COMMISSIONE VIII AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI
Resoconto stenografico
INDAGINE CONOSCITIVA – Seduta di martedì 18 ottobre 2011
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle politiche ambientali in relazione alla produzione di energia da fonti rinnovabili, l’audizione di rappresentanti di Confindustria.
Li ringrazio per la presenza e, scusandomi per il ritardo, do loro subito la parola.
AGOSTINO CONTE, Vicepresidente del Comitato tecnico energia e mercato di Confindustria. Cercherò di utilizzare solo cinque minuti per svolgere cinque argomentazioni.
La prima: esiste, secondo noi, un problema di ordine e di merito complessivo, nel quale le fonti rinnovabili classiche (eolico, fotovoltaico) devono essere pensate congiuntamente alla tecnologia per l’efficienza energetica. Loro sanno perfettamente, invece, che oggi abbiamo un’incentivazione fortissima sulle rinnovabili e nulla sull’efficienza energetica.
La seconda argomentazione deriva da una costatazione: il mercato elettrico europeo è un mercato integrato, e anche il mercato dei capitali, purtroppo, come loro sanno benissimo. Gli incentivi, secondo noi, devono essere dati coerentemente con i livelli prevalenti. Oggi, invece, come loro sanno, ad esempio sul fotovoltaico l’incentivazione è di circa 400-450 euro più il costo dell’energia, a fronte di una media europea di 200-250 euro incluso il prezzo dell’energia. Questo ha una rilevanza enorme sul costo complessivo dell’energia per il sistema industriale; è un costo devastante.
Onorevole Realacci, ripeto che gli incentivi in Italia sono più del doppio di quelli europei, anche perché la cifra di 400-450 euro si somma al costo dell’energia, mentre, ad esempio, nei 200-250 euro tedeschi è incluso il prezzo dell’energia, che in questo momento è di 70 euro per megawattora.
Vengo alla terza argomentazione: per come si è sviluppato tutto questo processo delle rinnovabili, una riflessione va fatta, secondo noi, anche sulle ragioni di una particolare concentrazione in alcune regioni del Paese. È chiaro che c’è più sole nel sud che nel nord Italia, ma il problema di fondo su cui va fatta una riflessione è se lo stesso valore dell’incentivazione non finisce per dare un extra rendimento in alcune regioni rispetto ad altre. Questo è un problema di fondo, perché è chiaro che se una fonte si può fare anche nel nord, dove ci sono mediamente tre o quattro ore di insolazione in meno, potete immaginare qual è il rendimento che si ottiene nel sud. Questo è un problema serio. Non è un ragionamento antimeridionale, dico soltanto che va fatta anche una riflessione sul costo. Abbiamo, infatti, la sensazione che il costo di questa fonte è particolarmente alto anche a seguito della mancanza di un ragionamento sulla territorialità di queste fonti.
Questa è una Commissione ambiente e io, come sa l’onorevole Realacci, sono un appassionato ambientalista, pur essendo dirigente di un’azienda siderurgica dove, peraltro, cerchiamo di fare tutto al meglio. Ebbene, come sapete, le pale stanno solo in certe parti del Paese e su questo è necessaria una riflessione.
Addirittura la Giunta provinciale di Bolzano e quella di Trento hanno emanato un’ordinanza che stabilisce che l’unica pala che era stata installata va tolta. Mi chiedo perché queste pale debbano stare tutte in una parte del Paese…
SALVATORE MARGIOTTA. Erano quelli di Bolzano, però, che l’avevano voluta!
AGOSTINO CONTE, Vicepresidente del Comitato tecnico energia e mercato di Confindustria. Come sente dal mio accento e come può desumere dal mio cognome sono un misto perfetto. Tuttavia, è necessario riflettere. Ormai girando per le montagne – mi rivolgo all’onorevole Realacci perché so per certo che è del centro Italia – si vedono dappertutto anemometri. Il Parco d’Abruzzo è pieno di anemometri poiché si pensa di realizzare sempre nuovi parchi eolici. Ritiene possibile questo una Commissione ambiente?
Da ultimo, affronto un discorso delicato. La rete di trasmissione del Paese, come è noto, era obsoleta, come del resto tutto il sistema elettrico italiano, prima della riforma. Basti pensare che abbiamo fatto circa 30 miliardi di investimento nelle centrali e oggi abbiamo sicuramente il miglior parco di centrali a gas del mondo, nel modo più assoluto. In Italia ormai le centrali che funzionano a petrolio si contano su una mano e quelle a carbone, le poche che abbiamo, sono di ultimissima generazione.
Come dicevo, in una situazione del genere avevamo anche una rete obsoleta. Quando abbiamo cominciato a fare investimenti ragionavamo in una maniera piuttosto semplice: c’erano grandi centrali e c’erano i poli di consumo. Oggi il problema delicato che riguarda la rete è che la presenza di queste nuove fonti fa sì che i punti di generazione siano diffusissimi. Si misurano decine di migliaia di punti di generazione. Come capite, da questo punto di vista, non è semplice connettere tutti questi punti di generazione alla rete nazionale, essendo peraltro il consumo prevalentemente al nord, per tanti motivi. In primo luogo, per la presenza in quella parte del Paese del sistema industriale, in secondo luogo per un maggiore uso dell’energia in maniera più «voluttuaria». Ad esempio, sicuramente c’è maggiore riscaldamento al nord – a Roma non sono ancora accesi i termosifoni, a Bolzano sono accesi da dieci giorni per legge provinciale – per non parlare del raffreddamento nei mesi estivi.
Oggi, allora, il problema molto delicato è che tutte queste nuove fonti sono, per la stragrande maggioranza, nel sud. Il risultato è che l’anno scorso – cito dati del GSE – non abbiamo potuto vettoriare 500 gigawatt di energia, che sono stati quindi normalmente pagati a quel livello di incentivazione che richiamavamo prima per non essere utilizzati. Questo è un problema drammatico. Se non fate una riflessione seria sul fatto che la nuova produzione…
ERMETE REALACCI. Noi l’abbiamo fatta, ma il problema è che Terna dovrebbe fare le connessioni. Lei ci sta facendo una sorta di concione, dicendo «se non fate una riflessione seria».
AGOSTINO CONTE, Vicepresidente del Comitato tecnico energia e mercato di Confindustria. Dottor Realacci, il problema che io pongo è che non c’è nessuna norma. Chiedo scusa se la mia sembra una concione.
ERMETE REALACCI. Noi sappiamo benissimo.