INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO PRESSO LA SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE
SINTESI DELL’ INTERVENTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO NAZIONALE FORENSE
AVV. PROF. GUIDO ALPA
Signor Presidente della Repubblica, Autorità, Signore e Signori, rivolgo loro il saluto deferente del Consiglio Nazionale Forense.
Rivolgo un saluto particolare al sig. Ministro Guardasigilli, avv. prof. Paola Severino, formulandole i migliori auguri per l’alto e delicato incarico che ha assunto , con l’auspicio che possa instaurare con l’ Avvocatura un dialogo proficuo e un percorso comune per migliorare il sistema di amministrazione della giustizia.
Rivolgo un saluto cordiale al sig. Primo Presidente, al sig. Procuratore Generale e ai Magistrati della Suprema Corte.
Purtroppo anche quest’anno i dati emergenti dalle relazioni dimostrano che i rimedi al dissesto della giustizia non si possono varare in modo frammentario, in via d’urgenza, senza coinvolgere tutti gli operatori della giustizia, e ricorrendo prevalentemente alla modificazione dei testi normativi .Occorre recuperare risorse finanziarie, completare la pianta organica, statuire definitivamente sui giudici onorari, allestire efficientemente il processo telematico, bandire i concorsi per il personale amministrativo, ridurre gli sprechi senza sacrificare la giustizia di prossimità.
L’ Avvocatura , oltre alla sua funzione istituzionale di difesa dei diritti, svolge opera di supplenza mediante l’espletamento delle funzioni dei giudici onorari e offre attraverso gli Ordini forensi molti servizi che gli uffici giudiziari non riescono ad espletare.
Per contenere l’arretrato l’Avvocatura si è anche detta disponibile a partecipare in forme più estese all’esercizio della giurisdizione, irrinunciabile funzione dello Stato, mediante la redazione delle sentenze dei procedimenti trattenuti in decisione.
Ma nella fase della delicata e grave crisi economica che il Paese sta attraversando l’ Avvocatura – con tutte le sue componenti unite – avverte l’esigenza di promuovere con impegno l’osservanza dei diritti e il recupero del diritto come dimensione indefettibile delle strutture portanti dello Stato e del mercato.
Per questo sentiamo il dovere di esprimere il disagio che investe la nostra categoria, poiché l’amministrazione della giustizia coinvolge il ruolo dell’ Avvocatura, la sorte della giustizia incide sulla professione forense, e lo statuto costituzionale dell’ Avvocatura, strettamente connesso con quello della Magistratura, deve poter poggiare sui principi di indipendenza e di autonomia.
La situazione attuale è connotata da aspetti negativi che l’ Avvocatura vuol segnalare perché vi si possa porre rimedio.
E’ stato più agevole il dialogo con il Parlamento che non con i Governi che si sono succeduti negli ultimi anni. Prima di predisporre gli interventi rivolti a rimediare alla crisi della giustizia non si è fatto ricorso né all’interpello, né alla consultazione, e tanto meno alla concertazione con gli operatori di giustizia. E così pure è avvenuto con gli interventi in materia di professioni. Come se si potesse legiferare nella materia del lavoro autonomo, un lavoro intellettuale che incide sui diritti fondamentali dei cittadini, come la salute, la difesa dei diritti, l’abitazione, i trasporti, il patrimonio, e così via, senza sapere quali sono i problemi incontrati individualmente e collettivamente dagli appartenenti a queste categorie.
Senza tener conto che molti di quei provvedimenti, assunti con atti tra loro distinti, sovrapposti, e di volta in volta correttivi gli uni degli altri, avevano già trovato una loro compiuta espressione in progetti di legge pendenti in Parlamento, che oggi non si sa quale sorte possano ancora avere. Si è voluto adottare la tecnica della delegificazione, sottraendo non solo al dibattito parlamentare, ma affidando alla normazione di secondo grado, per l’appunto regolamentare, materie che coinvolgono diritti fondamentali e interessi primari.
Le manovre, destinate a ridurre il debito pubblico, a ridurre gli sprechi, a sostenere lo sviluppo economico, hanno incorporato temi e materie, come quelli sopra accennati, che non hanno una diretta attinenza alle misure da assumere: mi riferisco in particolare alle regole del codice di procedura civile, alla mediazione, ai procedimenti disciplinari, alla rappresentanza tecnica, alle società tra professionisti con la partecipazione di soci di capitale.
Questi provvedimenti, e la discussione che ne è derivata sui mass media, mettono in evidenza una pericolosa indifferenza per i valori giuridici che si vorrebbero posporre alle esigenze economiche.
All’economia si affida una società consapevole che gli economisti non hanno saputo né prevedere né prevenire la crisi ed ora sono incerti nel trovarne la via d’uscita. Di più, ci si affida ad una economia liberale, anzi liberista sulla base di astratte enunciazioni che non corrispondono alla prospettata “economia sociale di mercato” .
Il diritto comunitario non giustifica questa linea di procedere. Nel caso delle professioni il Parlamento europeo ha dichiarato solennemente il 23 marzo 2006 che le professioni intellettuali, in particolare l’Avvocatura, svolgono un ruolo essenziale nel contesto delle istituzioni che fondano lo stato di diritto, uno stato democratico, partecipato, attento ai valori, soprattutto garante delle libertà dei diritti e degli interessi dei cittadini.
La Corte di Giustizia europea, in tante pronunce, anche riferite alla professione forense, ha confermato la rilevanza delle regole concernenti le professioni, che svolgono una attività strettamente correlata con gli interessi pubblici, e ha persino legittimato le tariffe professionali, sia quelle minime, sia quelle massime, considerandole un mezzo per garantire il servizio reso ai cittadini dal punto di vista della qualità, dell’eguaglianza di trattamento e del dignitoso corrispettivo del lavoro professionale.
Non si giustifica perciò l’attacco agli Ordini professionali, e si ignora che proprio gli Ordini vigilano sulla formazione, sul corretto esercizio della professione, sulla trasparenza nella applicazione dei criteri di valutazione del compenso , e su molte altre cose ancora..
Gli Avvocati promuovono il cambiamento, anche dal punto di vista della concorrenza: pretendono una migliore qualificazione con l’introduzione delle specializzazioni, una migliore formazione con il riconoscimento delle Scuole forensi, un più rigoroso controllo dei comportamenti con l’applicazione del codice deontologico, e con tante altre proposte contenute nella legge professionale in itinere.
Il mercato professionale forense in Italia è il più aperto d’Europa: gli avvocati italiani sono un quarto di tutti gli avvocati che dei Paesi dell’ Unione europea (230.000), quelli ammessi al patrocinio dinanzi alle giurisdizioni superiori sono un esercito di 46.000 unità; gli studenti delle Facoltà di Giurisprudenza sono i più numerosi d’Europa. Non si può far carico agli avvocati se il loro numero è troppo alto. A mia memoria, è dal 1995 che ogni anno il Consiglio Nazionale Forense chiede ai Ministri della Giustizia di promuovere i provvedimenti più opportuni. Ma il legislatore è sempre rimasto inerte in questo settore.
Insomma, siamo di fronte ad un mercato saturo, e ad una categoria, anche di giovani, che stenta a decollare. L’anticipazione del tirocinio all’interno del corso di laurea non può che avere effetti negativi sul compimento degli studi e sulla formazione autenticamente professionale che si richiede per sostenere l’esame di Stato e per cooperare alla amministrazione della giurisdizione.
L’Avvocato per essere tale, per svolgere la sua missione, deve essere libero, autonomo, indipendente e qualificato: è vincolato all’osservanza della legge e dei canoni deontologici, nella consapevolezza della grave responsabilità che assume nella difesa dei diritti e degli interessi dei cittadini. Di qui, insieme alle proposte di stretta collaborazione con le Istituzioni, le espressioni del disagio che mi correva l’obbligo di rappresentare in questa solenne circostanza , espressioni che saranno ripetute in tutte le sedi distrettuali.
ROMA 26 GENNAIO 2012