È proprio il caso di dire che è una Regione di magnaccioni. Parliamo del Lazio, l’ente «più caro d’Italia» oggi, che è retto dal centrodestra, come lo era ieri quando lo guidava il centrosinistra. Le spese degli organi di governo (giunta e consiglio) del Lazio guidano infatti la classifica dei bilanci più ricchi. Tutta colpa della moltiplicazione dei gruppi consiliari e delle commissioni, del numero delle poltrone e di conseguenza di indennità e benefit.
I consiglieri della Pisana sono 71 e sono quasi tutti «graduati», visto che occupano la bellezza di 79 poltrone. Ci sono infatti 4 segretari del Consiglio, 17 capigruppo (con 8 gruppi costituiti da un solo consigliere), 19 presidenti e 38 vice per le 19 commissioni. Per fare un paragone: la «virtuosa» Lombardia ne ha appena 8. Ancora a giugno erano addirittura 20, ma passati sei mesi e più dal ritiro della candidatura di Roma era difficile giustificare ancora l’esistenza di una Commissione per le Olimpiadi del 2020.
Il totale dei costi dell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale tocca cifre considerevoli: 251 mila euro lordi per il presidente, 900 mila euro per i 18 addetti della segreteria più 1,5 milioni di spese di rappresentanza; i due vice percepiscono 484 mila euro lordi l’anno, poi usufruiscono di una «batteria» di 24 addetti di segreteria (12 a testa) che costano un altro milione e 200 mila euro l’anno. Due milioni e 200 mila euro se ne vanno per i tre consiglieri «segretari» oggi in carica: 689 mila euro di indennità e 1,5 milioni per i trenta (10 x 3) addetti di segreteria. Compensi e onorari vari assommano a 8 milioni di euro. Non parliamo poi delle auto blu: erano 28 a disposizione dei vertici regionali, a breve diventeranno 5.
Ogni singola commissione, 16 permanenti e 3 speciali, pesa sul bilancio per circa 1 milione l’anno personale incluso: 350 mila euro sono il conto delle indennità dei presidenti e 467 mila euro il totale del gettoni assegnati ai 38 vice.
I gruppi consiliari pensano invece per altri 18,95 milioni di euro: 10 milioni circa per retribuire 201 dipendenti e 8,9 milioni per l’attività politica dei gruppi, il tesoretto dove in questi anni avrebbe pescato il pidiellino Fiorito. Ogni gruppo ha un presidente cui spetta una indennità aggiuntiva di 1536 euro e un vice che ne riceve 1024. E così cumulando cumulando un consigliere del Lazio ogni mese può arrivare anche a 13.300 euro: roba che deputato si sogna.
Ora si grida allo scandalo e si vuole tirare la cinghia, per finta o per davvero lo vedremo più avanti, ma la Regione con uno dei bilanci più dissestati (il deficit sanità dopo tagli e tasse segna ancora un drammatico rosso di 770 milioni) ancora pochi mesi fa non si faceva problemi ad assumere 45 «esperti», ex assessori ed consiglieri, insomma i soliti amici degli amici, autorizzando ovviamente col voto di tutte le forze politiche una spesa aggiuntiva di un milione e 60 mila euro. Oggi solo la giunta – denunciavano ieri i radicali – ha sotto contratto 270 persone tra consulenti, collaboratori e contrattisti a termine.
Paolo Baroni, La Stampa