Pensioni, addio all’anzianità dal 2008

Traddo da il Corriere della Sera del 6 dicembre 2011
La manovra: donne in pensione a 63 anni e mezzo nel 2014, a 65 anni nel 2016

Il ministro Fornero nell’audizione alla Camera. «Soluzione drastica, abbiamo usato l’accetta»

Dal 2018 non dovrebbe più essere possibile andare in pensione anticipata rispetto all’età di vecchiaia. Lo ha detto il ministro del Welfare, Elsa Fornero, in una audizione alla Camera spiegando che in quella data dovrebbe concludersi la transizione e non dovrebbe più essere possibile andare in pensione di anzianità.


«SOLUZIONE DRASTICA»
– Parlando davanti alla commissione Lavoro di Montecitorio, il ministro ha spiegato che la soluzione sulle pensioni di anzianità «è stata piuttosto drastica, non lo nascondo» e ha aggiunto che l’obiettivo è «allungare la vita lavorativa e alzare l’età media di pensionamento». Fornero ha poi ricordato che ci sono ancora «persone che vanno in pensione a 57 e forse a 56 anni, con una media quindi di 58,3 mesi».

«USATA L’ACCETTA» – L’esponente del governo ha riconosciuto che nel realizzare la riforma si è lavorato «con l’accetta», ma «dopo l’operazione tagli» avrà un «respiro di lungo termine in modo che gli italiani non ne abbiano un’altra tra due anni». Ha evidenziato poi che l’obiettivo della manovra è «dare continuità e coerenza alla riforma», dopo gli interventi passati che «non sempre» sono stati «coerenti» tra loro. Quella varata dall’esecutivo, secondo Fornero, fornisce «maggiore trasparenza» abolendo le «finestre» che sono «un bizantinismo vessatorio». Il contributivo infine è «sempre sostenibile» dal punto di vista economico e serviranno «piccoli aggiustamenti».

 

«NUOVO MERCATO DEL LAVORO» – In ogni caso, ha precisato, «la riforma punta tutto, e fallirà se non sarà così, su un nuovo mercato del lavoro che funziona bene, che da occupazione ad un maggior numero di persone. È un capovolgimento di ottica». Ma per fare questo bisognerà lavorare duro, ha spiegato il ministro: «Un mercato del lavoro più flessibile ha bisogno di ammortizzatori sociali – ha evidenziato -. Questo richiede risorse e dobbiamo puntare alla crescita».

PARITA’ UOMINI/DONNE – Allineare le pensioni tra donne e uomini, ha poi detto il ministro, è anche una questione di pari opportunità perchè è inaccettabile una sorta di «compensazione». «Sono ministro anche delle pari opportunità – ha puntualizzato -: la pari opportunità per me va conseguita da subito nella scolarizzazione, del mercato del lavoro, nella progressione di carriere. Sono meno tenera verso un assetto sociale che segmenta e scoraggia e poi ti dà il contentino». Insomma «andare in pensione prima» degli uomini è «una compensazione che non risponde a criteri di equità».

SCAGLIONAMENTO – Nel concreto la versione definitiva della manovra spiega come avverrà per le donne l’incremento dell’età pensionabile. L’età necessaria ad andare in pensione di vecchiaia per le donne dipendenti del settore privato sarà di 62 anni nel 2012 per poi passare a 63 anni e mezzo dal primo gennaio 2014 e a 65 anni il primo gennaio 2016. Il requisito di età per la pensione di vecchiaia delle donne dipendenti passa a 66 anni nel 2018, lo stesso requisito degli uomini e delle donne dipendenti pubbliche. Per le lavoratrici autonome la pensione di vecchiaia si otterrà a 63 anni e mezzo nel 2012, a 64 anni e mezzo a partire dal 2014, a 65 anni e mezzo nel 2016 e a 66 anni nel 2018.

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