Cerchiamo però di capire quali sono i problemi veri. Noi siamo sempre stati favorevoli al fatto che gli incentivi siano decrescenti sulle fonti rinnovabili, che non si coprano con gli incentivi i ritardi burocratici – molto spesso in Italia gli incentivi sono più alti perché è più complicato fare le cose – e che si accompagnino queste fonti verso una competitività non commettendo errori.
Francamente il fronte principale di errore lo vedo sulle biomasse, non tanto sul fotovoltaico. Sulle biomasse si sta avanzando una quantità di domande abnorme rispetto alla necessità del Paese, dettata dagli incentivi, mentre la materia prima, per quelle centrali (soprattutto se si tratta di centrali da 20 o 40 megawatt), viene solo da fuori. Questo, quindi, è un fronte da monitorare con maggior attenzione.
Per il resto, cerchiamo di capire come muoverci, ovviamente per difendere la bellezza italiana. L’altro giorno ho percorso il tratto tra Bari e la Campania: lo trovo bello, perché lo guardo da un punto di vista diverso. Francamente, un conto è se si tratta delle Tre Cime di Lavaredo, diverso è se parliamo del Campidano, laddove non trovo affatto brutte quelle pale. La pala eolica realizzata da Renzo Piano e presentata l’altro giorno io la trovo bellissima.
AGOSTINO CONTE, Vicepresidente del Comitato tecnico energia e mercato di Confindustria. Collarmele, per fare un esempio qui vicino…
ERMETE REALACCI. No, non è fatto come andrebbe fatto, ma è un problema di pianificazione del territorio. È chiaro che se qualcuno vuole installare delle pale eoliche a Piazza dei Miracoli, mi viene da pensare che Basaglia abbia sbagliato e che qualcuno lo si dovesse tenere chiuso per impedirgli di fare danni.
Peraltro, ci sono Paesi europei che sull’eolico stanno facendo operazioni molto più spinte dell’Italia. Certo, essendo l’Italia più bella deve muoversi con più cautela, ma se non diamo regole certe di lungo periodo l’industria italiana non sarà mai competitiva in materia.
Mi permetto, tra l’altro, di dire che in alcuni settori delle rinnovabili l’industria italiana è già molto competitiva. Nel solare termico abbiamo l’azienda migliore d’Europa, tant’è vero che la Siemens ne ha acquistata quasi la metà. Parlo di Angelantoni che ha appena aperto un nuovo stabilimento. Anche per quanto riguarda il fotovoltaico, in tanti segmenti siamo ipercompetitivi. Ho inaugurato, pochi giorni fa, un nuovo reparto della Power-One a Terranuova Bracciolini, dove assumono cento giovani ricercatori. La Power-One è un’azienda di proprietà americana, ma i due terzi del fatturato lo fa in Italia, e non perché la produzione venga consumata in Italia (da Terranuova Bracciolini il 55-60 per cento della produzione è per l’export).
Il problema è che noi siamo competitivi quando abbiamo regole e un indirizzo certo.
Vorrei conoscere il vostro punto di vista su alcune questioni. Per quanto riguarda i dati, ho citato l’esempio della Germania perché, conoscendo molto bene la materia, so che il primo grande Paese manifatturiero d’Europa è la Germania e noi siamo il secondo; dunque, il nostro punto di riferimento è la Germania e io so bene che il costo dell’energia in Italia è più alto per le piccole imprese (piccole rispetto al consumo), è simile per le medie imprese, è più basso per i grandi consumatori. Se, quindi, la Germania è più forte nella chimica e nell’acciaio, non è perché paga di meno l’energia, anzi la paga di più, ma evidentemente hanno scelto i settori nei quali essere più competitivi, mentre noi siamo un po’ «straccioni» in alcuni campi. Ma il ragionamento sarebbe lungo.
In particolare, mi interessa conoscere il vostro punto di vista sull’ipotesi di condono sul fotovoltaico. Noi siamo assolutamente contrari, lo dico da subito. Noi pensiamo che la furbizia e l’illegalità non debbano mai essere premiate e che, quindi, qualsiasi ipotesi di condono sull’insediamento di fonti rinnovabili debba essere combattuta.
In secondo luogo, siccome c’è una risoluzione in Commissione, credo abbastanza condivisa, sulla questione del 55 per cento, che è stata di gran lunga l’iniziativa anticiclica più forte condotta nel nostro Paese, in particolar modo nel campo dell’edilizia, che come sapete è un campo in grande sofferenza, vorrei conoscere il vostro punto di vista in materia. Oltre a mettere in campo – e siamo d’accordo – nuovi strumenti e nuovi incentivi, dobbiamo intanto difendere quello che esiste.
Peraltro, quello è stato il vero piano casa, in Italia, in quanto lo hanno usato un milione di famiglie italiane. Anche in quel campo c’è da migliorare; si tratta di avere un sistema che misuri effettivamente i risparmi e non semplicemente le tipologie degli interventi. Tuttavia, mi pare che questo sia uno dei campi in cui l’Italia ha cercato di mettersi un po’ alla pari.
SERGIO MICHELE PIFFARI. Grazie per la relazione. Ho colto…
ERMETE REALACCI. Chiedo scusa. Sono d’accordissimo quando si dice che è uno scandalo il fatto che vengano pagate fonti di energia che non vengono incassate, ma non dimentichiamo che la bolletta più alta che l’Italia ha pagato per limiti della rete elettrica è quella che abbiamo pagato alle centrali dell’ENEL siciliane che funzionano perché manca la rete di connessione. Questo ci costa 700-800 milioni di euro all’anno, ma al riguardo non ho visto, negli anni passati, sollevare critiche, forse perché quelle centrali appartenevano a soci di Confindustria.
AGOSTINO CONTE, Vicepresidente del Comitato tecnico energia e mercato di Confindustria. Questa è una cattiveria gratuita. Ci sono centinaia di prese di posizione sulla…
PRESIDENTE. Non apriamo il capitolo Legambiente…
ERMETE REALACCI. Non c’entra Legambiente. Sto parlando di soldi. Quella questione vale dieci volte di più degli incentivi…
AGOSTINO CONTE, Vicepresidente del Comitato tecnico energia e mercato di Confindustria. Non dieci volte, anche se quella è una vergogna.
ERMETE REALACCI. Insisto, dieci volte di più.
SERGIO MICHELE PIFFARI. Stavo cercando di partire dall’impressione che ho avuto dalla relazione. Siccome la Commissione si stava concentrando sulla questione delle politiche ambientali in relazione alle produzioni di energia da fonti rinnovabili, in realtà mi pare che Confindustria abbia lanciato un grido d’allarme per gli effetti negativi di una serie di norme e di decisioni sul sistema industriale italiano.
Si parla degli obiettivi che ci stiamo ponendo, sicuramente quelli di andare incontro alle fonti rinnovabili, dell’efficientamento del sistema, ma non credo che sia tutto così efficiente in Italia. Se guardiamo il settore dei trasporti, anche lì si consuma energia e sicuramente ne buttiamo via tanta. Se guardiamo il mondo dell’agricoltura, con un parco macchine che ha una media di trenta anni, forse quelle macchine non sono efficienti, oltre i danni e gli incidenti che provocano.
Vorrei chiedere se è possibile che al comparto di Confindustria interessi anche spostare le risorse dal contributo a chi produce energia a chi, invece, magari sostiene la filiera. Se continuiamo a importare i pannelli solari e le pale eoliche, pur avendo sicuramente una capacità di ricerca e, dal punto di vista industriale, una capacità di reagire subito e anche di mettere in piedi sistemi di questo tipo, non è forse il caso di valutare dove queste risorse devono ricadere? Non all’utilizzatore finale, in questo caso, ma a chi realizza l’impianto di produzione mettendo in campo ricerca e innovazione, quindi creando nuovi posti di lavoro.
Conosciamo tutti i mali della rete, ma credo che dovremmo anche dire perché tutto questo è successo: se una mucca la si munge quattro volte al giorno, è chiaro che a fine anno rimane ben poco, e questo è successo sulla rete.
Almeno da questo punto di vista, mi pare che adesso un piano ci sia, mentre sul piano energetico nazionale non abbiamo ancora visto niente. Le regioni brancolano al buio intervenendo con proprie leggi, ogni tanto. È opportuno che le risorse ricadano sul sistema industriale proprio per sostenere la filiera in queste fonti rinnovabili?
PRESIDENTE. Poiché nessuno della maggioranza intende intervenire, dico qualcosa io, sebbene non a nome della maggioranza. Esprimo una posizione completamente personale, ma voglio che rimanga agli atti, dopo aver ascoltato i vari interventi.
Da artigiano stranamente mi trovo a concordare con la tesi (ma questo è notorio) di Confindustria, perché credo che questo Paese – è la mia personale posizione – abbia perso la tramontana con le fonti rinnovabili in questi anni.
Dai dati abbiamo visto che in Italia gli incentivi per il fotovoltaico sono cinque volte quelli di alcuni Paesi europei e per l’eolico addirittura nove volte più di alcuni Paesi europei. All’inizio questo aveva un senso perché queste fonti andavano incentivate, poi gli incentivi sono stati dirottati sui CIP6 per anni e qualcuno ci ha fatto le vacche grasse, qualcun altro si dice la squadra di calcio.
Credo che il problema sia arrivato negli ultimi anni. Ho sempre detto che in questo Paese, oltre ai piani regionali energetici, si dovesse predisporre il piano nazionale. Peraltro, molte regioni non hanno mai riferito i dati e nemmeno redatto i piani.