Ne sono convinti Ugo Arrigo e Vittorio Ferri che hanno curato l’ultimo Special Report dell’Istituto Bruno Leoni, “La separazione delle reti ferroviarie. Insegnamenti per l’Italia dalle riforme di Svezia e Gran Bretagna”.
I paesi che hanno liberalizzato i trasporti ferroviari e separato proprietariamente l’infrastruttura dall’erogazione del servizio hanno visto crescere l’efficienza del servizio e aumentare i passeggeri.
I paesi che hanno liberalizzato i trasporti ferroviari e separato proprietariamente l’infrastruttura dall’erogazione del servizio hanno visto crescere l’efficienza del servizio e aumentare i passeggeri. L’Italia è l’unico paese, assieme a Portogallo e Grecia, ad aver osservato una contrazione del traffico passeggeri tra il 1994 e il 2011.
Arrigo e Ferri enfatizzano l’importanza della separazione proprietaria tra rete e servizio nel rendere possibile dinamiche concorrenziale, con risultati positivi da ogni punto di vista. Non solo la concorrenza ha consentito un aumento del traffico sia passeggeri sia merci e ha determinato un trasferimento modale di circa 3 punti percentuali dalla gomma alla rotaia in paesi come Svezia e Gran Bretagna (contemporaneamente la quota del ferro restava costante in Europa e scendeva in Italia). Soprattutto, lo studio di Arrigo e Ferri smentisce molti luoghi comuni che circondano le liberalizzazioni ferroviarie.
Scrivono: “Le riforme ferroviarie non hanno fatto perdere occupazione nei due paesi: essa si è (almeno) stabilizzata, interrompendo anche in questo caso un declino pluridecennale. In Svezia i dati proverebbero anzi un moderato incremento per il settore ferroviario nel suo complesso, mentre in Gran Bretagna è dimostrabile un incremento degli addetti nelle imprese del trasporto passeggeri. In Italia invece l’occupazione delle FS si è ridotta di circa un terzo”.
Inoltre, “I dati smentiscono la credenza diffusa di elevati incrementi tariffari e di un deterioramento della qualità e della sicurezza in Gran Bretagna a seguito della riforma: i proventi tariffari unitari sono infatti rimasti stabili in termini reali dopo il completamento della medesima (sono quindi aumentati solo in linea con l’inflazione al consumo)”. Grazie alla crescita del traffico e alla conseguente riduzione del costo per passeggero, “Si può sostenere che il trasporto passeggeri sia finanziariamente autosufficiente nel suo complesso mentre la sola rete debba affidarsi a trasferimenti pubblici netti”.
Commenta Alberto Mingardi, direttore generale dell’IBL: “lo studio di Arrigo e Ferri suggerisce come la separazione della rete, nel settore ferroviario, sia anche per l’Italia la strada da prendere. Speriamo questo lavoro sia di stimolo alla costituenda Autorità per i trasporti, che dovrà insediarsi entro il 31 maggio, la quale ha tra i primi compiti proprio quello di valutare l’efficacia delle varie forme di separazione delle reti dagli incumbent”. “A questo proposito – prosegue Mingardi – uno degli elementi che emergono da Arrigo e Ferri è l’importanza di un regolatore indipendente e autorevole. Speriamo che questo lavoro sia di buon auspicio riguardo al nuovo soggetto che il governo dovrà nominare nelle prossime settimane”.
Ugo Arrigo, docente di Finanza Pubblica e Teoria delle Scelte Collettive presso la Facoltà di Economia dell’Università di Milano Bicocca e senior fellow dell’IBL
Vittorio Ferri, docente di Programmazione economica e politiche del turismo presso la Facoltà di Economia dell’Università degli studi di Milano Bicocca
Lo Special Report di Ugo Arrigo e Vittorio Ferri “La separazione delle reti ferroviarie. Insegnamenti per l’Italia dalle riforme di Svezia e Gran Bretagna”, è disponibile in PDF.