Presentata martedì 13 dicembre 2011 a Roma dal ministro della Salute, Renato Balduzzi.
Sintesi elaborata dall’agenzia stampa DIRE
SANITA’. STATO PAESE, RAGGIUNTO TRAGUARDO STORICO 60 MLN ABITANTI
20,3% HA PIÙ DI 65 ANNI; OLTRE 4 MLN STRANIERI 7,5% POPOLAZIONE
(DIRE) Roma, 13 dic. – “L’Italia raggiunge il traguardo storico dei 60 milioni di abitanti, tra questi il 20,3% ha piu’ di 65 anni”. E’ quanto si legge nella Relazione sullo Stato Sanitario del Paese (Rssp) 2009-2010, presentata oggi a Roma dal ministro della Salute Renato Balduzzi “Al 1 gennaio 2011 i residenti” nel nostro Paese “sono 60.626.442 unita’. Il Nord e’ la ripartizione con il maggior numero di residenti, 27 milioni e 700.000 unita’, pari al 45,8% del totale. Al Centro i residenti sono, invece, quasi 12 milioni, il 19,7%, mentre nel Mezzogiorno sono quasi 21 milioni, pari al 34,5%”.
Nel 2010, prosegue il rapporto “la dinamica naturale (differenza tra nascite e decessi) registra un saldo negativo di 25.544 unita’. Il numero dei nati vivi in Italia nel corso del 2010 e’ 562.000 unita’, per un tasso di natalita’ pari a 9,3 per 1.000 abitanti. Il numero dei decessi e’ invece 587.488 unita’, per un tasso di mortalita’ pari a 9,7 per 1.000 abitanti. Dal secondo dopoguerra a oggi, si tratta del livello di mortalita’ piu’ alto dopo quello avuto nel 2009 (592.000), a conferma del fatto che la popolazione e’ profondamente interessata dal processo di invecchiamento”.
In particolare, si registra che “le Regioni del Nord e del Centro sono caratterizzate da un saldo naturale negativo, rispettivamente -0,6 e -1,1 per 1.000 abitanti, quelle del Mezzogiorno da un saldo naturale ancora positivo, +0,2 per 1.000.
La componente migratoria del 2010 risulta assai positiva grazie a oltre 1 milione e 870.000 iscrizioni contrapposte a 1 milione e 560.000 cancellazioni. Il saldo migratorio e’ pertanto di circa 310.000 unita’, per un tasso pari a 5,2 per 1.000 abitanti. Alla stessa data l’indice di vecchiaia, ossia il rapporto tra la popolazione che ha 65 anni e piu’ e quella con meno di 15, e’ pari al 144,5%”.
“Il processo di invecchiamento- spiega il rapporto- investe tutte le Regioni d’Italia, particolarmente quelle settentrionali e centrali, per le quali l’indice di vecchiaia e’ ben oltre la soglia di parita’, con valori rispettivamente pari al 155,7% e al 160,4%. Analizzando la struttura per eta’, gli individui con 65 anni e oltre hanno raggiunto il 20,3% della popolazione, i giovani fino a 14 anni sono il 14% e la popolazione in eta’ attiva, 15-64 anni, e’ pari a meno dei due terzi del totale.
All’1 gennaio 2011 si stima che la popolazione straniera residente nel nostro Paese ammonti a 4.570.317 unita’, ovvero il 7,5% della popolazione totale. Rispetto all’1 gennaio 2010 l’incremento e’ pari a 335.258 unita’ (+7,3%)”.
La speranza di vita alla nascita in Italia e’ in Europa una delle piu’ alte al mondo e pari a 76,1 anni per gli uomini e a 82,2 anni per le donne. Le donne vivono in media 6 anni in piu’ degli uomini.
Le malattie rare comprendono numerose patologie (6.000-8.000) estremamente eterogenee. Spesso si associano a mortalita’ precoce (in circa il 30% le attese di vita non superano i 5 anni), ma possono avere un decorso cronico con esiti gravi, in termini di disabilita’ e di qualita’ di vita. E’ quanto si legge nella Relazione sullo Stato Sanitario del Paese (Rssp) 2009-2010, presentata oggi a Roma dal ministro della Salute, Renato Balduzzi In particolare, “fino al 31 marzo 2010, al Registro Nazionale Malattie Rare (Rnmr) sono stati segnalati 94.185 casi e 485 condizioni rare” e la “classe di patologie maggiormente segnalate su scala nazionale e’ quella delle malattie del sistema nervoso e degli organi di senso, con una percentuale del 21,05%. Seguono le malattie del sangue e degli organi ematopoietici (20,6%), le malattie delle ghiandole endocrine, della nutrizione, del metabolismo e i difetti immunitari (18,95%) e le malformazioni congenite (15,04%). Infine, con piu’ basse percentuali seguono le diagnosi delle malattie dell’apparato genitourinario e le malattie infettive e parassitarie (0,6%), le condizioni premorbose di origine perinatale (0,24%) e la categoria delle condizioni con sintomi, segni e stati morbosi mal definiti (0,01%, ovvero, solo 9 casi)”.
Si rileva, pero’, che a tutt’oggi il Rnmr contiene dati parziali: in primo luogo, non tutti i registri regionali sono attivi; un altro fattore importante che contribuisce alla sottostima dei casi registrati e’ il ritardo nella diagnosi, che implica una segnalazione tardiva del caso e di conseguenza influenza la stima dell’incidenza e/o prevalenza”.
Per superare tali difficolta’ e’ necessario, quindi, che il Rnmr trovi un consenso nelle codifiche da destinare a sinonimi o alle patologie afferenti ai gruppi. Nell’ambito del Comitato Europeo di esperti sulle malattie rare, a cui partecipa l’Italia, e’ in corso una specifica attivita’, volta alla codifica internazionale delle malattie rare, che potra’ fornire un contributo al processo di revisione dei sistemi di classificazione svolto dall’Oms.
La riduzione della mortalita’ per tumori, che ha avuto inizio piu’ recentemente a partire dagli anni novanta, e’ del 20% circa fra gli uomini e del 10% fra le donne.
E’ quanto emerge dalla Relazione sullo stato sanitario del paese 2009-2010. “Si prevede che nel 2010, in Italia- si legge- si verifichino circa 122.000 decessi per tumore nella fascia d’eta’ 0-84 anni, di cui il 59% costituito da uomini (circa 73.000).
Tale cifra e’ il risultato della progressiva riduzione della mortalita’ per tumore, attesa anche per i prossimi anni in entrambi i sessi. Il risultato complessivo, nel periodo 1998- 2005, e’ quello di un trend in riduzione della mortalita’ per tutti i tumori”.
I nuovi casi di tumore diagnosticati in Italia nel 2008, segnala poi la relazione, “sono stimati in circa 254.000, 132.000 fra gli uomini e 122.000 fra le donne (fascia di eta’ 0-84 anni)”. Per quanto riguarda la prevalenza, i dati evidenziano come in Italia “il 4,2% del totale della popolazione abbia avuto una diagnosi di tumore, pari a circa 2.250.000 soggetti (987.540 maschi e 1.256.413 femmine). Tra le donne la diagnosi piu’ frequente (42%, oltre mezzo milione di italiane) e’ rappresentata dal tumore della mammella, seguito da colon-retto (12%), endometrio (7%) e tiroide (5%). Tra gli uomini, il 22% dei casi prevalenti (quasi 220.000 italiani) e’ costituito da pazienti con tumore della prostata, 18% della vescica e 15% del colon-retto.
Quasi 1.300.000 italiani (2,2% della popolazione) sono lungo-sopravviventi, hanno cioe’ avuto una diagnosi di tumore da piu’ di 5 anni. Costoro sono spesso liberi da malattia e da trattamenti antitumorali. Quasi 800.000 persone (l’1,5% della popolazione) sono vive dopo oltre 10 anni dalla diagnosi di tumore.
La mortalita’ per cancro e’ la seconda causa di morte nel nostro Paese; in particolare, la prima fra gli adulti e la seconda fra gli anziani”.
“Dall’inizio dell’epidemia nel 1982 a oggi sono stati segnalati oltre 61.000 casi di Aids, di cui quasi 40.000 deceduti”. E’ quanto si legge nella Relazione sullo Stato Sanitario del Paese (Rssp) 2009-2010, presentata oggi a Roma dal ministro della Salute Renato Balduzzi Il 77,3% dei casi di Aids e di sesso maschile, l’1,2% in eta’ pediatrica (meno di 13 anni) o con infezione trasmessa da madre a figlio e l’8,2% e rappresentato da stranieri- spiega il rapporto- nel 2009, l’eta mediana alla diagnosi per gli adulti e di 35 anni per i maschi (range: 13 anni-87 anni) e di 33 anni (range: 13 anni- 84 anni) per le femmine. A partire dal 1996 si osserva una diminuzione sia dei casi di Aids sia dei decessi AidsS-correlati principalmente per effetto delle terapie antiretrovirali combinate.
Sempre nel 2009, piu’ del 60% dei nuovi casi di Aids, in particolare coloro che hanno acquisito l’infezione attraverso i rapporti sessuali, ha scoperto di essere sieropositivo troppo tardi, in concomitanza con la diagnosi di Aids: ne consegue che solo un terzo delle persone con Aids ha avuto la possibilita di usufruire dei benefici delle terapie antiretrovirali prima di tale diagnosi”.
Inoltre, “la percentuale di donne con Aids che si infettano tramite la via sessuale e in continuo aumento. La sorveglianza delle nuove diagnosi di infezione da Hiv e stata attivata nel 2008 e non ha ancora una copertura nazionale. I dati riportati indicano che nel 2008 sono stati diagnosticati 6,7 nuovi casi di Hiv positivita ogni 100.000 residenti, posizionando l’Italia fra i Paesi dell’Europa occidentale con un’incidenza di Hiv medio-alta”.
Dall’inizio dell’epidemia, l’infezione da Hiv e’ estremamente mutata; e aumentata l’eta’ mediana delle persone che ricevono oggi una diagnosi di infezione da Hiv: nel 2008 e di 38 anni per i maschi e di 34 anni per le femmine; sono aumentati i casi attribuibili a contatti eterosessuali e omosessuali, che nel 2008 costituiscono complessivamente il 75% di tutte le segnalazioni (in particolare i contatti omosessuali rappresentano il 29% e i contatti eterosessuali il 46%). Infine, sono aumentate le nuove diagnosi tra la popolazione straniera: nel 2008 su tre persone che vengono diagnosticate come Hiv positive per la prima volta una e di nazionalita’ straniera.
I dati per l’anno 2009 sono ancora provvisori, ma sembrano confermare i dati del 2008: a oggi sono 1.133 le notifiche pervenute; il 90% dei casi di gonorrea e il 75% dei casi di sifilide sono stati segnalati in uomini. Anche nel 2009 la fascia di eta piu colpita da queste malattie e stata quella 25-64 anni (69% dei casi di gonorrea, 81% dei casi di sifilide).
I soggetti con dipendenza da sostanze (tossicodipendenti con bisogno di trattamento) sono 393.490 e rappresentano il 9,95/1.000 residenti di eta’ compresa tra i 15 e i 64 anni. Di questi, si legge nel Rapporto sullo stato di salute del Paese presentato oggi dal ministro Renato Balduzzi, “216.000 per oppiacei (5,5/1.000 residenti) e 178.000 per cocaina (4,5/1.000 residenti)”. Negli ultimi anni “si sta registrando un sempre piu’ marcato spostamento dell’offerta di commercializzazione delle sostanze illecite attraverso internet.
A questo proposito, il Sistema d’Allerta Nazionale del DPA ha gia’ individuato una serie di nuove sostanze presenti anche sul territorio italiano estremamente pericolose e ha attivato, tramite il Ministero della Salute, opportune forme di prevenzione e contrasto; in particolare, sono stati individuati alcuni cannabinoidi sintetici (JWH018, JWH073, JWH200) e altre sostanze quali il mefedrone. Tutto questo sicuramente costituisce una nuova realta’ da prendere in seria considerazione e sulla base della quale si sono attivate strategie e specifici progetti per il controllo e la prevenzione, finalizzati a proteggere le giovani generazioni” che sempre piu’ utilizzano internet.
La peste suina africana e’ comparsa numerosi anni fa in Sardegna e, “nonostante siano state adottate in questo trentennio tutte le misure per il raggiungimento dell’eradicazione, rappresenta ancora oggi un problema sanitario irrisolto. Purtroppo la costante presenza di focolai di peste suina africana in Sardegna rappresenta un indiscutibile fattore limitante nell’esportazione delle carni suine da parte dell’Italia”. Cosi’ nel rapporto sullo stato di salute del Paese presentato oggi dal ministro Renato Balduzzi. “Nel biennio 2009-2010 si e’ verificata una brusca recrudescenza della malattia, con il riscontro di 11 focolai di malattia in un intervallo temporale di circa tre mesi. La situazione dei focolai in Regione Sardegna sta facendo registrare un’evoluzione non positiva e si sta assistendo a un incremento degli stessi con l’estensione anche delle aree interessate”.