Lazio “sprecone”, ma non solo. Ecco gli scandali delle Regioni

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È proprio il caso di dire che è una Regione di magnaccioni. Parliamo del Lazio, l’ente «più caro d’Italia» oggi, che è retto dal centrodestra, come lo era ieri quando lo guidava il centrosinistra. Le spese degli organi di governo (giunta e consiglio) del Lazio guidano infatti la classifica dei bilanci più ricchi. Tutta colpa della moltiplicazione dei gruppi consiliari e delle commissioni, del numero delle poltrone e di conseguenza di indennità e benefit.

Spese in aumento
Tutte cose su cui ora sta per calare la mannaia, tutte spese delle quali però fino a ieri, prima che scoppiasse il caso-Fiorito, si preferiva in qualche modo tacere. «Dei soldi dei gruppi e del consiglio io non ne sapevo nulla» ha ripetuto ancora ieri Renata Polverini. Nel 2010, in base ai bilanci, il Consiglio regionale della Regione Lazio costava la bellezza di 104 milioni di euro l’anno. Li si voleva portare a 97 e poi addirittura a 89, in realtà negli ultimi due bilanci sono lievitati prima a 109,7 e poi a 115 milioni di euro.

 
Adesso la presidente Polverini progetta una sforbiciata da 20 milioni, ma nella graduatoria nazionale solo la disastrata Sicilia sfora il tetto del 100 milioni (arriva addirittura a 175), la Campania è ferma a 89,9, il Piemonte 81, la Lombardia 75,7. E visto che questa è la regione più popolosa d’Italia svetta nella spesa pro capite con una media d 7,77 euro per abitante contro il 18,15 del Lazio. Nonostante una serie di tagli già fatti nei mesi passati anche il conto della Giunta non fa che aggiungere spese a spese, anche perchè è composta in prevalenza di assessori esterni.
 
Ai «magnifici 16» della Polverini non solo viene assegnata una indennità identica a quella dei consiglieri, ma in conto c’è pure una maggiorazione di 1668 euro/mese sostitutiva delle trattenute (e dei benefici) per il vitalizio e l’indennità di fine mandato di cui godono tutti gli eletti.

I consiglieri della Pisana sono 71 e sono quasi tutti «graduati», visto che occupano la bellezza di 79 poltrone. Ci sono infatti 4 segretari del Consiglio, 17 capigruppo (con 8 gruppi costituiti da un solo consigliere), 19 presidenti e 38 vice per le 19 commissioni. Per fare un paragone: la «virtuosa» Lombardia ne ha appena 8. Ancora a giugno erano addirittura 20, ma passati sei mesi e più dal ritiro della candidatura di Roma era difficile giustificare ancora l’esistenza di una Commissione per le Olimpiadi del 2020.

Indennità, auto blu e segretarie
Ogni consigliere tra indennità (4252 euro), diaria (4003), rimborsi forfettari della benzina (40 centesimi al chilometro), per i quali è sufficiente una semplice autocertificazione, intasca all’incirca 8800 euro al mese. A questo importo va poi aggiunta l’indennità di funzione: dai 594 euro dei vicepresidenti di commissione ai 2311 del presidente del Consiglio, che così arriva a quota 11.140 circa mentre il vice si ferma a 10.600.

Il totale dei costi dell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale tocca cifre considerevoli: 251 mila euro lordi per il presidente, 900 mila euro per i 18 addetti della segreteria più 1,5 milioni di spese di rappresentanza; i due vice percepiscono 484 mila euro lordi l’anno, poi usufruiscono di una «batteria» di 24 addetti di segreteria (12 a testa) che costano un altro milione e 200 mila euro l’anno. Due milioni e 200 mila euro se ne vanno per i tre consiglieri «segretari» oggi in carica: 689 mila euro di indennità e 1,5 milioni per i trenta (10 x 3) addetti di segreteria. Compensi e onorari vari assommano a 8 milioni di euro. Non parliamo poi delle auto blu: erano 28 a disposizione dei vertici regionali, a breve diventeranno 5.

Ogni singola commissione, 16 permanenti e 3 speciali, pesa sul bilancio per circa 1 milione l’anno personale incluso: 350 mila euro sono il conto delle indennità dei presidenti e 467 mila euro il totale del gettoni assegnati ai 38 vice.

I gruppi consiliari pensano invece per altri 18,95 milioni di euro: 10 milioni circa per retribuire 201 dipendenti e 8,9 milioni per l’attività politica dei gruppi, il tesoretto dove in questi anni avrebbe pescato il pidiellino Fiorito. Ogni gruppo ha un presidente cui spetta una indennità aggiuntiva di 1536 euro e un vice che ne riceve 1024. E così cumulando cumulando un consigliere del Lazio ogni mese può arrivare anche a 13.300 euro: roba che deputato si sogna.

Ora si grida allo scandalo e si vuole tirare la cinghia, per finta o per davvero lo vedremo più avanti, ma la Regione con uno dei bilanci più dissestati (il deficit sanità dopo tagli e tasse segna ancora un drammatico rosso di 770 milioni) ancora pochi mesi fa non si faceva problemi ad assumere 45 «esperti», ex assessori ed consiglieri, insomma i soliti amici degli amici, autorizzando ovviamente col voto di tutte le forze politiche una spesa aggiuntiva di un milione e 60 mila euro. Oggi solo la giunta – denunciavano ieri i radicali – ha sotto contratto 270 persone tra consulenti, collaboratori e contrattisti a termine.

La Babele dei compensi
La Regione Lazio, ad onor del vero, però è in buona compagnia. Moltiplicazioni di incarichi e di mono-gruppi, oltre a indennità elargite quasi «ad personam», sono fenomeni che hanno contagiato un po’ tutte le amministrazioni.In Abruzzo su 10 gruppi ben 7 sono costituiti da un solo consigliere, 9 su 11 in Basilicata, 9 su 12 nelle Marche, 9 su 14 in Molise, 5 su 9 in Umbria, 8 su 13 anche in Piemonte, in base ai dati aggiornati a inizio anno da www.parlamentiregionali.it. che mette in fila anche compensi ed indennità e dove si scopre la solita Babele italiana: si va infatti dagli oltre 14 mila euro assegnati a presidenti di giunta e di consiglio in Lombardia, Puglia e Sicilia (ma in Emilia, Toscana e Umbria si fermano a 7700), ai 12.665 euro di compenso base che può arrivare a prendere un consigliere semplice del Pirellone a fronte dei 5174, 5395 e 5666 euro dei minimi previsti rispettivamente in Piemonte, Toscana ed Emilia. Ps: non parliamo della produttività di questi parlamentini. Solo per restare al Lazio nei primi sette mesi dell’anno il Consiglio ha approvato 8 leggi, di cui 5 proposte dalla Giunta. Nel 2011 erano state 21 di cui però 15 uscite dal cilindro della Polverini.

 

Paolo Baroni, La Stampa

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