3. Politiche volte a contrastare i fenomeni di discriminazione
Il tema dell’adozione di una strategia nazionale in materia di prevenzione, contrasto e rimozione delle discriminazioni costituisce un ambito di primaria rilevanza e di sicura priorità nel più generale contesto della promozione del principio delle pari opportunità per tutti.
In questo senso occorre rammentare che l’attuale quadro normativo nazionale è stato progressivamente strutturato soprattutto, se non esclusivamente, in riferimento agli adempimenti internazionali assunti dall’Italia rispetto all’attuazione della Convenzione internazionale contro il razzismo. Vorrei in questa sede e in conclusione di questo mio intervento rimarcare la concretezza delle azioni e l’autorevolezza di ruolo che l’Ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o sull’origine etnica, meglio conosciuto come UNAR, ha raggiunto. Tale Ufficio, operante presso il Dipartimento per le Pari opportunità, a partire dal 2010, ha svolto un fondamentale e meritorio ruolo di ascolto, tutela e interlocuzione con il sistema delle autonomie locali, parti sociali, settori del no profit e dell’associazionismo di riferimento, assicurando l’esercizio concreto del principio di non discriminazione sancito innanzitutto dall’articolo 3 della nostra Costituzione, anche in merito a fattispecie concrete di discriminazioni connesse alla disabilità, all’età, alla religione, all’orientamento sessuale, tanto che, per quanto riguarda l’anno appena concluso, è pari al 12% delle istruttorie complessivamente trattate dall’Ufficio la percentuale di eventi reali concernenti discriminazioni diverse da quelle etnico-razziali.
Vorrei di seguito ribadire alcune priorità che costituiranno le direttrici dell’azione del Governo nella lotta alla discriminazione:
– un’azione di sostegno al percorso di esame e approvazione, in ambito europeo, della proposta di direttiva dell’Unione europea contro le discriminazioni (cosiddetta direttiva “orizzontale”) varata dalla Commissione europea fin dal 2008 e tuttora in fase di discussione;
– a seguito dell’attività di condivisione con Regioni ed Enti locali di accordi finalizzati alla istituzione di centri territoriali contro le discriminazioni realizzata nella seconda metà del 2011, un’azione sistematica di formazione e aggiornamento degli operatori pubblici e privati che a vari livelli entreranno nel “Sistema UNAR” (centri servizi immigrati, agenzie per l’impiego, associazionismo etc.);
– sul tema delle discriminazioni nei luoghi di lavoro, unico ambito per il quale peraltro è prevista una copertura normativa anche al di fuori delle discriminazioni etnico-razziali, la definizione di una strategia nazionale sul tema, partendo dal rafforzamento delle competenze della cabina di regia UNAR – Parti sociali e prevedendo la definizione di un Piano di azione contro le discriminazioni nei luoghi di lavoro che:
a. sistematizzi e implementi azioni positive quali “Diversità Lavoro” e “Carta delle Pari Opportunità”;
b. preveda l’istituzione, in ambito PA, di una banca dati dei Comitati Unici di Garanzia e la costituzione di una rete nazionale dei rispettivi referenti
c. individui, anche mediante l’opportuno coinvolgimento della Conferenza dei Presidenti delle Regioni, un programma di azioni positive per l’inserimento lavorativo di alcuni target ad elevato rischio di discriminazione (quali gli over 50 e le persone transessuali).
Infine, vorrei ricordare come, nel contesto del contrasto alla discriminazione, la lotta contro l’omofobia costituisce una delle priorità del Programma 2010 – 2014 per lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia adottato dal Consiglio Europeo, nel quale si sottolinea come la diversità sia fonte di ricchezza per l’Unione. L’impegno ad una maggiore sensibilizzazione su tale tema risulta in linea con il contenuto delle risoluzioni adottate dal Parlamento Europeo con cui si invitava la Commissione Europea a proporre un atto legislativo per combattere l’omofobia mediante il diritto penale. Sappiamo come una norma in materia non sia presente nel nostro ordinamento, pur più volte proposta e respinta nelle sedi di iter parlamentare. Segnalo che una nuova proposta è stata recentemente ripresentata e ritengo che essa vada attentamente valutata nel novero dell’impegno del Paese a lottare contro ogni forma di violenza e discriminazione.