Tratto da il Corriere della Sera del 5 dicembre 2011
L’ analisi
Di Marro Enrico
Le pensioni contribuiranno pesantemente alla manovra. Circa metà dei pensionati, quelli che prendono un assegno superiore a due volte il minimo (circa 960 euro, ha detto il premier Mario Monti) non avranno per i prossimi due anni l’ adeguamento all’ inflazione, perdendo così potere d’ acquisto. È una misura imposta dalla necessità di far cassa: il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, non lo ha nascosto.
Non voleva chiedere questo sacrificio, ma alla fine si è dovuta piegare alle urgenze di bilancio ed è solo riuscita a escludere dal taglio le pensioni più basse. Poi c’ è la riforma strutturale. Il metodo di calcolo contributivo per tutti andava introdotto molto prima, ma il ministro non c’ entra. Se sindacati e governo nel ‘ 95 (riforma Dini) non fossero stati miopi, scaricando tutto sui giovani, forse ci saremmo risparmiati le riforme successive. Oggi il provvedimento arriva troppo tardi, ma è meglio di niente. La gran parte dei lavoratori che nel ‘ 95 aveva più di 18 anni di contributi è già andata in pensione col più vantaggioso metodo retributivo. Quei pochi che si vedranno calcolare gli ultimi anni col contributivo ci rimetteranno pochissimo. Di fatto, dal 2012, spariscono le pensioni di anzianità. Non ci sono più le «quote»: significa lavorare 5-6 anni in più. Questa è la misura che farà più male. Prendiamo il caso limite di uno che ha cominciato a lavorare a 15 anni. Oggi potrebbe andare via a 56 anni, dopo 41 di servizio (compresa la «finestra mobile»). Dal 2012 ne saranno invece necessari 42. Ma se il lavoratore del nostro esempio volesse uscire prima dell’ età di vecchiaia avrebbe un assegno ridotto del 2% per ogni anno di anticipo. Qui il sacrificio, rispetto alle regole attuali, è davvero grande. Notevole, inoltre, l’ aumento dell’ età per la pensione di vecchiaia per le donne del settore privato. In prospettiva lavoreremo tutti fino a 70 anni d’ età e per più di 40 anni. Un brusco risveglio dopo gli eccessi del passato. Ora però vorremmo essere sicuri che questa pensione-miraggio, quando arriverà, sia almeno adeguata a vivere. Spetta a questo governo e ai prossimi rassicurarci. RIPRODUZIONE RISERVATA