Il cristianesimo è la «linfa vitale» da cui attingere per promuovere «il rinnovamento delle coscienze» e «il concorde orientamento al bene comune».
L’invito rivolto da Giovanni Paolo II il 14 novembre 2002 ai membri del Parlamento italiano che lo accolsero in seduta comune nel Palazzo di Montecitorio è stato rilanciato da Benedetto XVI in un messaggio — a firma del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato — inviato ai presidenti del Senato della Repubblica, Renato Schifani, e della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini, in occasione della cerimonia commemorativa del decennale della visita papale.
Nel messaggio il Pontefice ricorda che proprio in un momento come questo, segnato dalle pesanti conseguenze della crisi economica, il cristianesimo può offrire un «patrimonio spirituale ed etico» in grado di orientare l’azione dei responsabili della cosa pubblica. Da qui l’auspicio che «la costante collaborazione tra l’Italia e la Santa Sede, come pure tra lo Stato e la Chiesa che è in Italia continui a sostenere il cammino della Nazione italiana, in particolare le famiglie, nel loro primario ruolo educativo e sociale, e tutti i cittadini, specialmente nel senso di responsabilità civile».
Alla necessità di riportare la questione di Dio al centro dell’esistenza quotidiana dell’uomo il Papa ha fatto riferimento anche nella catechesi svolta all’udienza generale di questa mattina, mercoledì 14 novembre, nell’Aula Paolo VI. Come è possibile superare — si è chiesto — lo scetticismo, l’indifferenza, la convinzione che si possa vivere come se Dio non esistesse? Lo si può fare solo aiutando l’uomo a riscoprire la capacità di contemplare la bellezza del creato, a rileggere il significato della sete di infinito che ogni uomo porta dentro di sé, a recuperare il senso della vita di fede come strada che conduce all’incontro con Dio.
«L’iniziativa di Dio — ha affermato Benedetto XVI — precede sempre ogni iniziativa dell’uomo». Dunque «non siamo noi a possedere la Verità dopo averla cercata, ma è la Verità che ci cerca». Il Pontefice ha poi accennato a quella forma di «ateismo pratico» che impregna la società contemporanea, nella quale «non si negano le verità della fede o i riti religiosi, ma semplicemente si ritengono irrilevanti per l’esistenza quotidiana, staccati dalla vita, inutili». Ed è questo il pericolo maggiore da affrontare oggi, quello che il Papa ha definito «riduzionismo», cioè la tendenza a ridurre l’uomo, separato da Dio, a una sola dimensione, quella orizzontale. «Oscurando il riferimento a Dio — ha messo in guardia — si è oscurato anche l’orizzonte etico, per lasciare spazio al relativismo», e si è avallata una concezione ambigua della libertà «che invece di essere liberante finisce per legare l’uomo a degli idoli».
È a quest’uomo che «con dolcezza e rispetto», ha avvertito il Papa, il cristianesimo deve dare risposte. E, citando sant’Agostino, ha indicato le vie da seguire: il mondo, l’uomo, la fede. Senza dimenticare che il cristianesimo «prima che una morale o un’etica, è l’avvenimento dell’amore».
L’Osservatore Romano