La proposta di mitigare gli effetti dello stop alla prescrizione avanzata dal Premier Giuseppe Conte accelera il percorso della riforma del processo penale mediando tra le forze politiche della sua maggioranza.
L’idea e’ quella di prevedere due forme diverse di prescrizione: la si si blocca per sempre per chi è condannato dopo la fine del processo di primo grado, mentre per chi e’ assolto dovrebbero essere fissati tempi diversi, a seconda dei gradi di giudizio, dopo i quali la prescrizione scatta.
«Ci sono importanti passi avanti per portare in tempi brevi la riforma del processo penale in Consiglio dei ministri: io sarei pronto gia’ la prossima settimana», dice il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, aggiungendo che sulla prescrizione fara’ le sue valutazioni con il M5S.
«Si apre obiettivamente una fase nuova: valuteremo la proposta», dice per il Pd Walter Verini.
«Il punto fondamentale non era la Prescrizione ma garantire che ci fosse un elemento di sicurezza per chi si fosse trovato sotto processo senza un termine ultimo», afferma il vicesegretario nazionale del Pd Andrea Orlando, questa proposta «costituisce un passo in avanti che va nella direzione giusta».
«E’ insufficiente la proposta avanzata dal ministro Bonafede insieme con il presidente Conte. Da mesi come Italia Viva abbiamo chiesto che si bloccasse l’entrata in vigore della riforma Bonafede sulla Prescrizione e purtroppo dal primo gennaio e’ entrata in vigore una riforma che abbiamo osteggiato in Parlamento perche’ eravamo convinti che fosse sbagliata e siamo convinti anche adesso che siamo in maggioranza con i 5 stelle» ha dichiarato Maria Elena Boschi, capogruppo di Italia Viva alla Camera dei deputati.
Resta d’accordo l’Anm, per la quale in ogni caso non vi era nessun pericolo di processi senza fine con la legge entrata in vigore il primo gennaio. «Noi siamo soddisfatti per la riforma della Prescrizione, che chiedevamo da molti anni ed è un principio che ci allinea agli altri ordinamenti», ma «abbiamo sempre chiesto lo stop della Prescrizione per i condannati in primo grado e questo assestamento», con la distinzione tra condannati e assolti «ci vede concordi», asserisce il segretario dell’Anm, Giuliano Caputo. A chi parla di ‘fine processo mai’, replica che «la magistratura è responsabilizzata e sono infondati i timori che i processi d’appello possano durare di più», ma certamente «il sistema funziona quando ci sono risorse materiali e umane. E un intervento in questo senso farà venire meno qualsiasi preoccupazione».
Al contrario il presidente dell’Unione delle Camere penali, Gian Domenico Caiazza, afferma che distinguere tra assolti e condannati «e’ solo il recupero di un minimo di decenza, ma non puo’ essere considerato un passo avanti», oltretutto «distinguere tra condannati e assolti sarebbe incostituzionale perche’ non terrebbe conto della presunzione di innocenza fino a condanna definitiva».
Per Enrico Costa deputato di Forza Italia e responsabile dipartimento Giustizia del movimento azzurro è «un obbrobrio incostituzionale. E noi manterremo la nostra proposta abrogativa tout court della riforma Bonafede».