Il costo dei Giochi. 800 milioni l’anno

 

La cifra sarebbe servita dal 2014 secondo la commissione economica

 

Domanda numero 12, gli alberghi: «Potete già indicare l’ hotel destinato al Cio, il Comitato olimpico internazionale, durante la manifestazione?». Chissà se immaginava tutto questo il barone de Coubertin quando annunciò la fondazione del Cio per promuovere la pace tra i popoli. Scivolone nell’ interesse privato a parte, il lungo questionario del comitato olimpico con le risposte degli organizzatori di Roma 2020 è solo il primo passo per candidarsi. In quelle pagine ci sono molti numeri di questa olimpiade mai nata: i costi previsti, gli impianti da costruire, il modo in cui saranno trovati i finanziamenti.

Ma tra una tabella e l’ altra c’ è anche il rischio dell’ autocelebrazione, come quando si afferma che i costi saranno bassi ma poi una commissione indipendente ribatte che servirebbero 800 milioni l’ anno fino al 2018. Commissione che fu voluta dal governo Berlusconi per un esame supplementare sulla «compatibilità economica». Un gruppo di lavoro guidato da Marco Fortis, economista della Cattolica di Milano, coordinato da Franco Carraro, che con i mille incarichi tra politica e sport si è guadagnato il soprannome di poltronissimo. E del quale facevano parte altri cinque professori, compreso Giulio Napolitano, ordinario di diritto pubblico all’ università di Roma tre e figlio del Capo dello Stato. La commissione è andata al di là dei numeri secchi indicati dagli organizzatori, ha cercato di capire quale sarebbe stato l’ effetto per l’ Italia. Sarebbe cresciuto il Prodotto interno lordo? Sarebbe aumentata l’ occupazione e, soprattutto, i conti pubblici sarebbero rimasti in ordine? È stato lo stesso Mario Monti a citare questo lavoro tra i documenti studiati prima di decidere. «Olimpiadi a costo zero» aveva sintetizzato qualcuno un mese fa quando la ricerca era stata presentata. In realtà in quelle cento pagine ci sono già i presupposti per il gran rifiuto: tra il 2014 e il 2018 sarebbe stato necessario trovare una copertura di 800 milioni l’ anno. Anche se tutto fosse filato liscio, come da noi capita di rado.

Lorenzo Salvia lsalvia@corriere.it

 

LE STRUTTURE Già costruiti 3 impianti su 4 Le strutture Era il punto di forza della candidatura romana. Non solo perché l’ usato sicuro è una pratica apprezzata in tempo di crisi. Ma anche perché tra le discipline che ci vedono primeggiare nel mondo non c’ è lo sprint nelle opere pubbliche. E allora partiamo dal cuore dei giochi: gli impianti per le gare. Su un totale di 42 strutture, 33 ci sono già e sono quelle più importanti come lo stadio Olimpico, il palazzetto dello sport dell’ Eur o i padiglioni della nuova Fiera di Roma. Nessuna ristrutturazione, al massimo un maquillage, andavano usati così come sono. Altri 4 impianti sarebbero stati temporanei, come i campi per il beach volley al Circo Massimo che sicuramente avrebbero fatto il loro effetto con le rovine sullo sfondo. Solo gli ultimi cinque impianti sarebbero stati da costruire e nemmeno ex novo, perché il grosso è la città dello sport di Tor Vergata, il mega progetto affidato all’ archistar Santiago Calatrava per i mondiali di nuoto del 2009 che viaggia con almeno tre anni di ritardo. Per i giochi, però, non servono solo gli stadi. Lo sforzo più grande sarebbe stato necessario per tirare su il villaggio olimpico, 18 mila posti letto per gli atleti nella zona di Tor di Quinto, «equiparabile ad un hotel tre stelle». Nella stessa area doveva sorgere il centro per la stampa e la tv, 10 ettari con una sala da mille posti ed un parcheggio per mille auto. L

GLI INVESTIMENTI Quasi dieci miliardi in parte di privati Gli investimenti Organizzare Roma 2020 sarebbe costato 9,8 miliardi di euro. È vero che una buona metà di quei soldi poteva arrivare dai privati: due miliardi abbondanti tra biglietti, diretti televisivi e sponsor; un altro miliardo abbondante dalla vendita del villaggio olimpico e dal centro stampa che dopo la fine dei giochi sarebbero stati venduti e trasformati in case, uffici e negozi. Ma questo se tutto fosse andato secondo le previsioni, cosa che non accade praticamente mai. Lo stesso Mario Monti ha detto che sul giudizio negativo del governo hanno pesato le esperienza passate. L’ esempio più recente è quello dei Mondiali di nuoto di tre anni fa, sempre a Roma. Solo per le piscine i costi sono passati da 102 a 134 milioni di euro, al punto che Roma 2009 è uno dei capitoli più corposi nell’ inchiesta sulla «cricca» dei grandi eventi. E le cose non cambiano andando più indietro nel tempo. Per i mondiali di calcio del 1990 il costo stimato inizialmente per costruire lo stadio delle Alpi di Torino era di 60 miliardi di lire. Alla fine ne sono serviti 125, più del doppio. E dopo nemmeno venti anni la struttura è stata abbattuta per costruire nella stessa area il nuovo Juventus stadium. Anche questo doveva costare 105 milioni di euro ma siamo arrivati a 120. L’ unica certezza è che le previsioni iniziali non sono mai certe.

LE ENTRATE Tasse in più per 4,6 miliardi Le entrate Ma come sarebbero stati pagati tutti quei soldi? Tra il 2014 e il 2018 lo Stato avrebbe dovuto trovare una copertura di 800 milioni di euro l’ anno. Con buona pace di chi aveva parlato di olimpiadi a costo zero. Togliendo i fondi dei privati, a carico delle casse pubbliche sarebbero rimasti 4,7 miliardi di euro. È vero che nel lungo periodo la cifra sarebbe stata coperta grazie all’ effetto positivo dei giochi sull’ economia: secondo la commissione guidata dal professor Marco Fortis, Roma 2020 avrebbe fatto crescere il Prodotto interno lordo e quindi generato un gettito fiscale aggiuntivo proprio di 4,6 miliardi di euro. Solo che lo Stato avrebbe pagato subito ma incassato molto più in là. Per finire gli impianti bisognava trovare i soldi già nel 2013 ma per guadagnare con biglietti e sponsor si doveva aspettare l’ anno prima dei giochi. Anche di più in alcuni casi. Il comitato organizzatore prevedeva di ricavare più di un miliardo di euro dalla vendita del villaggio per gli atleti e del centro stampa che i privati avrebbero trasformato in centro residenziale e direzionale. Ma è chiaro che l’ operazione sarebbe partita solo a giochi finiti. Per questo sarebbe stato necessario trovare una copertura anno per anno. Con un altro punto interrogativo. La stessa commissione ha sottolineato che prima di ogni olimpiade si prevede un boom di Pil ed entrate fiscali. Ma a conti fatti i numeri reali sono più bassi del previsto.

 

Lorenzo Salvio, Corriere della Sera, 15 febbraio 2012

 

 

 

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