La crescita dell’economia passa dal rilancio dell’industria culturale ed agroalimentare, 2 filiere che da sole fanno il 13,3% del Pil
C’è un patrimonio interamente ed esclusivamente italiano, costituito dalla realtà artistico-culturale e da quella agroalimentare e del territorio, con una dimensione del 13,3% del Pil e di circa il 20% dell’occupazione italiana, una invidiabile base sulla quale impostare il rilancio della crescita e della competitività del Paese, nel contesto della competizione internazionale. Occorrerebbero, tuttavia, interventi di stampo nuovo diretti a cogliere l’occasione della crisi economica e dell’imminente Expo 2015 per accelerare, focalizzare, innovare leggi e prassi burocratiche in vigore in Italia.
Ad indicare a Governo e Parlamento, secondo gli obblighi di legge, alcune strategie di intervento nel settore provvede il Documento di Osservazioni e Proposte “Le risposte del territorio come motore di sviluppo e modernizzazione del sistema Paese: le politiche per la filiera dei beni paesistico-culturali e per la filiera agro-alimentare”. Il Documento, approvato dal Cnel il 20 dicembre 2011, in sede di Commissione per le politiche del lavoro e dei settori produttivi, parte dalla constatazione che, archiviati per inadeguatezza, gli approcci tradizionali fatti di politiche settoriali ed interventi per l’emergenza, occorre avviare un nuovo corso, costituito da politiche che recuperino competitività attraverso l’innalzamento ed il consolidamento del valore del “made in Italy”, nonché attraverso l’innovazione di prodotto e di processo.
Occorrono grandi idee motrici – sostiene il Cnel – in grado di catalizzare e convogliare l’interesse delle realtà economiche e produttive. Fra queste il documento indica la filiera dell’industria della cultura e quella del territorio e dell’alimentare per le quali l’Italia vanta nel panorama internazionale specificità tali da costituire per le imprese e le realtà locali un vantaggio competitivo “naturale” rispetto a qualsiasi altra offerta concorrenziale: si tratta di un immenso patrimonio culturale, che, per quanto concerne la dimensione territoriale, conta 3400 musei, 2000 aree e parchi archeologici, 47 siti Unesco, per un Pil di turismo culturale pari ad un terzo dell’intero Pil turistico nazionale ed un valore di 54 miliardi di euro).
Da un punto di vista naturalistico, il nostro paese annovera 21 parchi nazionali, 128 parchi regionali, 146 riserve naturali statali, 20 aree marine protette, 370 riserve naturali regionali, nei quali sono occupate 80 mila persone e che attraggono ogni anno 30 milioni di visitatori.
Affinché l’enorme patrimonio artistico e culturale del Paese possa trovare il rilancio e la valorizzazione che merita e, al tempo stesso, possa aprire ad imprese e lavoratori, orizzonti di offerta, di reddito e di crescita dell’occupazione e dell’economia, il Documento del Cnel indica per la filiera dell’industria culturale 5 aree di intervento:
- una governance turistica sistemica, che combini e valorizzi i contributi e le capacità di molteplici attori, mettendo in rete istituzioni pubbliche, nazionale e locale, e l’industria turistica;
- una politica di marketing e comunicazione territoriale;
- interventi per la tutela e la valorizzazione del patrimonio attraverso il coinvolgimento dei privati;
- la valorizzazione del lavoro femminile, dell’offerta di filiera orizzontale, verticale e tematica;
- la collaborazione pubblico-privato nelle reti infrastrutturali.
Analogamente, per la filiera agroalimentare il documento indica, oltre alla necessità di nuovi modelli di governance, le seguenti strategie di intervento:
- sviluppo dell’accoglienza e dell’identità agroalimentare territoriale (integrando enogastronomia locale e patrimonio culturale del territorio);
- educazione scolastica per giovani ( più “turismo scolastico”);
- valorizzazione delle filiere tematiche (enogastronomia, musica, arte), promuovendo “network verticali” di operatori nello stesso settore, su un territorio allargato, anche offrendo biglietti cumulativi (ad esempio: spettacoli in Teatri lirici diversi) e “orizzontali” di operatori di diversi settori sullo stesso territorio (ad esempio: biglietti per teatro + mostra + gastronomia + scuola di cucina + visite focalizzare all’alimentare);
- promozione dell’occupazione nel settore e miglioramento delle condizioni lavorative;
- misure a favore della tracciabilità dei prodotto in funzione anti-contraffazione;
- una nuova Politica Agricola Comunitaria, che, riconoscendo il peso strategico della filiera agro-alimentare, valorizzi le caratteristiche territoriali, “riscattando per quanto possibile il sistema da situazioni di eccessiva dipendenza dai trader internazionali”.
Strumenti fondamentali della nuova PAC, secondo il Cnel, devono essere: lo sviluppo di un’agricoltura competitiva ecosostenibile, il miglioramento delle condizioni di commercializzazione, nonché della programmazione e della gestione dell’offerta; la diffusione dell’informazione presso i consumatori e l’implementazione di condizioni giuridiche per la gestione di filiere corte e trasparenti; la promozione dell’occupazione agricola, sia autonoma che dipendente, e il rispetto delle norme sul lavoro in tutti i Paesi Ue.
Scarica il Documento “Le risposte del territorio come motore di sviluppo e modernizzazione del sistema Paese: le politiche per la filiera dei beni paesistico-culturali e per la filiera agro-alimentare”