Lo scenario macroeconomico globale del primo semestre del 2012 ha rilevato una serie di modifiche rispetto al precedente periodo, presentando dunque nuovi problemi per i legislatori europei.
A inizio anno il combinato disposto di interventi della BCE (Ltro per oltre 1.000 miliardi di euro tra dicembre e febbraio) unito all’accordo sul Fiscal Compact per la messa sotto controllo dei debiti pubblici europei aveva generato un relief rally tale da riportare gli spread in zona di relativa tranquillità e riducendone la volatilità su livelli storicamente bassi rispetto all’incertezza del quadro macroeconomico.
Questo scenario è poi Stato scosso dal risultato elettorale in Francia e, soprattutto, in Grecia, oltre che dalle crescenti difficoltà del settore bancario spagnolo, elementi che hanno riportato gli spread, specialmente quello italiano e spagnolo, ad aprirsi, in una configurazione classica dello scenario risk-off che non a caso ha penalizzato anche i listini azionari e l’euro.
Il problema attuale in Europa è dunque quello di convivere con una cornice istituzionale di uscita dalla crisi non più attuale (poiché i tassi di crescita negativi registrati in Europa non hanno rotto il legame tra rischio sovrano e sistema bancario, contrariamente alle attese della strategia fiscal compact-Ltro), in assenza, al momento, di una chiara rotta alternativa. Di conseguenza, lo spread tra i bond dei paesi cosiddetti Piigs (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) e il Bund tedesco ha continuato a crescere nel mese di maggio e nella prima settimana di giugno, spingendo fortemente per un intervento strutturale e condiviso dei paesi dell’Eurozona.
Leggi il testo integrale del dossier «Eurobonds: quale ricetta per uscire dalla crisi?» a cura di Carlo Altomonte (Associate Senior Research Fellow dell’ISPI e Professore di Politica economica europea dell’Università Bocconi)