Lavoriamo con fiducia per il futuro dell’Italia

Mantini Pierluigi Mantini, interviene alla Camera, a nome del Gruppo dell’Unione di Centro, nella dichiarazione di voto sul decreto c.d. “costi della politica”.

Bozza intervento On. Mantini

«Signor Presidente, onorevoli Colleghi, esprimo a nome dell’Unione di Centro il nostro voto favorevole sul provvedimento e la piena e rinnovata fiducia al governo. Sul testo al nostro esame abbiamo già detto molto nel corso del doppio esame tra Camera e Senato. Vi sono stati miglioramenti in corso d’opera, anche per il contributo dei gruppi di opposizione, è giusto riconoscere, a conferma del rapporto fertile e costruttivo che lega il parlamento al governo, a tutti i governi, anche a questo governo percepito come tecnico e chiamato a straordinarie scelte di rilievo politico, con il sostegno delle forze parlamentari.

La ricchezza democratica e di metodo decisionale che lega in un lavoro comune governo e parlamento non deve essere sminuita, da frettolose abiure del regime parlamentare, neanche nella prossima legislatura, che tutti vorremmo “costituente” di un Paese più unito ed efficiente.

E del cammino verso la Terza Repubblica vediamo le tracce anche nelle misure ora al nostro voto.

Tagli dei costi della politica, doverosi, netti, inequivoci ma fatti non solo dall’alto, per sdegno sacrosanto dei cittadini dinanzi ai troppi scandali, ma decisi finalmente insieme: sedici regioni su venti hanno già deciso l’abolizione del vitalizio e altre tre hanno già autonomamente deliberato il passaggio al regime contributivo.

Ed inoltre il limite delle indennità e degli assegni di fine mandato secondo il tetto della regione più virtuosa, il dimezzamento del finanziamento pubblico dei partiti, che ora è sotto la media europea, il potenziamento dei controlli preventivi e successivi, attraverso la Corte dei Conti, organi terzi composti da magistrati ed anche da società professionali di revisione, secondo trasparenti criteri di mercato e di qualità.

È poco? No, a nostro avviso è molto, perché è solo l’inizio di un cambiamento, di un mondo nuovo in cui la politica torna al suo posto, al servizio della società e delle istituzioni democratiche.

Forcaioli, giustizieri virtuali, pirati politici rischiano di arrivare tardi: è tempo di proposte, di cambiamenti, non possiamo attendere. Se le hanno si facciano sentire.

Questo provvedimento ci racconta anche di un sistema dei controlli più organici della Corte dei Conti sui centri di spesa ai vari livelli di governo.

Noi difendiamo lo Stato delle autonomie e perciò abbiamo voluto correggere l’idea di controlli preventivi di legittimità su tutti gli atti amministrativi. Troppo e troppo alto il rischio di inefficienza.

Ma abbiamo dimenticato forse che l’intero parlamento italiano, salvo pochi astenuti, ha votato il nuovo art. 81 della Costituzione sull’obbligo del pareggio di bilancio? Abbiamo dimenticato quell’impegno comune assunto in Europa di contenere entro il 3% il deficit e di ridurre verso il 60% il debito pubblico? E non stiamo lavorando proprio in questi giorni per la complessa legge di attuazione di quel principio? Come pensiamo di poterci riuscire se non recuperando un coordinamento operativo della finanza di tutte le amministrazioni pubbliche?

A Giavazzi ed Alesina, che denunciano i vizi delle burocrazie, che sono reali voglio solo dire che viviamo nelle società complesse, dai saperi sofisticati, la finanza è complessa, come le scienze e le nuove tecnologie: perché il governo, l’attuazione delle politiche e delle riforme, non dovrebbe esserlo?

Occorrono fiducia nella democrazia e competenze e certamente più rapidità e semplificazioni e meno formalismi, ma i giudizi liquidatori portano fuori strada.

Ecco un’altra traccia di un’Italia nuova che avanza.

Questo provvedimento ci parla anche di terremoti e di terremotati, dunque, di solidarietà e di equità.

Molto è stato deciso ed altro si farà a riguardo nella legge di stabilità. Ma vogliamo in proposito dire al governo che lo sosteniamo e lo sosterremo nel limpido e netto impegno in Europa per far ben comprendere che l’intervento dello Stato in soccorso dei cittadini colpiti da calamità, dei più bisognosi, è per noi un dovere imprescindibile e irrinunciabile e nessuno provi a scambiare la solidarietà con gli “aiuti di Stato” distorsivi della concorrenza. Non accettiamo cattive lezioni, gli aiuti di Stato sono ben altri e le testimonianze non mancano, a partire dall’industria automobilistica d’oltralpe o da certi istituti di credito tedeschi.

E sosteniamo con convinzione il governo quando, a proposito di calamità, presenta in queste ore un importante disegno di legge sulle linee strategiche del territorio, con divieti di edificazioni e misure attive anche contro il dissesto idrogeologico.

Anche questo è equità e, nel contempo, incentivo alla crescita.

La fiducia che oggi l’UDC rinnova al governo Monti è fiducia in questa Italia nuova che muove i suoi passi, e che vorremmo consolidare anche nella prossima legislatura.

Certo, non tutto dipende dal governo.

A fronte di un’Italia nuova che si affaccia ce ne é una vecchia ancora dura a morire.

È l’Italia dei mille conflitti tra cui iscrivo anche, con il dovuto rispetto, le pretese di Ingroia e di qualche altro magistrato di governare il mondo attraverso l’uso e l’abuso della giustizia penale.

È l’Italia, che non ci piace, dei partiti che non riescono a fare una legge elettorale più giusta, per la quale rinnoviamo il nostro impegno.

E nell’Italia vecchia e resistente, sempre con il dovuto rispetto, mettiamo pure l’annuncio della nuova candidatura di Silvio Berlusconi.

Ecco, vorremmo definitivamente uscire dalla rappresentazione caricaturale di un’Italia che non c’è più, quella degli anticomunisti in lotta perenne contro i comunisti.

Basta, davvero basta! Non sopportiamo di passare dalla tragedia alla farsa, di tornare all’irresponsabilità populista che ha portato l’Italia sull’orlo del baratro della Grecia.

L’attacco odierno del PDL al governo Monti è irresponsabile e per essere chiari diciamo che il commento di Corrado Passera è anche il nostro, quello dei moderati italiani, quello dei mercati e delle cancellerie di tutto il mondo.

L’Italia non merita questo epilogo e noi rivolgiamo un ultimo appello ai liberali del PDL: il comandante Silvio è tornato a bordo, abbandonate la nave!

Noi aiuteremo il cammino di questa Italia nuova con i materiali del riformismo liberale e democratico, irrobustito dall’ispirazione cristiana, aperto alla partecipazione civile e alle competenze, alla collaborazione di governo con il Partito Democratico.

Non parteciperemo alle guerre e alle faide del passato, lavoriamo con fiducia per il futuro dell’Italia.

Ringraziamo il presidente Monti per il lavoro che ha sin qui svolto per l’Italia e per quello che farà certamente nei prossimi anni».

 

Disegno di legge di conversione, con modificazioni, del decreto-legge n. 174 del 2012: Disposizioni urgenti in materia di finanza e funzionamento degli enti territoriali, nonché ulteriori disposizioni in favore delle zone terremotate nel maggio 2012 (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (A.C. 5520-B)

 

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Resoconto stenografico dell’Assemblea, seduta di mercoledì 5 dicembre 2012

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, onorevole sottosegretario e colleghi, il nostro, quello dell’Unione di Centro, è invece un «sì» molto forte, al contrario del collega Borghesi dell’Italia dei Valori, alla fiducia a questo Governo, nel caso in cui la fiducia venga posta su questo provvedimento.

Ma partiamo da qui perché le disposizioni urgenti in materia di finanza e di funzionamento degli enti territoriali, il provvedimento al nostro esame, rappresentano un’altra tappa di una faticosa opera che il Governo sta portando avanti con l’utile collaborazione del Parlamento, lungo una strada difficile che è fatta di risanamento e anche di ripresa di fiducia per il futuro. Quest’opera, naturalmente, si articola in varie tappe e oggi siamo solo all’esame della nuova riscrittura, solo in punti limitati, del provvedimento e quindi non mi soffermo sulle ragioni generali che già ci hanno portato sia in prima lettura alla Camera che al Senato ad un voto favorevole. Le modifiche sono state illustrate bene dal collega Ferrari e dalla relatrice Moroni; sono modifiche più che altro funzionali. Mi riferisco all’articolo 1 dove è stato mutato, in parte, solo il controllo delle sezioni regionali della Corte dei conti sui rendiconti dei gruppi consiliari e sono state introdotte, appunto, al Senato, alcune nuove misure che riguardano il termine entro il quale questa competente sezione deve pronunciarsi sulla regolarità del rendiconto, ridotto da 60 a 30 giorni dal ricevimento, e l’introduzione, anche, di un silenzio-assenso in caso di inutile decorso del termine.

Altre modifiche riguardano il sistema informativo sulle operazioni degli enti pubblici, sistema cosiddetto SIOPE; altre ancora, all’articolo 3, riguardano il sistema dell’anagrafe patrimoniale degli amministratori degli enti locali con più di 15 mila abitanti; una innovazione a nostro avviso utile è quella che concerne il controllo di regolarità amministrativo-contabile che, a seguito delle modifiche apportate dal Senato, ci sembra più efficace: è stato soppresso il controllo di regolarità contabile, è stato mantenuto il solo controllo di regolarità amministrativa nella fase preventiva di formazione dell’atto; è stato precisato che questo controllo di regolarità «è effettuato» anziché «è inoltre effettuato» dal responsabile del servizio finanziario e quindi responsabilizzando di più la dirigenza; sono, poi, stati soppressi dall’elenco delle tipologie di atti assoggettati al controllo amministrativo contabile gli atti di accertamento di entrate e gli atti di liquidazione della spesa. Insomma, torna il ruolo, anche, del direttore generale nei comuni che lo prevedono; è stata data una configurazione più efficace al piano esecutivo di gestione nel quale sono unificati organicamente sia il piano della performance che il piano dettagliato degli obiettivi gestionali. Si tratta di aspetti tecnici, e non solo, che però sono di grande rilievo se vogliamo dare una nuova configurazione alla spesa pubblica secondo i nuovi parametri che abbiamo iscritto Pag. 55nella riforma dell’articolo 81 della Costituzione; una riforma costituzionale votata in meno di un anno dall’intero Parlamento, voglio sottolinearlo perché talvolta la polemica politica finisce per offuscare anche i risultati positivi che il Paese produce nei momenti di collaborazione e di unità. Voglio ricordare che su quel voto vi sono state poche astensioni di alcuni gruppi ma un voto unanime dell’intero Parlamento italiano. Dunque, c’è la necessità di un controllo della spesa pubblica, innanzitutto più efficiente, cosa che si realizza con questo provvedimento e anche con altri, un controllo e un coordinamento della spesa pubblica che si attuano riportando anche un po’ più di statualità nel sistema esploso delle nostre autonomie locali.

Certamente noi siamo contrari ad un ritorno al centralismo statalista. Abbiamo ben forte la cultura delle autonomie locali, ma non c’è dubbio che ascriviamo ciò al merito politico del gruppo dell’Unione di Centro e dei pochi, non molti, che in questi anni hanno avuto il coraggio di opporsi ad una certa Weltanschauung federalista, ad una deriva federalista, perché se il federalismo deve essere, appunto, la moltiplicazione irresponsabile dei centri di spesa e dei costi e delle barriere normative allora davvero ben venga una nuova stagione. Non so se la dovremo chiamare Terza Repubblica, ma certamente tra le riforme istituzionali e costituzionali necessarie vi è quella della ripresa dell’unità del Paese intorno a politiche nazionali, non statali o stataliste, ma nazionali, dove tutti gli attori sono in campo, e al ritorno anche ad un concetto ben presente negli altri ordinamenti costituzionali, cioè la supremazia dell’interesse nazionale quando questo è necessario. Dunque, lungo questo percorso, quest’azione di riforma, si colloca questo provvedimento, che però contiene anche altre misure, e mi riferisco in particolare a quelle per il terremoto. È stato un po’ faticoso anche in merito arrivare a risultati positivi, ma la collaborazione, l’insistenza e il suggerimento da parte delle forze parlamentari sono state utili al Governo, a conferma del fatto che questo Governo non è un Governo che siede nel cesto, separato dalla società, ma al contrario vive i problemi del Paese attraverso la dialettica con il Parlamento, la fiducia delle forze parlamentari e anche le proposte che dal Parlamento pervengono. Sul tema del terremoto si potrebbero dire davvero tante cose, siamo in una situazione in cui la necessità di controllo e anche di contenimento della spesa pubblica prevalgono su altre ragioni, ma non certo in materia di calamità e di aiuto, di presenza dello Stato dinanzi alle disgrazie. Quindi, mi sia solo consentito dire, a proposito del fatto che pende qualche questione in relazione agli aiuti ai terremotati dell’Abruzzo e non solo, che quando si stabiliscono misure di dilazione nel pagamento dei contributi INPS e INAIL, per esempio, di restituzione e così via, sì, siamo di fronte a delle forme di provvidenza motivate esattamente dalla calamità. L’Italia e questo Governo devono avere la forza di spiegare in sede europea che non si tratta di aiuti di Stato, ma si tratta di normali e doverosi aiuti post calamità, peraltro anche graduati e ragionati e quindi assoggettati a un principio di proporzione. Quindi, non vorremmo su questi capitoli subire una «mala Europa», ossia un’interpretazione sbagliata dell’Europa per cui dinanzi al primo funzionario anche un Governo autorevole, qual è il Governo Monti, il Governo del nostro Paese, indugi oppure abbia delle perplessità. No, i provvedimenti che riguardano il terremoto non sono aiuti di Stato purché rientranti in parametri di proporzionalità. D’altra parte, l’Europa stessa ha dato aiuti alle zone terremotate. Il problema è stato una rendicontazione un po’ allegra che vi è stata nel passato. Si tratta di sanare alcune procedure, però non confondiamo il miglioramento delle prassi che finora abbiamo tenuto e che sono state in qualche misura osservate dall’Europa con il concetto sostanziale che non sono aiuti di Stato per i terremotati. D’altra parte, siamo in un’epoca che vede, per esempio – cito solo tra parentesi un fatto -, la Francia finanziare abbondantemente Peugeot Pag. 56come impresa di Stato, e lì forse non si sollevano tante questione sugli aiuti di Stato.

Dunque, questo è un capitolo che non può riguardare i terremotati ed è un grande capitolo della costruzione dell’Europa politica unita, su cui il Governo Monti saprà, come sa, essere protagonista. Questo provvedimento contiene naturalmente molte altre cose. È stata ricordata l’IMU, che non riguarda solo le fondazioni, adesso riguarderà anche la questione degli enti, come ONLUS ed enti no profit. Anche questo è un grande capitolo su cui dovremo tornare e su cui ci sono i pareri del Consiglio di Stato, che abbiamo letto.

Credo ci sia davvero la necessità, su questa materia, di una legislazione più avanzata, di evitare le zone grigie, di valorizzare tutte le attività di volontariato in nome della sussidiarietà, ma di capire che ad un certo punto – e questo deve dirlo il legislatore – c’è un limite entro cui si entra invece nell’area dei servizi alla persona resi in forma imprenditoriale, su cui ci sono le gare, ci sono i principi della concorrenza, ci sono anche le tasse, e dove ci sono le tasse c’è un profitto. Credo davvero che su questo punto dobbiamo fare qualcosa in più e non lasciare che il tema sia oggetto di interpretazioni e, a volte, di sterili speculazioni.

Insomma, dobbiamo andare avanti con decisione, con forza, direi persino con entusiasmo, sulla via del risanamento e anche della ripresa economica, senza vendere favole – il termine, mi pare, sia entrato in una certa moda nel linguaggio politico -, ma gli italiani non vogliono ascoltare le favole, vogliono la serietà da parte di chi li governa, vogliono capire le ragioni, partecipare, fare i sacrifici, a patto che naturalmente i sacrifici siano riposti in buone mani. I tagli che sono stati fatti dei costi della politica – lo diceva bene il collega Ferrari – sono un inizio e anche una tappa in questa direzione.

Se è vero che ci sono stati molti ritardi e ci sono stati anche i cosiddetti privilegi di casta, è anche vero che negli ultimi mesi, forse con un certo colpevole ritardo, l’Italia ha iniziato a tagliare, dimezzare il finanziamento pubblico ai partiti, che attualmente è un po’ inferiore alla media europea, a eliminare i vitalizi per i deputati, e adesso anche per i consiglieri regionali, a ridurre insomma i costi della politica in modo sensibile e ad inserire controlli da parte della Corte dei conti e di altri organismi specifici qui, alla Camera, e anche di società di revisione, secondo i principi di mercato e di trasparenza; quindi si è messa sulla strada giusta.

Occorre che queste cose siano dette, riconosciute, ribadite e anche, naturalmente, comunicate meglio da parte dei vertici istituzionali, perché non è dalla demagogia e dal populismo che traiamo forza per le riforme necessarie anche in tema di risanamento etico. Dunque, dobbiamo andare avanti. Noi dell’Unione di Centro, con le fondazioni liberali, le associazioni cattoliche che si sono con noi impegnate nella formazione di una grande Lista per l’Italia alle prossime elezioni del 2013, abbiamo, lungo questa strada, un sogno e un progetto per l’Italia e per gli italiani.

Il sogno è quello realistico di riprendere con l’Europa la via della crescita, di non disperdere i buoni risultati del Governo Monti, di proseguire e vincere le sfide del cambiamento per dare più tranquillità alle famiglie, più forza alle imprese e ai lavoratori, più futuro ai giovani, più dignità ai cittadini. Il progetto è quello che fu di Moro in un altro momento difficile della nostra storia, quello di un incontro tra le culture politiche del nostro Paese, dell’ampliamento della base della democrazia e di Governo, quindi quello di un’alleanza di Governo tra nuovo centro e Partito Democratico.

È un incontro tra riformismi di ispirazione liberale, cattolica e socialdemocratica. Certo, non è possibile tornare indietro sulla riforma delle pensioni, anzi occorre andare avanti, risolvendo il problema degli esodati, sulla strada della flexsecurity e degli accordi sulla produttività, delle liberalizzazioni e della realizzazione di grandi infrastrutture europee, come la TAV. Pag. 57

L’Italia – e concludo, signor Presidente – è un Paese meraviglioso e ricco di profumi. Certo, solo quello di sinistra non credo sia sufficiente per la maggioranza degli italiani e per quel nuovo respiro che dobbiamo e vogliamo assicurare al futuro del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

 

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