I leader Ue: Atene resti nell’euro

 

merkel hollande_monti “Vogliamo che la Grecia resti nell’area euro rispettando i suoi impegni. Siamo pienamente consapevoli dei significativi sforzi già fatti dai cittadini greci”.

L’appello nella notte da Bruxelles dopo che le voci di una strategia dìuscita avevano affondato i mercati
Altra giornata nera per le Borse europee che hanno bruciato quasi 140 miliardi. In attesa del vertice informale Ue sulla crescita previsto ieri in serata, i listini hanno visto riesplodere in pieno l’allarme Grecia. L’ondata di vendite ha stroncando così i tentativi di ripresa che si erano visti il giorno prima proprio sulle aspettative per il summit di Bruxelles, il primo in cui Francia e Germania si trovano su posizioni opposte sui temi soprattutto di crescita e rigore, ma anche sulla spinosa questione degli eurobond.

 

GRECIA E RISCHI DI USCITA DA EURO. Il presidente francese François Hollande ha dichiarato che anche solo evocare la possibilità dell’uscita della Grecia dall’euro è pericoloso, e potrebbe mandare un segnale ai mercati che l’eurozona non la sostiene, causando pericolose ripercussioni. La necessità che Atene non lasci la zona euro è stata ribadita anche singolarmente, tra gli altri, da Merkel e dal presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, al termine del summit. Leggermente diverso il tono del presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker, secondo cui l’unica “ipotesi funzionante” è la Grecia all’interno dell’euro, ma i 17 “devono valutare ogni scenario”.

Sullo sfondo resta l’interrogativo di cosa potrebbe succedere nel caso di uscita della Grecia dall’euro. In un report dal tono estremamente duro, la Bundesbank ha detto che l’eventuale uscita della Grecia dall’euro rappresenterebbe un evento grave, ma «gestibile», e ha invitato i governi europei a considerare con estrema prudenza l’ipotesi di alleggerire le riforme di austerity chieste ad Atene in cambio degli aiuti.

Ma il pessimismo è tornato a dominare la scena favorito anche da nuove speculazioni allarmistiche su Atene. La novità che ha acceso la miccia e ha fatto passare in secondo piano l’incontro Ue è stata l’indiscrezione sulla presenza di ipotetici piani di emergenza nazionali su una uscita del Paese ellenico dall’euro. Uno scenario allarmistico riproposto da diverse indiscrezioni di stampa. Secondo alcune ricostruzioni la questione sarebbe stata affrontata lunedì scorso, in un incontro tra tecnici dell’area euro, il «working group» in cui si sarebbe concordato di studiare piani nazionali sulle contromisure per una eventuale uscita della Grecia dall’euro. Le smentite non hanno impedito i crolli dei listini. Milano ha incassato la performance peggiore (-3,68%) mandando in fumo 11,4 miliardi. Male anche Francoforte (-2,33%) e Londra (-2,53%) mentre Madrid cedeva il 3,25%.

Alla pessima performance di Milano ha contribuito la caduta della fiducia dei consumatori italiani, che ad aprile è scesa ai nuovi minimi dal 1996 a 86,5 punti, sotto le stime. Alla luce di questi dati il mercato teme un ulteriore peggioramento del Pil.

La pressione è tornata a farsi sentire anche sullo spread. Il differenziale tra Btp e Bund si è allargato a 430 punti dai 410 della vigilia. Nel frattempo, sul fronte degli investimenti, l’agenzia Fitch si è espressa dicendo che continua la «fuga» degli stranieri dai bond governativi di Italia e Spagna. «Non ho questa percezione», ha commentato il viceministro dell’Economia Vittorio Grilli, limitandosi a riscontrare che sul mercato «c’è grande volatilità». Mentre il premier Mariano Rajoy ieri chiedeva aiuto a Francoforte avvertendo che la Spagna «non riuscirà a sostenere a lungo tassi così alti per finanziarsi». Ma intanto è corsa ad accaparrarsi i blindatissimi titoli di Stato tedeschi con i rendimenti che sono caduti a nuovi minimi storici. Giù anche l’euro che è piombato sotto la soglia 1,26 dollari per la prima volta dal luglio 2010, ossia nel pieno della prima crisi greca.

 

EUROBOND. I leader hanno affrontato il controverso tema degli eurobond, che vede su posizioni radicalmente opposte il presidente francese François Hollande e la cancelliera tedesca Angela Merkel, il primo radicalmente favorevole e la seconda altrettanto contraria. Con gli eurobond, titoli di Stato emessi congiuntamente da tutti i 17 Paesi dell’euro, le rispettive capitali potrebbero prendere in prestito fondi allo stesso tasso di interesse, sostanzialmente facendo scendere quelli dei Paesi più indebitati. Hollande ha affermato che lo strumento finanziario sarebbe un modo di assicurare che una crisi delle dimensioni di quella attuale non si verifichi più. Merkel resta contraria, temendo che adottarlo ridurrebbe la pressione sui governi fortemente indebitati nel risanare le proprie finanze e costringerebbe la Germania a indebitarsi a tassi maggiori.

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