Salgono a 145 gli enti locali attualmente sciolti in Italia. 45 di questi sono stati commissariati per infiltrazioni mafiose.
«Nell’ultimo mese e mezzo, dal 1° dicembre 2019 a oggi, sono stati sciolti 26 comuni. Cinque di questi sono stati commissariati per infiltrazioni della criminalità organizzata. Si tratta di Africo e San Giorgio Morgeto (Reggio Calabria), Carmiano (Lecce), Mezzojuso (Palermo) e Scanzano Jonico (Matera)». Allarmanti i dati emersi dalla ricerca pubblicata da Openpolis.it sulle ragioni che hanno portato al commissariamento dei comuni italiani: «La causa più frequente degli scioglimenti attualmente in corso sono i motivi politici (59). Seguono le infiltrazioni criminali (45)… Nel centro-nord prevalgono i motivi politici (60%), al sud quelli per mafia (45,5%)»
Gli scioglimenti in corso
Salgono così a 143 i comuni attualmente sciolti in Italia. A questi si aggiungono 2 aziende sanitarie calabresi. La regione con più scioglimenti in corso è la Calabria, con 29 enti interessati. Seguono Sicilia (22) e Campania (19). La Calabria è la regione con più comuni attualmente sciolti
La causa più frequente degli scioglimenti attualmente in corso sono i motivi politici (59). Seguono le infiltrazioni criminali (45). Tra le cause politiche, quella che più spesso hanno portato al commissariamento sono state le dimissioni del sindaco (29 casi) e quelle dei consiglieri (27 casi). Quella meno frequente è la sfiducia al sindaco (3 casi).
Il dato cambia in base all’area di riferimento. Nel mezzogiorno, la causa più frequente sono le infiltrazioni della criminalità organizzata (45% dei casi), seguiti dai motivi politici (33%). In Italia settentrionale invece prevalgono i motivi politici (60%), seguito dai casi di decesso, impedimento, decadenza o incandidabilità del sindaco (25,71%).
Nel centro-nord prevalgono i motivi politici, al sud quelli per mafia
Scioglimenti attualmente in corso per motivo
Anche nel centro Italia prevalgono i motivi politici (45,5% dei casi), seguiti da decesso, impedimento e decadenza del sindaco (36,4%).
Torna un’amministrazione elettiva in 7 comuni commissariati per infiltrazioni.
Da segnalare che a novembre sono andati al voto 8 comuni sciolti nel 2017 per infiltrazioni della criminalità organizzata. I nuovi organi elettivi si sono costituiti a Cassano allo Ionio, Cropani, Marina di Gioiosa Ionica, Petronà, Isola di Capo Rizzuto, Lamezia Terme e Valenzano (negli ultimi 3 comuni dopo il ballottaggio). A Brancaleone è invece mancato il quorum dei votanti: per questo comune proseguirà il periodo di commissariamento fino al successivo turno elettorale.
Gli ultimi commissariamenti per mafia
Nell’ultimo mese e mezzo sono stati commissariati per infiltrazioni della criminalità organizzata 5 comuni.
Due di questi sono già entrati in vigore con un decreto del presidente della Repubblica. Si tratta di Africo (Reggio Calabria) e Carmiano (Lecce).
Nel dicembre scorso, il consiglio dei ministri ha deliberato anche il commissariamento per infiltrazioni criminali dei comuni di Mezzojuso (Palermo), Scanzano Jonico (Matera) e San Giorgio Morgeto (Reggio Calabria). E ha prorogato di sei mesi la gestione straordinaria dei comuni di Vittoria (Ragusa), San Biagio Platani (Agrigento), Siderno (Reggio Calabria).
Il 2019 si chiude quindi con 21 commissariamenti per infiltrazioni criminali.
Salgono a 340 i commissariamenti per mafia dal 1991
Andamento delle procedure relative agli enti attenzionati per infiltrazioni criminali (1991-2019)
Le cause degli ultimi commissariamenti per mafia
Dalle relazioni allegate all’atto di commissariamento, possiamo ricostruire le cause che hanno portato allo scioglimento per infiltrazioni criminali.
Nel caso del comune di Africo (già commissariato per mafia nel 2003 e 2014) le relazioni si soffermano sulle infiltrazioni della ’ndrangheta nei comuni della costiera jonica e nel potere di condizionamento delle istituzioni locali, al fine soprattutto di utilizzare le risorse degli appalti pubblici. A partire dal momento elettorale, le relazioni indicano una rete di frequentazioni e relazioni di parentela e di affinità che legavano alcuni amministratori locali e dipendenti ad esponenti dei clan locali.
Per quanto riguarda Carmiano le relazioni, dopo aver sottolineato la forte presenza nel territorio della Sacra corona unita e le risultanze di un’inchiesta della procura di Lecce sulle infiltrazioni nell’amministrazione locale che ha coinvolto anche il sindaco, si soffermano sulle gravi e ripetute irregolarità evidenziate dalla commissione di accesso nella gestione degli appalti.
Si segnala che a dicembre sono state pubblicate le motivazioni della sentenza del Tar Lazio (n. 14704 del 2019) che ha respinto il ricorso presentato dal sindaco di Briatico (Vibo Valentia) contro lo scioglimento dell’amministrazione comunale del 2018. Il giudice amministrativo ha ritenuto fondati gli elementi raccolti dalla commissione di accesso, con particolare riferimento alla posizione del sindaco, confermati anche dalla recente sentenza di primo grado del giudice penale.
Gli accessi in corso
Oltre agli enti già sciolti, è importante segnalare le amministrazioni per cui è stata istituita una commissione di accesso, che – in base alla legge – deve verificare se vi siano i presupposti per lo scioglimento per infiltrazioni criminali.
In assenza di un obbligo per il governo di comunicare alle camere (o di pubblicare in gazzetta ufficiale) l’istituzione di una nuova commissione di accesso (una modifica del testo unico sugli enti locali sarebbe quanto mai opportuna) è molto difficile ricostruire l’esistenza di queste commissioni e la loro durata nel tempo, che la legge fissa in un massimo di sei mesi. Dalle fonti ufficiali (cui facciamo riferimento nelle nostre elaborazioni) gli accessi in corso avvenuti nell’ultimo anno sono stati almeno 8 (un’azienda sanitaria e 7 comuni), di cui 3 localizzati nel nord Italia.
Gli accessi in corso
Enti per cui è stata comunicata ufficialmente l’istituzione di una commissione di accesso negli ultimi mesi
Gli ultimi scioglimenti per altri motivi
Da dicembre a oggi, oltre ai commissariamenti per mafia già visti, ci sono stati anche 21 scioglimenti di comuni per altre ragioni.
La causa di gran lunga prevalente è un contrasto politico nella maggioranza. Una tendenza in linea con quella degli ultimi anni: gli scioglimenti per motivi politici sono diminuiti, ma restano ancora la causa principale dei commissariamenti.
I motivi politici restano la prima causa di scioglimento anticipato
Scioglimenti dei comuni per motivo (2010-2019)
In particolare, 10 comuni sono stati commissariati per dimissioni dei consiglieri. Si tratta di Sant’Anastasia, Casavatore e Casandrino (Napoli), Corte Franca e Quinzano d’Oglio (Brescia), Santa Domenica Vittoria (Messina), Ovaro (Udine), Cellole (Caserta), Sant’Agata di Esaro (Cosenza), Alpignano (Torino). Altri 5 per dimissioni del sindaco: Crotone, Imola (Bologna), Recoaro Terme (Vicenza), Vistarino (Pavia) e Monteroni (Lecce). In un caso (Civitaquana, provincia di Pescara) lo scioglimento è stato causato da una mozione di sfiducia al sindaco da parte del consiglio comunale.
Oltre ai motivi politici, in 3 casi il comune è stato sciolto per decadenza del sindaco. A Scheggino (Perugia) e Borgomezzavalle (Verbano-Cusio-Ossola) la decadenza è dovuta all’elezione del sindaco a consigliere regionale. Nel caso di Pagani (Salerno) la dichiarazione di incandidabilità del neosindaco è stata sancita da sentenza della Cassazione, dopo che lo stesso comune era stato sciolto nel 2012 per infiltrazioni della criminalità organizzata: la vicenda è stata anche oggetto di numerose interrogazioni parlamentari.
Non risultano ancora note, attraverso fonti ufficiali, le motivazioni dello scioglimento del comune di Ortacensus (Sud Sardegna).