Pensionamenti, esoneri dal servizio con funzioni di ammortizzatore sociale e mobilità. Sono gli strumenti che dovrebbero essere attivati dal prossimo decreto sulla revisione della spesa pubblica per avviare la cura dimagrante nel pubblico impiego.
Tre le opzioni sul tavolo dei tecnici del Governo: un’operazione a raggio ridotto che coinvolgerebbe tra uscite e mobilità 35-40mila statali (dirigenti compresi), di cui 25mila delle amministrazioni centrali; un intervento più consistente estendendo la platea a 80mila-100mila lavoratori anche attraverso il coinvolgimento marcato di enti locali e Regioni; taglio lineare del 5% su vasta scala per salire ulteriormente (130-150mila unità).
La decisione sul tipo di misura da adottare sarà presa, con tutta probabilità, nel week end. Il decreto dovrebbe infatti essere varato alla metà della prossima settimana e poggerà sul piano Bondi sulla razionalizzazione della spesa per acquisti di beni e servizi. Oltre all’estensione del metodo Consip, scatterà una stretta sugli affitti degli immobili (“spazi standard” per tutto il personale con la riduzione di almeno il 10-15% degli uffici in locazione), una prima riduzione di enti e comitati superflui con il contemporaneo accorpamento di strutture ministeriali e il giro di vite sulle auto blu. Ci sarà poi il capitolo pubblico impiego che spazierà dalla drastica potatura delle consulenze a un intervento sui buoni pasto fino al freno alle cosiddette “promozioni facili” (soprattutto sul versante dirigenziale) e alla cura dimagrante del personale.
Il provvedimento dovrebbe garantire 5-6 miliardi per il 2012 (anche se non è escluso che si possa arrivare a 7) con tagli strutturali del valore su base annua di 10-12 miliardi. Il previsto aumento autunnale dell’Iva dovrebbe quindi essere evitato, come ha anche affermato ieri il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, e dovrebbe anche essere ricavata una mini-tranche di risorse aggiuntive per le aree dell’Emilia Romagna colpite dal terremoto. Il decreto dovrebbe prevedere esclusivamente tagli alla spesa e non il rifinanziamento delle spese cosiddette «inderogabili» (ad esempio quelle per le missioni di pace) e neppure forme di manutenzione dei conti pubblici.
In autunno scatterà poi, con provvedimenti collegati alla legge di stabilità, la “fase due” della spending review, ovvero il piano-Giarda vero e proprio (riorganizzazione di tutta la struttura della Pa), accompagnato da un dimezzamento delle Province (abolizione di quelle con meno di 300-350mila abitanti) che potrebbe essere anticipato solo in piccola parte nel decreto di giugno. In parallelo potrebbe essere favorita la nascita di una decina di città metropolitane. La questione è stata affrontata ieri in un incontro tra i vertici dell’Upi (Unione Province italiane) e i ministri Annamaria Cancellieri, Piero Giarda e Filippo Patroni Griffi. L’Upi ha insistito su una sua proposta che garantirebbe 5 miliardi di risparmi.
Il fronte più caldo resta comunque quello degli statali. Un intervento appare ormai certo anche se nel Governo ci sono diverse scuole di pensiero. Scontata una stretta sui dirigenti pubblici (uno su cinque e su sette rischia di ritrovarsi in esubero), resta da decidere l’intervento sul resto del personale, a cominciare dalla sua portata: soft o maggiormente strutturale. Nel mirino ci sono gli esuberi che scaturiranno dall’accorpamento di strutture e dalle nuove piante organiche. Esuberi che potrebbero essere gestiti sulla base di tre canali. Con il primo canale chi prima del 31 dicembre del 2011 aveva maturato i requisiti pensionstici potrebbe essere pensionato con le regole ante-riforma Fornero, con il secondo una fetta di lavoratori verrebbe esonerata dal servizio (80% dello stipendio) fino al momento del pensionamento e con la terza uscita ci sarebbe l’aggancio alla mobilità.
Intanto ieri sono stati presentati in commissione alla Camera 160 emendamenti al decreto sulla spending review, già approvato dal Senato, che attribuisce a Enrico Bondi i poteri di super-commissario. Il pacchetto del Pdl spazia dalla soppressione di Equitalia e dal dimezzamento degli stipendi dei componenti delle Authority fino al tetto alle pensioni secondo il sistema retributivo e a un sistema di premi e sanzioni per i dipendenti pubblici.
Marco rogari, Il Sole 24 Ore