari a meno della metà nel 1990, ha raggiunto quasi il 60% negli anni più recenti.
Il Governatore Visco ha aggiunto che in Italia «la crescita potenziale prevista per i prossimi anni dipenderà fortemente dalle ipotesi circa la partecipazione femminile, che ne risulta essere un motore fondamentale. Essa rileva in termini quantitativi, poiché vi sono oltre 8 milioni di donne attualmente inattive, ma è importante anche in termini qualitativi. Le donne, infatti, hanno livelli d’istruzione elevati e posseggono competenze e abilità, quali quelle riguardanti le relazioni interpersonali e la comunicazione, che nel mondo del lavoro di oggi sono considerate cruciali. Non avvantaggiarsene rappresenta per la nostra economia una grave inefficienza».