Lodi, garanzie parlamentari, insindacabilità, conflitti di interesse ed altre storie

4. Sanitopoli: nuovi strumenti contro la corruzione

I preoccupanti fatti di cronaca recenti hanno riproposto un diffuso allarme per i numerosi casi di malagestione e di corruzione nella sanità.

Dalle inchieste giudiziarie sulle nomine dei direttori delle ASL in Campania, che hanno coinvolto in modo clamoroso lo stesso ministro della Giustizia, alle presunte truffe nella clinica S. Rita di Milano, all’arresto del presidente della Regione Abruzzo (e di metà giunta), alle inchieste nella sanità nella Regione Lazio, mutano le modalità, i protagonisti, gli oggetti ed anche i sistemi sanitari, ma resta immutata la vis corruttiva che si annida nelle condotte, generando scandalo ed allarme.

Naturalmente si tratta di indagini e di processi in corso e per tutti vale la presunzione costituzionale di non colpevolezza fino a sentenza definitiva.

Ma è certo difficile sottrarsi all’impressione di una recrudescenza negativa dei due principali e storici visi del nostro Paese: la carenza di senso civico e di rispetto della legge e la debolezza dei valori della concorrenza e della trasparenza.

In un settore come quello della sanità, in cui lo scambio pubblico-privato investe ingenti risorse, si sono sviluppate forme degenerate e articolate di ricerca di profitti illeciti: dall’effettuazione di prestazioni (e persino di operazioni chirurgiche!) non necessarie o dovute al fine del rimborso pubblico, alla richiesta di crediti inesistenti, alla nomina di primari “politicamente amici” eccetera.

La sussistenza eventuale del pagamento di tangenti, su cui insistono indagini, è un elemento ulteriore di degenerazione criminale.

Nel doveroso rispetto delle indagini e delle garanzie è tuttavia necessario che vi sia una reazione nel Paese, sul piano etico e culturale, e sul piano politico e legislativo.

La gravità di quanto accade non può essere ridotto ad un capitolo del vasto e perdurante conflitto tra politica e magistratura nè la questione morale, certamente seria in Italia, può essere bandita da una parte contro l’altra4.

L’attenuazione del conflitto politica-magistratura e l’assunzione della lotta alla corruzione in una comune agenda del Paese sono anzi i requisiti necessari per un progresso in questa direzione.

Rigore politico e morale sono necessari nelle istituzioni, nelle forze politiche e nei settori imprenditoriali più direttamente coinvolti.

Ma è possibile e doveroso introdurre anche nuovi istituti e strumenti legislativi per contrastare corruzione e pratiche degenerative.

Ad esempio, non è opportuno modificare con urgenza la norma che affida la nomina dei primari (con una terna) al direttore generale delle ASL scelto dai partiti?

Non si dovrebbe ricorrere solo a criteri selettivi di merito?

E perchè in Italia continua ad essere reato l’abigeato (o il furto di bestiame) ma non esiste alcuna sanzione in caso di omissione di un gara o concorso e le stesse autorities di settore sono prive di poteri incisivi?

E perchè è così facile trovare sui giornali infiniti resoconti di intercettazioni su gossip e “vizi privati” ed è così difficile l’accesso alle informazioni e la trasparenza sui dati che riguardano le scelte amministrative e gestionali?

L’impegno contro la corruzione e per l’etica pubblica ha bisogno di riscossa morale e culturale e di nuovi e più efficaci strumenti legislativi se non si vuol tutto delegare alla magistratura penale, che ha invece i suoi limiti ordinamentali, che è bene che non siano travalicati.

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