«Affermare la necessità di un servizio sanitario nazionale pienamente sostenibile non ha nulla a che vedere con la logica della privatizzazione». Mario Monti torna sulla polemica scatenata dalle sue parole sul rischio, in prospettiva, di non sostenibilità del Ssn senza pensare a nuovi modi di finanziarlo, a partire (anche) dai fondi integrativi. E ribadisce di non avere alcun retropensiero: nessuna privatizzazione è alle porte. Ma al tempo stesso, pur senza fare retromarcia sui tagli multimiliardari di questi anni alla sanità pubblica, il premier conferma che non è più tempo di nascondere la polvere sotto i tappeti: è il tempo delle scelte.
Presente col ministro della Salute, Renato Balduzzi, alla cerimonia per i 50 anni dei Nas, il Professore non ha perso l’occasione per cercare di riannodare e precisare il filo del suo pensiero, che però è insieme un forte richiamo a far maturare nel terreno della politica le scelte che ci vorranno davanti alle sfide di un futuro anche non troppo lontano. E così ieri Monti ha accarezzato anche la qualità della sanità pubblica, il diritto costituzionale alle cure, la centralità del malato nel sistema sanitario. Non senza però togliersi anche qualche sassolino, ricordando le scelte non sempre «responsabili» fatte «in passato».
«Bisogna parlare senza che le parole diventino equivoci o fraintendimenti», ha premesso Monti. Per questo «affermare che c’è bisogno di un Ssn pienamente sostenibile non ha nulla a che vedere con la logica della privatizzazione». Perché l’eccellenza «la troviamo anche nel pubblico e non sempre il privato è immune dalle logiche improprie del condizionamento di scelte non sorrette da assoluta trasparenza e competenza».
Parole precise, ben scandite. Alle quali il premier ha aggiunto un altro filo conduttore del suo pensiero: «La scelta del migliore e del più capace, pensiamo ai medici, non può essere influenzata da logiche di appartenenza, vicinanza o amicizia». Di qui la stoccata verso le non scelte, o colpevolmente sbagliate, fatte per troppo tempo: «Riformare – ha proseguito Monti – significa riconoscere che in passato, sotto lo scudo delle buone intenzioni e delle rivendicazioni di autonomia, non sono sempre state assunte decisioni responsabili. Ciascuno di noi conosce la fragilità e le preoccupazioni del malato, ed è quindi dovere di tutti riconoscere che di fronte al diritto alla salute il criterio dell’uguaglianza è pilastro della civiltà».
Fin qui il Professore. Che da Balduzzi ha trovato nuovo e pieno sostegno: solo «travisamento mediatico sulle parole di Monti», ha ribadito il ministro. Spiegando che l’esigenza di un adeguamento del Ssn «è implicita in ogni sistema sanitario, e il nostro lo persegue secondo le regole proprie di un sistema pubblico con l’integrazione di tutte le forze, comprese quelle private, che entrano dentro la logica del servizio sanitario nazionale». Nessuna parola però sui tagli di questi anni che stanno mettendo in ginocchio la sanità pubblica. Non è un caso che ieri i governatori abbiano ribadito – chiedendo un incontro urgente al presidente del Consiglio – il rischio default sanitario in tutte le Regioni, non solo quelle già sotto tutela. Anche perché la stessa leva dei fondi integrativi non è da tutti condivisa.
Lo ha spiegato il presidente dell’Agenas, Giovanni Bissoni, già candidato in pectore a ministro col «Prodi 2»: «Non è chiaro se parlando di assicurazioni ci si voglia riferire alla volontà di dare maggiore tutela alla già rilevante spesa privata, o se allargarle per ridurre l’universalismo del Ssn, nella speranza illusoria di ridurre la spesa pubblica e aumentare l’efficienza del sistema».
Roberto Turno, Il Sole-24 Ore