La manovra del governo Monti, oltre al vaglio dei mercati, passa sotto la lente degli economisti che ne evidenziano aspetti positivi e punti criticabili, anche se si riconosce all’esecutivo il merito di aver agito in condizioni di tempo molto scarso.
“È una manovra con misure di equità: la progressività nella tassazione degli immobili, l’1,5% ulteriore sui capitali scudati”, commenta l’economista Giacono Vaciago, presidente di Ref, che vede novità positive anche sul fronte del rapporto Stato-Comuni.
“Con la reintroduzione dell’imposta sugli immobili si va verso una finanza locale nel suo significato migliore: il mio sindaco riceve le imposte comunali e io cittadino vedo che usa ne fa” spiega Vaciago, che aggiunge: “adesso corriamo sui binari dei due Mario: Draghi e Monti. Se facciamo bene i compiti, la Bce può comprare un po’ più di titoli di Stato e lo spread va a posto”.
Secondo l’economista dell’Università Bocconi Tito Boeri si tratta di un provvedimento “figlio della fretta”, mentre potevamo “evitare di immolarci al traguardo del bilancio in pareggio al 2013 che fra l’altro rischiamo di non raggiungere”.
“Sintetizzando: rigore fin troppo, equità poca e crescita pochissima. Di sicuro è meglio delle manovre estive: sulla previdenza è un passo in avanti e, pur essendo centrata sulle tasse, sono tasse non sul lavoro ma sui patrimoni” afferma Boeri, che definisce la manovra “recessiva” e spiega che si sarebbe potuto puntare su riforme di più lungo periodo, meno efficaci sul fronte dei risparmi immediati ma più incisive nel lungo periodo.
“Il contributo più importante è lo sforzo di passare al contributivo [nelle pensioni], ma (…..) sulla previdenza lascia a desiderare la mancata indicizzazione (….), si sarebbe potuto rinnovare il sistema, legando l’indicizzazione all’andamento dell’economia”, spiega l’economista che tuttavia segnala diverse mancanze quali la riforma del mercato del lavoro e del pubblico impiego “dove bisognerebbe agganciare i salari al costo della vita effettivo in base alle aree geografiche”, nonché i propri dubbi circa la misura che prevede una prima defiscalizzazione dell’Irap nella parte che incide sul costo del lavoro di giovani e donne.
“La misura sull’Irap è uguale a quella fatta da Prodi nel suo ultimo governo, non ricordo un effetto importante sulla crescita”, nota Boeri.
Una critica alla decisione di confermare l’obiettivo di pareggio di bilancio nel 2013 arriva anche da Ubs. L’economista Matteo Cominetta sottolinea che circa 10 miliardi di correzione vanno a coprire il deterioramento del quadro macroeconomico rispetto alle manovre estive, in particolare in vista dell’assai probabile recessione che colpirà l’Italia nel 2012.
“Sarebbe stato forse ragionevole tenerne conto, magari concedendo una sorta di sconto all’Italia, rivedendo il target di pareggio nel 2013 ad un deficit, ad esempio dello 0,5%, anche perché il problema del paese è di debito, non di deficit” spiega Cominetta. “Chiaramente l’effetto rischia di essere depressivo, tutto compreso siamo a quasi 70 miliardi di correzione in totale, un 4% abbondante del pil, che in una situazione di possibile nuovo credit crunch e di export debole avrà effetti pesanti”.
“Detto questo, nello specifico gli interventi sono stati positivi, non colpiscono il reddito e trasferiscono almeno un poco la tassazione dal lavoro alla ricchezza” aggiunge l’economsita della banca svizzera.
Luca Mezzomo di Intesa Sanapaolo sottolinea il tentativo del governo di “spostare la correzione dal reddito alla ricchezza e alla spesa”.
“Quello che sicuramente abbiamo apprezzato è il tentativo di spostare la pressione fiscale in modo da limitate l’impatto sul Pil, che invece era stato il problema delle manovre estive: se si continua a tagliare senza distribuire il carico si rischia una recessione molto pesante” spiega Mezzomo. “La sensazione è che sia solo un inizio e che seguiranno interventi su cose che sono rimaste un po’ fuori da questi provvedimenti, soprattutto le misure sullo sviluppo che saranno sicuramente rafforzate in futuro”, anche tenuto conto delle “pressioni esistenti che hanno obbligato il governo a mettere insieme la manovra in maniera estremamente rapida”.
In un rapporto dedicato alla manovra Mediobanca indica a questo punto probabile il raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2013, anche se si sottolinea che “le riforme strutturali attese da tempo (mercato del lavoro, grandi liberalizzazioni, privatizzazioni, programma per le infrastrutture) indirizzate a sostenere la crescita di medio-lungo termine del Pil sono ancora in ritardo”.
Mediobanca spiega in particolare che la cosiddetta Ace (allowance for capital employed), ovvero il regime fiscale di favore sulla remunerazione del capitale investito dagli azionisti, potrebbe rappresentare uno stimolo per le imprese che si vogliono quotare o sono già quotate in Borsa o alle prese con processi di ristrutturazione a rafforzare la loro base di capitale.
Inoltre, prosegue Mediobanca “l’abbassamento dell’Irap è positivo per le aziende ad alta intensità di lavoro, quali banche, industria pesante (come la Fiat), editoriali, utilities (nel settore energia e telecom)” mentre “la garanzia del governo sulle passività bancarie ovviamente rappresenta un beneficio per il sistema del credito (e indirettamente per le aziende italiane che potrebbero sostenere sforzi minori di rifinanziamento)”.
6 dicembre 2011