3.1. Grillo, il 25 aprile e il “V2-day”, gli spot di Piazza Navona
Dopo le elezioni del 16 aprile 2008, dopo la netta vittoria della coalizione guidata da Berlusconi, c’è stato il bis.
Un nuovo bagno di folla per Beppe Grillo si è avuto in occasione della seconda puntata del “Vaffa-day”, il “V2-day”, enfaticamente proclamata giornata di partenza del movimento dei grillini per la lunga marcia verso la “liberazione dal fascismo dell’informazione”, lanciata a Torino in occasione della simbolica data del 25 aprile.
Altro che “celebrazione delle istituzioni repubblicane”, “cui va il rispetto non formale degli italiani di ogni parte politica”, come ha detto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano concludendo a Genova l’intervento alla celebrazione dell’anniversario del 25 Aprile, o “festa di tutti” come ha scritto Veltroni, o “giorno di pacificazione nazionale”,come ha auspicato Berlusconi.
A Torino la data scelta per la seconda edizione del “vaffa-day” infastidisce i partiti democratici e di sinistra che organizzano la tradizionale manifestazione per difendere i valori della resistenza cui aderiscono importanti personalità: Gustavo Zagrebelsky, Franzo Grande Stevens, e Carlo Federico Grosso e molti altri.
Torino è assurdamente divisa tra partigiani e grillini: vince nei numeri la piazza della nuova liberazione vaffanculesca che riduce partiti e giornali a fascisti, forse perchè assistere a sberleffi più o meno urlati è più stimolante che partecipare a una celebrazione rituale della Resistenza. Poche migliaia di persone sono rimaste per tutto il pomeriggio in piazza Castello, a Torino, a seguire la manifestazione per il 25 aprile, dove si sono tenuti concerti e letture per la festa della Liberazione promossa dal Comitato della Regione Piemonte per l’affermazione dei valori della Resistenza.
Cinquantamila persone, oltre centomila secondo Grillo, e 150 fra giornalisti e fotografi accreditati, hanno invece gremito piazza San Carlo dalle ore 16 del pomeriggio, per il “V2-day” di Grillo per la libertà d’informazione, tra gli sventolii delle bandiere dei no Tav, no agli inceneritori, no alla base Usa di Vicenza, no ai grattacieli dell’Expo, dove l’unico si era quello del comitato pro legge Merlin.
Grillo, avvertendo la tensione, ha voluto unire con un filo le due piazze e i due periodi storici: “Abbracciamo e ringraziamo coloro che ci hanno permesso di essere oggi qui su questo palco. Grazie ai partigiani di 63 anni fa, oggi siamo noi i nuovi partigiani della libera informazione. Dedichiamo questa manifestazione a quelli che manifestano nell’altra piazza. Noi siamo la naturale continuazione della battaglia per la libertà combattuta dai nostri nonni”. Qualcuno ha notato però che i partigiani rischiavano la vita loro e delle loro famiglie, mentre i contemporanei riuniti in quella piazza se la cavavano con una querelle e un “vaffa”.
Degli otto mesi trascorsi dal primo raduno dell’8 settembre 2007 in piazza Maggiore a Bologna, Grillo ha tracciato un bilancio positivo perché “da allora cinque partiti non ci sono più”. E’ tuttavia ben discutibile che tale merito sia da ascrivere al comico genovese: anzi, dalla sua iniziativa e scaturita una nuova lista elettorale, la Lista dei Grilli Parlanti, forse a caccia della soglia dell’unpercento che da diritto al finanziamento pubblico, e che ha però totalizzato un consenso non proprio esaltante (0,183 alla Camera, 0.150 al Senato).
Se il “V-day” era stato innanzitutto una riflessione sulla moralità perduta della politica e dei politici, il “V2-day” ha coinciso con una ricognizione sullo stato dell’arte dell’informazione italiana.
Il nocciolo del messaggio del “V2-day” sono stati gli attacchi al sistema dell’informazione, “ai giornalisti servi del potere e dei partiti. Pensate se in America Obama vincesse le elezioni e avesse la Fox, la Abc e gli altri network”. Dunque deve essere “abolita la legge Gasparri e va mandata subito sul satellite Rete 4, altrimenti la UE ci darà una multa di 330 milioni di euro che pagheremo noi contribuenti”. Va abolito l’Ordine dei giornalisti “perché non possiamo vivere in un Paese del passato e tutti dobbiamo essere liberi di scrivere senza ordini” (anche senza professionalità e responsabilità? n.d.r. ). Infine, va abolito il finanziamento pubblico dei giornali “perché io voglio poter comprare un giornale pagato dai lettori e non dai partiti” (forse voleva dire dai contribuenti, n.d.r.). Ognuna di queste linee programmatiche è condita da una congrua dose di “vaffa”. Il rito catartico collettivo di piazza prevede che vengano mandati a quel paese in coro i principali giornalisti televisivi e tutti i quotidiani senza distinzione tra testate grandi e piccole, di destra, di centro o di sinistra. Grillo officia e la folla segue ed esegue.
A interrompere Grillo un messaggio registrato di Adriano Celentano “Sono d’accordo con Beppe. Non è un antipolitico. Bisogna fare qualcosa prima che sia troppo tardi per controbattere le falsità che ogni giorno ci propinano”.
Non sono mancate le repliche dei soggetti messi alla berlina dagli strali di Grillo.
Il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino ha risposto con ironia all’attacco del comico “Mi sarei preoccupato se Grillo non mi avesse insultato. Quando si insulta significa che non si hanno argomenti politici”.
Roberto Natale, presidente della Federazione nazionale della stampa ha osservato: “dopo le piazze del V2-Day si vede chiaramente ciò che può servire per un’informazione migliore e ciò che invece serve solo ad inquinare la discussione. Il sindacato dei giornalisti, chiede da tempo che l’assetto dell’Ordine, la legge sull’editoria e il sistema televisivo siano oggetto di riforme radicali”. Ma precisa il presidente della Fnsi “la discussione sulle riforme non ha niente a che vedere con gli inaccettabili insulti che Grillo ha riservato a singoli giornalisti, a testate, a un’intera categoria. Insulti utili ad eccitare gli applausi di un momento, ma non certo a individuare i problemi veri dell’informazione italiana. Se Grillo sarà capace di analisi meno offensive e meno primitive, si accorgerà che ci sono tanti altri soggetti interessati a cambiare le cose”.
Caustico è stato il commento del presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Lorenzo del Boca: “Non ho mai sentito tante sciocchezze insieme come quelle declamate oggi da Beppe Grillo anche se dette in modo accattivante. Si può ridere, ma non certo prenderlo sul serio” (…) . “l’Ordine dei giornalisti dovrebbe avere più poteri per far rispettare di più e meglio la deontologia, le regole, il principio della verità dei fatti”. Poi in merito i vari temi affrontati dal comico, Del Boca ha osservato: “per oltre tre ore ha parlato di scandali e scandaletti noti e descritti dai giornalisti. Significa che il sistema funziona, che c’e’ libertà di parola e scrittura. I giornalisti hanno tante cose da farsi perdonare, ma Grillo non dice il vero. Anche sulle sovvenzioni bisognerebbe essere più chiari: ci sono testate che li ricevono senza meritarle, altre che se non li ottenessero non potrebbero esistere. Abolire il finanziamento pubblico alle testate giornalistiche significherebbe consegnare solo a pochi editori che se lo possono permettere la libertà di espressione, base della democrazia, e in questo modo essi potrebbero presentare la loro verità escludendo tutte le altre voci”.
Polemico anche Franco Siddi, segretario della Federazione nazionale della stampa: “Abolire l’Ordine dei giornalisti con un colpo di spugna, senza un’idea di libertà garantita da un sistema di chiara legalità, significherebbe consegnarsi a poteri assoluti”.
Il comitato di redazione del Tg1 scende in campo per replicare alle “offese personali” di Beppe Grillo al direttore della testata, Gianni Riotta, “Respingiamo con forza l’inqualificabile tentativo di delegittimare, con gli sberleffi e gli improperi da osteria, l’impegno di quanti operano con correttezza e professionalità all’interno del servizio pubblico. Anche perchè altra cosa sono la vera satira e le critiche serie e documentate che siamo sempre disposti a ricevere e discutere”.
Anche a prescindere dal merito, due elementi risultano evidenti nel fenomeno Grillo.
Da un lato, la vis actractiva prodotta dalla spettacolarizzazione delle forme e dal populismo dei contenuti, alimentata da numerosi circuiti mediatici (si pensi solo alle ore di trasmissione dedicate da Santoro sulla RAI e da Gad Lerner su La 7).
Dall’altro lato, alla evidente povertà e confusione delle proposte, a volte sbagliate a volte giuste, ma sempre distanti da una realistica dimensione riformatrice.
Di riforme sostenibili ed urgenti ha invece assai bisogno il Paese, in molti campi.
Giustamente ha notato Eugenio Scalfari che “le rauche invettive di Beppe Grillo completano il quadro d’una società che sembra avere smarrito ogni bussola, ogni orientamento, ogni immagine di sé, ogni memoria del suo passato ed ogni progettualità del suo futuro. Si va avanti alla giornata senza timone e senza stelle”.
Una conferma evidente verrà, in seguito, martedì 8 luglio 2008 a Paizza Navona, nel corso di una manifestazione, certo legittima, contro il cd. “lodo Alfano”. Grillo, tele-collegato con la piazza, attacca senza alcuna misura il Capo dello Stato mentre Sabina Guzzanti inveisce contro il Pontefice e pronuncia oscenità contro il ministro Mara Carfagna.
La riprovazione è generale, gli stessi organizzatori sono in serio imbarazzo. Non sono “pasquinate”, l’antipolitica mostra un volto antidemocratico e volgare.