Avanti tutta con la legge di stabilità al Senato, sprint alla Camera per evitare la decadenza del decreto-sviluppo, taglio delle Province al test decisivo sempre a palazzo Madama. E poi probabilmente quasi più niente: l’orologio delle leggi sta per fermarsi.
Con la legislatura ormai giunta agli sgoccioli, le Camere fanno il conto alla rovescia dei giorni di lavoro reali che ancora restano prima del “romepete le righe”.
E dunque delle riforme grandi e piccole che possono coltivare qualche speranza di tagliare il traguardo finale. Ma il bilancio è amarissimo, sia che lo scioglimento arrivi a Natale (voto a febbraio) o ai primi di gennaio (voto ad aprile).
Per questo, la settimana parlamentare che inizia oggi sarà decisiva, anche per valutare l’atteggiamento del Pdl in occasione delle votazioni in aula e nei lavori delle commissioni, che a questo punto diventano strategici come cartina di tornasole delle briciole di speranza per molti provvedimenti di diventare legge.
Sulla legge di stabilità in questi giorni la commissione Bilancio del Senato voterà gli emendamenti. Il programma attuale prevede l’approdo in aula da martedì 18, poi toccherà alla Camera, che a quel punto dovrebbe occuparsene solo per una settimana: l’obiettivo è di chiudere la partita entro il 24 dicembre, a meno che non si aprano finestre fino al 29.
Il decreto-sviluppo dovrà essere invece varato in via definitiva dalla Camera (ancora in soli sette giorni) entro la scadenza del 18 dicembre.
Tutto questo mentre la legge elettorale è finita nel dimenticatoio e il decreto sul taglio delle Province (scade il 5 gennaio) dovrebbe arrivare domani in aula al Senato per poi essere trasmesso alla Camera, che a quel punto potrebbe forse solo decretarne il fallimento.