Appello di Monsignor Toso ai politici. Il presidente dei vescovi: “Nel 2013 serve sussulto di fiducia e coesione”
I partiti, se credono in un riformismo pieno e rispettoso delle persone, devono comprendere nei loro programmi e nelle loro agende, alcuni principi di fondo quali il diritto al lavoro, la tutela dello Stato sociale e democratico contrastando la sua erosione, i tentativi di abbatterlo e la crescita delle diseguaglianze. È quanto ha affermato alla Radio Vaticana monsignor Mario Toso, Segretario del Pontificio consiglio giustizia e pace.
Intanto anche il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, lancia un appello ai partiti: «Per portare ad un buon esito, la campagna elettorale deve essere più costruttiva e rispettosa delle diverse posizioni, pur dentro la dialettica, che è giusta».
Bagnasco si augura «che il 2013 sia un anno all’insegna di un ulteriore sussulto di fiducia, speranza e coesione». «Come nelle famiglie dove quando c’è una difficoltà da superare si mettono insieme intelligenza, cuore e risorse, così anche nell’ambito della nostra società mi auguro, e i segni ci sono, che dalle difficoltà che dobbiamo affrontare scaturisca una maggiore e migliore solidarietà a tutti i livelli, per affrontare con maggiore fiducia, speranza e intraprendenza i problemi che abbiamo di fronte».
Toso ha ripercorso alcuni aspetti del recente messaggio per la pace di Benedetto XVI sottolineando che in esso si promuove un insieme di «diritti e doveri indivisibili». In questo senso, spiega, «via della realizzazione della pace è la realizzazione del bene comune». «La vera politica – afferma il vescovo – deve mirare alla realizzazione del compimento umano. La politica è amore alla vita umana nella sua integralità». «Da questo punto di vista, gli stessi partiti – afferma monsignor Toso – pur guardando al bene comune da un punto di vista particolare non possono essere privi dell’orizzonte del bene umano integrale».
«Il vero riformismo di cui tanto oggi si parla -aggiunge Mons. Toso- si trova avvicinandosi il più possibile, nelle agende, nei programmi partitici, all’integralità dei diritti-doveri dell’uomo. Là dove, per varie ragioni tattiche di alleanza, si mette la sordina su alcuni diritti fondamentali, si frena il vero riformismo. Il riformismo è tale se favorisce la pienezza della umanità in tutte le persone». Nel concreto questo significa compiere alcune scelte ben precise: «l’attenzione alla totalità dei diritti-doveri induce la politica a non trascurare, ad esempio, il diritto al lavoro: il lavoro è un bene fondamentale e non un optional come farebbe intendere la nuova dottrina del capitalismo finanziario sregolato, e, pertanto, occorre promuovere politiche attive del lavoro per tutti». «Così – rileva ancora il segretario di Iustitia et Pax – la politica non deve puntare all’abbattimento dello Stato sociale e democratico, erodendo i diritti sociali, pena la crescita delle diseguaglianze e il conseguente indebolimento della democrazia partecipativa».
«Senza i diritti sociali – prosegue mons. Toso – non sono fruibili i diritti civili e politici. Analogamente, non si debbono contrapporre politiche dello sviluppo e politiche sociali». «Se tagli sugli sprechi debbono essere fatti, se tassazioni ci debbono essere ciò non significa – precisa Toso – penalizzare gli investimenti nella ricerca, nell’innovazione, nello studio, in nuove aree di operosità. Si dovrebbe escluderli, in definitiva, dal deficit di bilancio». «Essi rappresentano – è la conclusione – le condizioni indispensabili per favorire la crescita e la ricchezza nazionale. Ma alla luce della totalità dei diritti la politica non dovrebbe, penalizzare i credenti discriminando la libertà religiosa nelle sue varie articolazioni, come anche l’obiezione di coscienza nei confronti dell’aborto, della guerra, dell’eutanasia».