Lettera del ministro Fornero: «il senso della riforma del lavoro»

fornero-2012 Lettera aperta del ministro Fornero al quotidiano La Repubblica.

 

 

Caro direttore, l’articolo di Tito Boeri (“Due o tre idee per tagliare la spesa”) pubblicato su la Repubblica di ieri contiene, tra l’altro, un riferimento alla riforma del mercato dellavoro presentata al Parlamento un paio di settimane fa. È comprensibile che uno studioso come il professor Boeri – grande esperto del tema e autore egli stesso, insieme al professor Garibaldi, di una proposta di riforma incentrata sul contratto unico – si dimostri legato alla propria visione e vi accordi una superiorità rispetto a disegni alternativi. È meno comprensibile, però, che questo lo porti a rappresentare in modo distorto le idee altrui e anon riconoscere ciò che di positivo vi può essere in esse.

Uno degli o biettivi dichiarati della riforma era di separare laflessibilità buona, da mantenere, da quella cattiva (“precariato”), da contrastare. Un’ideamagariopinabile, madifficilmente conciliabile con il contratto unico. Il contratto a tempo determinato, il parttime, persino illavoro a progetto e il lavoro a chiamata, hanno del buono e sono serviti, negli anni passati, oltre che a far emergere del nero, a offrire occasioni di impiego.

In una società complessa, il fatto che un contratto si presti ad abusi non costituisce ragione sufficiente per eliminarlo; occorre invece più semplicemente cercare di contrastarne gli usi cattivi. Ed è ciò che abbiamo cercato di fare, anche attirandoci le critiche delle imprese, meno propense a riconoscere l’esistenza di quegli abusi.

Dire poi che il contratto unico applicato soltanto ai nuovi assunti sarebbe stato un provvedimento “all’insegna delle pari opportunità” ha del paradossale, in quanto avrebbe invece creato  una nuova frattura generazionale, e di genere, coni lavoratori già assunti pienamente tutelati dall’articolo 18 e i nuovi,  soprattutto giovani e donne, ancora una volta sacrificati all’impossibilità di toccare diritti “acquisiti” degli insiders.

Stupisce inoltre la facilità conla quale il professor Boeri parla di riforme a costo zero. Le modifiche degli ordinamenti contrattuali possono costare poco o punto e le modifiche introdotte nel disegno di legge del governo non fanno eccezione (ma per esempio, l’estensione dell’apprendistato, su cui presumo il professor
Boeri possa concordare, non è certo senza costi per la finanza pubblica in quanto beneficia di sgravi contributivi).

La riforma, però, si basa su un altro importante pilastro, ossia la radicale trasformazione del sistema di ammortizzatori sociali. Il ridisegno e l’estensione degli ammortizzatori a nuove categorie in una logica di universalismo, di inclusione e di attivazione dell’occupabilità delle persone non può essere a costo zero.

Si può constatare che deleghe al governo per riformare il sistema di ammortizzatori sociali fossero presenti in Parlamento da quasi un quindicennio, e mai utilizzate proprio per la mancanza di risorse.

Averle trovate può essere un merito molto modesto, ma certo non può divenire una colpa. È questo l’aspetto di equità al quale, assieme al rigore e all’ efficienza, il governo non può rinunciare.

Elsa Fornero, Ministro del lavoro 

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