I lavoratori a progetto ancora in cerca di tutele

co-co-co-pro La nuova legge promette solo di rafforzare l`attuale una tantum

 

Li hanno battezzati “generazione mille euro”, sulla scia del successo di un libro e di un film del 2008. Poco più che trentenni, con un percorso formativo alle spalle fatto anche di laurea e specializzazioni, e un presente lavorativo di precariato e instabilità. Che ha un nome ben preciso: contratto a progetto, altrimenti detto co.co.pro. Un mese fa l`Isfol ha scattato una nuova fotografia di questo fetta di precari: sono circa 676.000, per lo più hanno meno di 40 anni e un reddito medio al di sotto di 10.000 euro l`anno.

Quindi, nemmeno li raggiungono quei famosi mille euro al mese.

Sono i più indifesi, i meno tutelati nef mercato del lavoro italiano. Il governo Monti aveva promesso che nella riforma avrebbe trovato delle formule per includerli, per migliorare la loro situazione. Non lo ha certamente fatto per gli ammortizzatori sociali. I co.co.pro. sono fuori adesso e lo saranno anche quando varranno le nuove regole della riforma. Ha invece aumentato le aliquote dei contributi previdenziali: un provvedimento che avrà effetti positivi sull`assegno pensionistico futuro, ma che nel presente – in assenza di minimi contrattuali – potrebbe essere «compensato» dal datore di lavoro con una retribuzione più bassa.

Niente Aspi. Questi lavoratori, autonomi spesso solo sulla carta in realtà subordinati low cost, non hanno diritto alla nuova Aspi, l`assicurazione sociale per l`impiego che scatta nel momento in cui si perde il posto di lavoro. E` vero: finora non avevano diritto nemmeno all`indennità di disoccupazione, ma era stato il governo a parlare di «maggiore inclusione».

La promessa. La riforma fa una promessa, peraltro abbastanza vaga: «Si rafforzerà e porterà a regime il meccanismo una tantum oggi previsto».

Attualmente l`una tantum è pari al 30% del reddito dell`anno precedente, con un massimale di 4.000 euro. Ma per ottenerla sono previsti requisiti molto stringenti: nessun lavoro da almeno 2 mesi, un reddito tra 5.000 euro e 20.000 euro, tre mesi di contributi nell`anno precedente la richiesta e almeno 1 mese di contributi versati nell`anno in corso, ultimo rapporto di lavoro di monocommittenza. Dal 2007 al 2010 sono riusciti a usufruirne solo il 6,2% dei collaboratori a progetto che hanno perso il lavoro (149.000). In media hanno avuto un indennizzo di 2.536 euro. Molti nemmeno ci hanno provato a fare domanda, altri sì ma evidentemente qualche requisito mancava: su 34.185 domande ne sono state accolte solo 9.249, ben 24.372 sono state respinte.

La stangata sui contributi. Nei prossimi sei anni le aliquote contributive da versare alla gestione separata dell`Inps saranno equiparate a quelle dei lavoratori dipendenti, passando dal 27,72% attuale al 33% nel 2018. L`aumento sarà di un punto percentuale all`anno, già a partire dal 2013. Nel caso di lavoratori iscritti anche ad altra gestione o pensionati si passerà dal 18% al 24% nel 2018.

La stretta sul «progetto». Secondo l`indagine Isfol circa il 70% dei co.co.pro va tutti i giorni, con un orario determinato, in azienda e lì utilizza strumenti e mezzi dell`impresa per il suo lavoro: per la stragrande maggioranza di questi casi, si tratta, quindi di vero lavoro subordinato, però pagato meno e con meno garanzie. Per evitare usi impropri la riforma introduce disincentivi normativi, a cominciare da una definizione più stringente di «progetto» e l`introduzione di limitazioni nel caso di mansioni ripetitive. La sanzione è la trasformazione del contratto in subordinato a tempo indeterminato. È vietato l`inserimento di clausole che consentono il recesso prima della fine del progetto, escluse le situazioni di giusta causa e incapacità professionale del collaboratore.

 

I Co. Co. Pro. nel 2010 sono 675.883, contro gli 824.935 del 2007

Le tutele attuali

Una Tantum disoccupazione: tra il 2007 e il 2010 sono 34.185 le Domande presentate, 9.245 le Domande accolte, 24.372 le Domande respinte

Media indennizzo ricevuto: 2.536 €

 

Giusy Franzese, Il Messaggero

 

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