Barca: investimenti al sud per creare subito posti di lavoro

tratto da Il Messaggero di Giovedì 08 Dicembre 2011

di Diodato Pirone

ROMA – Da 20 giorni un keynesiano è tornato ad aggirarsi nelle stanze di palazzo Chigi. E’ il ministro della Coesione, Fabrizio Barca, ex Bankitalia, ex direttore generale del Tesoro, autore di una pila di libri economici firmati per Donzelli. In qualità di «regista», Barca fa parte della triade di ministri (gli altri sono gli «operativi» Corrado Passera allo Sviluppo e Francesco Profumo all’Istruzione), cui Mario Monti ha affidato la missione cui tiene di più: non la manovra di risanamento, ma il ritorno, il più rapido possibile, alla crescita. All’ora di pranzo in uno studio luminosissimo ma rovinato da un ingombrante mazzo di iris («Finora ho inutilmente chiesto di eliminare i fiori», si scusa), il ministro apre un vecchio libro sui distretti industriali nel Mezzogiorno («Nel ’51 ce n’erano più di oggi», sospira) e inizia a rispondere alle domande.

C’era proprio bisogno di un ministero per il Sud?

«In realtà continuo a fare il lavoro del mio predecessore, Raffaele Fitto, e non mi occupo solo di Mezzogiorno ma anche delle aree sottosviluppate del Centro e del Nord».

Ma qualche differenza salta agli occhi. Monti le ha messo a disposizione subito la bellezza di 3 miliardi, aggiunti ai 2,6 miliardi dei quali ministeri e Regioni stavano già decidendo il destino. Una somma davvero notevole dati i tempi. Che ne farà?

«Alle Regioni sto dicendo che Roma è tornata ad occuparsi del territorio. Staremo al loro fianco, le controlleremo, daremo loro dei premi se faranno bene, cuciremo assieme ai ministeri i migliori programmi di investimento».

Ma cosa farete in concreto?

«Concentreremo gli investimenti lungo quattro direttrici: scuola, digitale, ferrovie, occupazione. Entro il 15 dicembre dobbiamo stabilire insieme alle Regioni, anche litigando, quali progetti finanziare nel medio termine e contemporaneamente come creare posti di lavoro subito».

Ecco Keynes. Ministro, ma può una ricetta come quella keynesiana riaccendere i motori dell’economia italiana spenti da più di 10 anni?

«Quello che mi preoccupa non è l’effetto keynesiano in sé, quello della maggiore spesa pubblica, ma è spendere senza avere un progetto. La nostra missione è quella di aiutare i ministeri e le Regioni a scegliere le idee migliori non tante idee».

In quale scenario?

«Dobbiamo creare ricchezza sul territorio. Faccio un esempio. Il Sud, escluso l’idroelettrico, copre il 13,8% dei propri consumi di energia con le rinnovabili contro il 5% del Centronord. Però le pale che producono elettricità eolica non vengono prodotte nel Sud. Dunque il Mezzogiorno produce molta energia pulita con attrezzature fabbricate altrove. Così non va bene».

Chi ci assicura che i 5 miliardi e rotti di cui dispone saranno spesi bene?

«Intanto io coordino i progetti ma non gestisco neanche un euro».

Bene, ma nella sostanza?

«Se Roma e le Regioni lavorano bene i risultati si vedono. Il ministero dell’Istruzione è passato dal 14% al 39% nella capacità di spesa dei fondi europei. Moltiplicheremo questo esempio».

Cosa porta l’accordo Stato-Regioni per l’occupazione?

«A nuovi posti di lavoro in tempi celeri. Dobbiamo spendere subito i soldi del Fondo per l’occupazione europeo».

Di che cosa si tratta?

«L’Unione europea rimborsa il 50% dello stipendio alle imprese che assumono persone in particolare stato di svantaggio come ad esempio disoccupati di lungo periodo, persone con basso grado di istruzione o con più di 50 anni, donne in settori dopo l’occupazione è esclusivamente maschile. E poi…».

Poi?

«Beh, abbiamo appena varato uno sgravio Irpef di oltre 15 mila euro annui per ogni nuova assunzione di giovani e donne».

Basterà a ridare fiato ai disoccupati del Sud?

«Mi aspetto molto dagli investimenti per far recuperare al Sud il terreno perso sul digitale. Non si tratterà solo di estendere la banda larga ma anche di creare Centri di competenza».

Per creare occupazione in tempi rapidi generalmente si finanzia l’edilizia.

«Concentrare gli investimenti nella scuola o nelle ferrovie significa anche edilizia scolastica e opere pubbliche cantierabili subito».

Un’ultima domanda: che fine faranno i fondi Fas, Fondi per le aree sottosviluppate, cui il precedente governo attingeva per ogni problema, come fossero un bancomat?

«Non ci sarà alcun definanziamento ma al momento l’amministrazione non sa dirci qual è la situazione dei Fas».

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