L’ idea di un blitz con la Lega in Senato
Se non proprio un blitz, qualcosa che ci somiglia. «Sulla legge elettorale dobbiamo muoverci al Senato insieme alla Lega come abbiamo fatto sul semipresidenzialismo». Perché, è il sottotesto, «lì abbiamo i numeri di sicuro. Poi, alla Camera…». Ai dirigenti del Pdl che hanno avuto modo di sentirlo negli ultimi giorni, Silvio Berlusconi ha affidato i primi dettagli del suo piano per superare l’ impasse sulla legge elettorale. Presentarsi a Palazzo Madama dopo aver scartato i brandelli dell’ accordo sul sistema misto mai decollato. E riportare a galla o il sistema elettorale tedesco puro oppure, in subordine, quello ispano-tedesco su cui Pdl e Pd erano già d’ accordo a marzo, perché favorisce i due partiti più grandi.
Lo stesso poi accantonato all’ indomani delle elezioni regionali dopo il successo del Movimento 5 Stelle. Se il Cavaliere darà o meno seguito al suo ultimo piano lo si capirà soltanto oggi, dopo il vertice di Palazzo Grazioli messo in calendario prima della riunione del comitato ristretto del Senato, prevista alle 16.
Di certo, al momento, c’ è soltanto che le prime file del Pdl – a cominciare da Angelino Alfano – hanno già in tasca un mezzo accordo con la Lega. Come dimostra, tra l’ altro, la dichiarazione sibillina rilasciata ieri da Roberto Calderoli. «A forza di cercare di tirare acqua al proprio mulino, Pd e Pdl produrranno la totale ingovernabilità del Paese», ha premesso ieri l’ ex ministro del Carroccio.
Da qui la proposta, che pare collimare con gli ultimi desiderata del Cavaliere: «Riproviamo con il modello tedesco». Perché l’ unica vera paura di Berlusconi, adesso, è che rimanga il Porcellum. E lo spettro di dover dividere «anche con Grillo, Casini e la Lega il 45 per cento dei seggi che non andrebbero al Pd e Vendola» – è il senso del suo ragionamento – l’ ha spinto all’ azione. Soprattutto dopo che la lettura dell’ intervista rilasciata lunedì da Romano Prodi al Corriere – «Mai col proporzionale», aveva detto il Professore – ha scatenato tra i suoi la rincorsa alle teorie più disparate.
Alcune, come quella messa nero su bianco in una nota da Stefania Craxi («Prodi blocca la legge elettorale perché vuole il Quirinale»), ai limiti dell’ ingegneria fantapolitica. Altre, come quella di Anna Maria Bernini («Prodi benedice il ritorno della foto di Vasto»), di pura propaganda. Ma se è vero che Berlusconi scaricherà su Prodi le colpe dello stallo sulla legge elettorale, è altrettanto vero che l’ eventuale blitz in tandem con la Lega sul modello tedesco potrebbe riservare non poche sorprese. Dentro il Pd, come dimostra l’ articolo di Vannino Chiti sull’ Unità di ieri, qualcuno (non Bersani) potrebbe aprire a questa prospettiva. Che, tra l’ altro, è sempre piaciuta a Casini.
Ma non è tutto. Tra i berluscones c’ è chi, citando Gianni Letta, s’ è convinto che gli appelli del Presidente a cambiare la legge non siano finiti. «E che Napolitano», almeno è quello che pensa Berlusconi, «potrebbe tornare a farsi sentire molto presto».
Tommaso Labate, Corriere della Sera