Il ministro Moavero: «la normativa è aperta agli investimenti esteri».
Una legislazione «che vuole coniugare due esigenze fondamentali per il nostro paese», la prima è «essere aperta agli investimenti» esteri, la seconda è «garantire agli organi di governo e al Parlamento un meccanismo di vigilanza e supervisione».
Enzo Moavero Milanesi, ministro per gli Affari europei, delinea lo spirito delle nuove norme sulla «golden share», che mandano in archivio una legislazione vecchia di 18 anni, oggetto di diversi aggiornamenti, censurata dall’Unione Europea. Dopo il sì della Camera a larga maggioranza, contraria solo la Lega, il decreto legge sui nuovi «poteri speciali» del Governo passa al Senato per il varo definitivo.
«Esprimo soddisfazione. C’è stata un’ampia collaborazione del Parlamento, le modifiche introdotte alla Camera sono dei miglioramenti», osserva Moavero. I poteri d’intervento del governo per proteggere le aziende strategiche contro scalate di soggetti che possano recare pregiudizio all’interesse nazionale non saranno più riservati a società oggetto di partecipazione azionaria dello Stato e di dismissioni, ma potranno essere applicati a settori «strategici» della produzione e dei servizi: questi sono la difesa e sicurezza nazionale (articolo 1 del decreto), da individuare con successivi Decreti del presidente del Consiglio (Dpcm) «previa comunicazione al Parlamento», oppure gli attivi strategici nell’energia, trasporti, comunicazioni e servizi pubblici essenziali (articolo 2). Questi saranno inviduati non più con Dpcm ma – in seguito a una modifica votata dalla Camera – con «regolamenti» governativi, soggetti al parere parlamentare. Il Governo potrebbe quindi intervenire anche su imprese private, soprattutto nella difesa, non solo su quelle privatizzate, come è già per un solo caso, Telecom Italia (l’unica totalmente privata tra quelle oggi assoggettate alla vecchia golden share).
«La normativa non è basata su un sistema di approvazione sistematica degli investimenti in questi settori, ma c’è la possibilità per il Governo di porre condizioni in caso di acquisto di partecipazioni nelle imprese di questi settori», spiega Moavero, precisando che «i criteri in base ai quali si può interventire sono quelli dell’ordine pubblico, della pubblica sicurezza, della sicurezza degli approvigionamenti. Le norme di riferimento sono quelle dell’ordinamento europeo, e si tratta di criteri oggettivi, trasparenti, annunciati ex ante, non discrezionali». Nei casi più gravi il Governo può anche opporsi all’acquisto di partecipazioni. Una misura estrema che per i settori energia, trasporti, servizi essenziali può scattare solo verso acquirenti extracomunitari, mentre per la difesa si può applicare anche ad acquirenti comunitari o italiani.
«Per la difesa le norme europee consentono maggiore possibilità d intervento», osserva il ministro. Il verdetto finale sulla nuova disciplina spetta a Bruxelles, un passaggio delicato: «Sappiamo, e ci rendiamo conto, che vi sono alcuni snodi della normativa – dice Moavero – che richiederanno un approfondimento di discussione in sede di UE, sui quali la Commissione, nella sua funzione di guardiano della legittimità comunitaria, poserà il suo sguardo».
Gianno Dragoni, Il Sole 24 Ore