Crisi uguale cambiamento. E più rapidamente cambiano le cose, più crisi ci saranno. La nostra vita è fatta di un costante stato di cambiamento. Cosa fare allora? La cosa più importante da sviluppare, crisi o non crisi, è accettare di stare dentro il sistema, per quanto turbolento esso sia.
Accettare di stare nel mondo, nell’era del capitalismo intellettuale, vuol dire che il lavoro che innova diventa più importante del lavoro che replica ed esegue. In altri termini, il lavoro torna ad essere competente e, come sanno bene i professionisti associativi, diventa professione anche attraverso i meccanismi di scambio e condivisione in Rete. Ma se tutto diventa più rapido, questo vuol dire che si modifica anche la validità nel tempo di una conoscenza e di una competenza.
La sfera della vita lavorativa si è accorciata: negli anni ’70 del secolo scorso era normale che un giovane entrasse in azienda con la prospettiva di restarci per 30 anni svolgendo la stessa mansione, più o meno con gli stessi strumenti e le stesse tecniche. Oggi il tempo di vita di una tecnica produttiva (o di un prodotto o di un materiale) non si misura più in decenni ma in anni o, addirittura, in mesi.
D’altra parte, se analizzassimo le principali serie statistiche, scopriremmo una cosa molto interessante: nelle maggiori crisi finanziarie ed economiche di cui abbiamo memoria, circa l’80% del denaro passa di mano, ovvero passa da chi era molto più ricco a chi lo era molto meno. Ad esempi, alcune delle grandi multinazionali che oggi ci sembrano invincibili hanno visto la luce durante la crisi del 1929. Le crisi sono allora momenti dove potenzialmente si annidano tante opportunità. Ma, in questo contesto che genera ansia ma anche possibilità, quali sono le traccianti di sviluppo delle professioni del futuro, quelle vincenti e quelle perdenti, quelle innovative e quelle in trasformazione? Parliamoci chiaro: nessuno ha la palla di vetro e cavalcare i momenti di crisi richiede, in primo luogo, preparazione e sacrificio. Senza dimenticare qual è e quale sarà il futuro ruolo dei social media. Il web attualmente offre una gamma impressionante di opportunità perché ogni piattaforma ha caratteristiche peculiari che la differenzia dalle altre.
Molti studi di società di ricerca e di consulenza specializzate dimostrano che, a livello globale, per ogni posto di lavoro distrutto nelle imprese di piccole e medie dimensioni da Internet, una media di 2,6 nuovi posti di lavoro sono stati creati. E’ la fine dell’occupazione come l’avevamo pensata in passato. Sempre più le persone dovranno essere imprenditori che vendono le proprie competenze sul mercato attraverso livelli di maggiore responsabilizzazione nei confronti di sé stessi e degli altri. In ogni caso, lo sviluppo delle competenze consente non solo di ottenere un posto di lavoro migliore ma anche di contribuire attivamente a un’economia innovativa. E, negli ultimi anni, la richiesta di soggetti ad alto livello di conoscenza e di intelligenza è cresciuta sempre di più. E questo perché è possibile sfuggire alla crisi scegliendo la professione giusta.
È anche questo il ruolo delle associazioni professionali: ricordarci che, in Italia, ci sono anche professioni che mostrano tuttora una crescita costante con figure professionali che non sembrano registrare battute d’arresto. Anzi. Tra le professioni che meglio di altre stanno uscendo dai cambiamenti strutturali in atto nel sistema produttivo italiano, ci sono proprio le professioni associative: è una crescita che va al di là del settore che le domanda e che riguarda professioni di progettazione e sviluppo di nuovi prodotti e servizi nel settore industriale e nel settore dei servizi alla persona.
Nel mio ultimo libro “Come fare soldi nei periodi di crisi”, scritto insieme ad un imprenditore di successo come Roberto Barbato, che uscirà in tutte le librerie il 2 luglio prossimo, pubblicato da “Il Sole 24 Ore”, vengono segnalate una serie di attività, nate e cresciute attraverso il contributo delle nostre associazioni professionali, che possono rappresentare un trampolino importante per il futuro personale e collettivo dei nostri giovani e del nostro Paese.
di Angelo Deiana, Redazione fareCentro.org, Presidente del Comitato Scientifico del CoLAP