Intervento di Kai Schaefer sulla rivista AffariInternazionali del 17 gennaio 2012.
l defunto leader libico Muammar Gheddafi, figura controversa della politica internazionale, ha avuto un ruolo fondamentale nella creazione dell’Unione africana (Ua). Non a caso è proprio nella sua città natale, Sirte, che il vertice dei capi di Stato e di governo africani adottò, nel 1999, la dichiarazione che avrebbe portato l’Organizzazione dell’Unità africana a trasformarsi in Unione africana. Da allora, Gheddafi ha esercitato un’enorme influenza sull’Ua, non solo perché si è speso in prima persona per l’unità del continente, ma anche perché ha messo a disposizione dell’Unione ingenti capitali.
L’Africa ideale di Gheddafi
Il colonnello Gheddafi era il promotore dell’idea di un’Africa unita, in grado di competere con le altre aree di maggiore integrazione, come l’Unione europea (Ue). Nella sua visione rientrava l’istituzione di una moneta unica e di un esercito africano che intervenisse nei conflitti armati del continente. Ultimo atto del suo tentativo di realizzare questo ideale è stata la trasformazione, nel 2009, della Commissione dell’Unione africana in una “Autorità” sovranazionale, con specifici compiti di difesa, sicurezza e rappresentazione a livello internazionale.
Questa visione è stata spesso offuscata dalle sue esibizioni da teatrante in occasione dei vertici dell’Ua: per esempio nel 2008, quando si fece proclamare “re dei re del continente” da molti leader tradizionali africani e in un vertice successivo, quando prese pubblicamente a schiaffi un membro della sua delegazione.
Ora che Gheddafi è morto, la domanda è: ci saranno leader africani interessati e in grado di portare avanti l’ideale panafricano? In passato nei vertici dell’Unione africana solitamente si delineavano due correnti. Una, capeggiata da Gheddafi, spingeva perché ci fosse più integrazione all’interno del continente. L’altra, guidata soprattutto da leader provenienti dall’Africa meridonale, proponeva un’integrazione non tanto politica quanto piuttosto economica, da attuare attraverso il rafforzamento delle otto comunità economiche regionali (Cer) riconosciute dall’Unione.
L’uscita di scena di Gheddafi non solo rappresenta un vantaggio per la visione politica di quest’ultima corrente, ma potrà anche avere delle conseguenze sulla composizione della Commissione dell’Unione africana, che nel suo prossimo vertice dovrà rinominare presidente e membri.
Secondo fonti bene informate, la seconda corrente, guidata dal presidente sudafricano Jacob Zuma, caldeggia la sostituzione dell’attuale presidente della Commissione dell’Unione Jean Ping (gabonese) con un candidato proveniente dall’Africa meridionale. Inoltre, poiché presumibilmente alcuni paesi dell’Africa meridionale non hanno gradito il modo in cui la Commissione ha affrontato la crisi libica, si profila anche la sostituzione del Commissario per la pace e la sicurezza, carica ricoperta attualmente dall’algerino Ramtane Lamamra.
Implicazioni finanziarie
Alcuni analisti sostengono che la morte di Gheddafi avrà anche profonde ripercussioni economiche sull’Unione africana, dal momento che la Libia era uno dei cinque grandi finanziatori dell’organizzazione insieme a Sud Africa, Nigeria, Egitto e Algeria.
La Libia versava il 15% dei 115 milioni di dollari del bilancio operativo dell’Unione messo a disposizione dagli Stati membri. In più, Tripoli pagava regolarmente gli arretrati dei paesi più piccoli, soprattutto di quelli dell’Africa occidentale, raddoppiando così il contributo libico all’Ua, a cui bisogna aggiungere anche le donazioni libiche fatte a questi paesi sotto forma di infrastrutture e opere edili.
La rivoluzione in Libia ha cambiato questa situazione, poiché l’atteggiamento del Consiglio nazionale di transizione (Cnt) nei confronti del contributo finanziario da destinare all’Ua non è ancora chiaro. Per questo già a metà 2011 la Commissione dell’Ua ha introdotto misure di austerità nella sua gestione interna.
Sta di fatto che i bilanci dell’organizzazione per il 2011 e il 2012 mostrano che le quote degli stati membri destinate ai programmi dell’Ua hanno subito un calo di circa un terzo. Questa tendenza è ancor più marcata per i programmi di pace e sicurezza, per i quali i contributi degli stati membri si sono ridotti di due terzi rispetto all’anno precedente.
Allo stesso tempo, la comunità internazionale (compresa l’Unione europea e i suoi paesi membri) ha sostenuto i programmi dell’Ua, con un apporto 12 volte superiore rispetto a quello africano. Dunque nel 2012 i partner internazionali copriranno il 90% dei costi dei programmi dell’Ua (160 milioni di dollari). Va notato che queste cifre non tengono conto dei finanziamenti per le operazioni di sostengo alla pace gestite dall’Unione africana, che da soli superano di gran lunga le somme destinate al bilancio dell’Unione.
Caso libico
Alcuni hanno criticato gli sforzi di mediazione messi in campo dall’Unione africana durante la guerra civile in Libia, ritenendoli favorevoli al regime di Gheddafi. Alcuni paesi africani erano incerti, infatti, sul ruolo che avrebbe dovuto essere svolto dall’Unione. L’atteggiamento della Commissione dell’Unione africana in questa crisi è stato, comunque, propositivo, nominando un “Panel di alto livello” per la Libia che ha avanzato suggerimenti per uscire dalla crisi. Fallito questo tentativo, per la mancanza di un sostegno forte da parte della comunità internazionale, l’Ua non ha più avuto voce in capitolo sul modo di affrontare il conflitto libico.
Ciò risulta ancor più evidente se si pensa che alcuni degli stati membri dell’Ua devono ancora riconoscere formalmente il Cnt, sebbene quest’ultimo sia stato autorizzato a occupare il seggio libico in seno all’Unione già nell’ottobre del 2011. Alcuni hanno chiesto che l’Ua assuma un ruolo forte nella Libia postbellica, in particolare per quanto riguarda il disarmo, la smobilitazione e il reintegro, così come la creazione di istituzioni democratiche; altri invece sembrano mettere in dubbio che tale ruolo sarebbe ben accetto. In effetti, la Commissione dell’Ua aveva inizialmente intenzione di aprire un ufficio di collegamento a Tripoli, ma il progetto è stato sospeso.
Conseguenze per l’Ue
All’Unione africana la comunità internazionale chiede di assumere responsabilità crescenti nell’ambito del mantenimento della pace sul continente. Per poterlo fare, tuttavia, sono necessarie risorse ingenti, mentre i contributi finanziari degli stati africani si stanno assottigliando proprio a causa della crisi nordafricana. È perciò probabile che in futuro la dipendenza dell’Ua dai sostegni internazionali si accresca, in particolare da parte dell’Unione europea.
Allo stesso tempo si può immaginare che, a seguito dei rivolgimenti politici nordafricani, l’Ua possa essere più propensa ad approfondire il dialogo politico con l’Europa su altre questioni quali l’immigrazione, il commercio e l’energia. Il prossimo vertice dell’Ua, che si svolgerà ad Addis Abeba dal 23 al 30 gennaio, potrebbe avere al centro alcuni di questi temi.