Il ministro degli Esteri Terzi: serve una nuova missione di osservatori in Siria
Paolo Mastrolilli, come riportato su La Stampa del 10 febbraio 2012, ha piena fiducia nella capacità dell’Italia di superare la crisi economica, e soprattutto di spingere l’Europa a porre l’accento sulla crescita e l’occupazione. Appoggio per l’idea di Roma di lanciare una Conferenza per la cooperazione con i Paesi del Mediterraneo, e convergenza sulle linee da adottare verso Siria, Afghanistan e Iran. Sono i punti fondamentali affrontati durante l’incontro al Dipartimento di Stato tra Hillary Clinton e Giulio Terzi, di cui il ministro degli Esteri italiano ci parla appena uscito dallo studio del segretario americano.
La Clinton ha espresso «fiducia nel governo e nel popolo italiano», per i sacrifici che sta affrontando allo scopo di uscire dalla crisi. Cosa ci chiede di fare?
«Il segretario ha espresso apprezzamento per il grandissimo lavoro che il governo italiano sta facendo per riportare stabilità nell’eurozona e inserire nelle misure gli obiettivi di crescita e occupazione, che qui vengono seguiti con molta attenzione».
Alcuni analisti dicono che l’Italia può svolgere un ruolo chiave di facilitatore nei rapporti tra Usa e Unione Europea, proprio allo scopo di convincere tutti i Paesi della Ue a fare il massimo sforzo possibile per rilanciare l’euro. Ne avete discusso?
«In questo momento c’è un’altissima credibilità del nostro Paese nel mondo americano. Si ritiene che l’Italia abbia un ruolo di grande peso e significato per favorire una forte dinamica di integrazione tra il mercato europeo e americano, ad esempio attraverso gli approfondimenti in corso a Bruxelles per realizzare un “single market” euroamericano, con la riduzione delle barriere tariffarie e il lavoro sugli standard. Sono misure che faciliterebbero molto la crescita e l’occupazione. In questo l’Italia ha un ruolo chiave nei rapporti transatlantici».
Roma intende lanciare una Conferenza per la cooperazione con i Paesi del Mediterraneo, che potrebbe diventare uno strumento permanente per favorire il rilancio dei Paesi cambiati dalla primavera araba. Washington è favorevole?
«C’è molto apprezzamento per l’enfasi che l’Italia sta dando al rapporto con i Paesi del Mediterraneo, per favorire il rafforzamento della democrazia. Processi come la primavera araba attraversano sempre tempeste e temporali. A Washington però c’è un senso di fiducia ed incoraggiamento per il ruolo costruttivo che possiamo avere sul piano bilaterale, e per riequilibrare le politiche europee di vicinato con il Mediterraneo, a partire dal prossimo periodo di prospettive finanziarie».
Come pensate di fermare la repressione in Siria?
«Abbiamo discusso dell’impegno a favorire una soluzione politica, e del fortissimo disappunto per la mancata approvazione della risoluzione Onu, che avrebbe dato ad Assad un segnale preciso, per uscire di scena o porre termine alle violenze. Condividiamoil lavoro della Lega Araba e l’intenzione di inviare una nuova missione di osservatori più incisiva e numerosa, per verificare le responsabilità ed esporre il regime. Questa missione potrebbe essere sostenuta da un gruppo di Amici del popolo siriano o della democrazia in Siria, composto dalla Lega Araba, il Consiglio di Cooperazione del Golfo e l’Unione europea, affinché presenti un fronte più ampio capace di cambiare radicalmente gli equilibri politici in modo rispettoso della volontà democratica del Paese».
Avete considerato l’opzione militare?
«Non ne ho avuto alcuna conferma. Sarebbe ardito pensare ad azioni umanitarie sostenute dalla forza, senza un passaggio al Consiglio di Sicurezza dell’Onu o l’appoggio della Lega Araba. Non è questa l’intenzione degli americani o degli europei».
Sull’Afghanistan, in vista del vertice Nato di Chicago, resta confermato il 2014 per il ritiro? E l’Italia che sostegno darà dopo quella data?
«Il percorso delineato a Lisbona verrà confermato a Chicago. Ci potrà essere un’accelerazione nel 2013, ma resterà una presenza fino al 2014. C’è grandissimo apprezzamento del lavoro eccellente compiuto dai soldati italiani per la sicurezza, l’addestramento delle forze locali e lo sviluppo della società civile».
Le sanzioni appena approvate contro l’Iran basteranno a risolvere la crisi, o bisogna considerare l’ipotesi militare?
«Abbiamo parlato di attuazione delle sanzioni. C’è consapevolezza che l’Italia sopporta dei costi, ma partecipa ad una linea a doppio binario: riportare l’Iran al tavolo della trattativa per evitare la militarizzazione del programma nucleare, e sostenere il sistema sanzionatorio. Sui temi strategici generali, poi, ci siamo accordati per tenere consultazioni più frequenti».