Audizione di rappresentanti di Cittadinanzattiva, di Transparency International Italia e dell’Associazione nazionale costruttori edili (ANCE)

CAMERA DEI DEPUTATI – XVI LEGISLATURA

COMMISSIONI RIUNITE

I (AFFARI COSTITUZIONALI) E II (GIUSTIZIA)

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA

Seduta di martedì 13 settembre 2011

INDAGINE CONOSCITIVA NELL’AMBITO DELL’ESAME DEI PROGETTI DI LEGGE RECANTI DISPOSIZIONI PER LA PREVENZIONE E LA REPRESSIONE DELLA CORRUZIONE E DELL’ILLEGALITÀ NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE (C. 4434 GOVERNO, APPROVATO DAL SENATO, C. 3380 DI PIETRO, C. 4382 GIOVANELLI, C. 3850 FERRANTI, C. 4516 GARAVINI E C. 4501 TORRISI)


PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca, nell’ambito dell’indagine conoscitiva attinente all’esame dei progetti di legge C. 4434 Governo, approvato dal Senato, C. 3380 Di Pietro, C. 4382 Giovanelli, C. 3850 Ferranti, C. 4516 Garavini e C. 4501 Torrisi, recanti disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione, l’audizione di rappresentanti di Cittadinanzattiva, di Transparency International Italia e dell’Associazione nazionale costruttori edili (ANCE).

Do la parola ai nostri ospiti, a partire dal rappresentante di Cittadinanzattiva, Vittorino Ferla. Invito gli auditi a consegnare agli uffici eventuali documenti scritti, in modo che si possano riprodurre e mettere in distribuzione.

VITTORINO FERLA, Rappresentante di Cittadinanzattiva. Buongiorno a tutti e grazie per l’invito a questa audizione.

Cittadinanzattiva è da diversi anni impegnata sul versante della lotta agli sprechi e alla corruzione nelle amministrazioni pubbliche, in particolare sul tema della trasparenza e della valutazione dell’efficacia dell’azione pubblica. Da questo punto di vista, il nostro contributo anche al percorso di riforma avviato con il decreto legislativo n. 150 del 2009 è stato importante.

In questo senso, ci pare utile lo sforzo che viene fatto con il disegno di legge del Governo, rispetto al quale, tuttavia, non possiamo fare a meno di esprimere alcune osservazioni critiche. A nostro avviso, già in questa fase, dopo un paio di anni dalla riforma Brunetta, il processo sembra essersi impantanato e il cammino in qualche modo interrotto. Lo dico non soltanto alla luce delle valutazioni delle organizzazioni civiche che seguono il processo di applicazione, ma anche alla luce dello stesso seminario organizzato dalla CiVIT (Commissione indipendente per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche) nello scorso marzo, che ha fatto il punto della situazione rispetto all’attuazione della riforma.

In particolare, una serie di questioni riguarda l’attuazione del citato decreto legislativo n. 150 del 2009, e soprattutto i lavori della Commissione. È evidente che i tagli della manovra finanziaria dello scorso anno hanno fortemente limitato l’attuazione della riforma: è complicato immaginare un sistema premiale per i meritevoli; alcuni pezzi di amministrazioni pubbliche sembrano essersi già sganciati dai controlli di legge. Peraltro, pare ancora esservi un conflitto fra il ruolo degli organismi di valutazione indicati da quella riforma e il tradizionale sistema di controlli corporativi in commissioni paritetiche.

Questo è un punto di debolezza molto rilevante, che inevitabilmente si ripercuote anche sull’approvazione del disegno di legge di cui parliamo questa mattina.

La seconda questione riguarda il ruolo della CiVIT. Un primo punto rilevante che ha a che fare anche con il disegno di legge in oggetto riguarda il tema dell’indipendenza della Commissione. È molto importante che il disegno di legge individui come obiettivo l’istituzione di un’autorità nazionale anticorruzione, anche in applicazione del diritto internazionale, ma allo stesso tempo non possiamo non segnalare il fatto che l’autorità nazionale anticorruzione deve essere un organismo indipendente, cosa che non potrà essere nel momento in cui questa autorità coinciderà con la CiVIT.

Apprezziamo certamente l’idea che non si moltiplichino gli enti pubblici, ma allo stesso tempo, se è corretto concentrare queste competenze, quindi anche quelle della lotta anticorruzione all’interno della CiVIT, non possiamo fare a meno di sottolineare una carenza di fondo insita nella natura della Commissione, ossia il fatto che la stessa non è indipendente dal Governo.

Questo ha significato che anche nel processo che noi abbiamo sotto gli occhi, in questi due anni, la selezione dei commissari è stata inevitabilmente sottoposta alle tradizionali logiche lottizzatorie da parte dei partiti. La Commissione si è concentrata soprattutto su un’attività di ordine formale, in particolare con l’emanazione di delibere su regolamenti e norme, l’adempimento di atti burocratici, ma è assente un approccio manageriale, manca una capacità di governo del sistema. La cosa ci preoccupa anche in vista delle nuove competenze che alla CiVIT verrebbero affidate. È mancato fino ad oggi un serio coinvolgimento dei cittadini e si tratta di un aspetto per noi, ovviamente, rilevante. Su questo punto ritornerò più avanti.

C’è un elemento di ulteriore preoccupazione. Le Commissioni sono certamente a conoscenza del fatto che la CiVIT, purtroppo, sta lavorando anche in condizioni di organico ridotto per le dimissioni di due commissari. Nel caso del professor Micheli, non si è trattato di dimissioni senza significato; al contrario, a queste dimissioni sono state date motivazioni abbastanza precise che, in qualche modo, ricalcano le osservazioni fin qui condotte, con riguardo dunque alla scarsa efficacia ed efficienza di questa Commissione e con molti dubbi sul lavoro e sulla reale produttività della stessa. Questo è un punto di cui non possiamo tacere nel momento in cui si discute di questo disegno di legge.

Gli stessi commissari della CiVIT hanno «confessato», nel corso dell’ultimo seminario condotto: «abbiamo le scarpe strette». Questa espressione significa sostanzialmente che ci sono una serie di problemi che vanno colti. In particolare, meno della metà delle amministrazioni pubbliche, fino ad oggi, ha realizzato i piani per la trasparenza; questo evidentemente non è un buon viatico, in vista del fatto che bisognerà fare lo stesso lavoro sul piano della lotta alla corruzione, e soprattutto ci dice qualcosa in termini di accountability. A nostro avviso, è necessario che vi siano degli strumenti che in qualche modo stabiliscano un sistema di premi e sanzioni per le amministrazioni virtuose e non virtuose. Allo stesso tempo, mancano strumenti per la raccolta delle segnalazioni dei cittadini. Se questo è un tema di cruciale rilevanza nell’ambito della trasparenza delle amministrazioni pubbliche, a maggior ragione crediamo possa diventarlo nell’ambito della lotta alla corruzione, ed è evidente il nesso fra i due temi. Sotto questo profilo, invitiamo le Commissioni a valutare strumenti ulteriori da introdurre nel disegno di legge relativi al coinvolgimento dei cittadini, in particolare attraverso la raccolta di segnalazioni.

Non ci sono chiari i rapporti che intercorreranno fra Dipartimento della funzione pubblica e autorità anticorruzione. Lo sottolineiamo anche alla luce della mancata indipendenza nella selezione dei commissari e, comunque, nella nomina della CiVIT. Inevitabilmente vi saranno una serie di conflitti di competenze e di attribuzione, con il forte rischio che l’autorità anticorruzione sia semplicemente uno strumento per la ratifica di piani e iniziative che saranno sostanzialmente realizzati dal Dipartimento della funzione pubblica.

In questo senso, siccome nel disegno di legge si fa nuovamente riferimento al tema della trasparenza dell’attività amministrativa, che è normato già in altre leggi dello Stato, noi vogliamo esprimere alcune perplessità rispetto al tema dell’accesso totale alle informazioni, che è dichiarato ma non è reale, in particolare quando si fa riferimento ai soli portatori di interesse rispetto alle informazioni. Noi chiediamo che l’accesso debba essere davvero totale per tutti i cittadini e non abbia le restrizioni e le limitazioni che allo stato attuale ancora esistono.

C’è il forte rischio, in altri termini, che questo accesso alle informazioni sia alla fine sempre filtrato da una selezione che viene fatta a monte dalle amministrazioni pubbliche; viceversa, noi riteniamo che l’informazione debba vertere anche sull’attività e non soltanto sul prodotto finale. Bisognerà pubblicare i provvedimenti, ma allo stesso tempo è molto importante che la trasparenza sia presente fin dal momento della formazione dell’atto. Questo è un tema cruciale, su cui probabilmente queste Commissioni potrebbero fare un supplemento di riflessione, proprio per intervenire sui limiti della riforma Brunetta, di cui adesso ovviamente abbiamo qualche contezza, essendo trascorsi due anni dall’approvazione.

Tengo a sottolineare ancora che nella parte relativa all’affidamento di lavori, forniture e servizi, quindi nella parte relativa agli appalti, credo possa essere utile valutare anche l’introduzione di strumenti di controllo e di partecipazione civica. Noi riteniamo che vi siano diversi esempi, anche recenti – basti pensare, per esempio, alla ricostruzione post-terremoto dell’Aquila – in cui probabilmente un coinvolgimento dei cittadini fin dall’inizio, anche nella ricostruzione, nel ripensamento dei lavori, sarebbe stato cruciale. Come organizzazione di cittadini e di consumatori, riteniamo ovviamente che questo sia rilevante anche in ambiti meno clamorosi: basti pensare, per esempio, alla fornitura di servizi, a tutta la partita che si gioca a livello di aziende sanitarie locali, a livello del mondo della sanità. Stiamo parlando di un tema evidentemente cruciale, poiché sappiamo che il 70 per cento del budget delle regioni è dedicato a questo ambito. Non c’è qui il tempo per approfondire questo tema, sul quale peraltro voi siete ovviamente avvertiti, ma proprio per questo motivo vale la pena di stabilire strumenti di osservazione, di coinvolgimento, di partecipazione dei cittadini nel momento dell’affidamento degli appalti e nei lavori successivi.

Faccio ancora un riferimento ad alcune delle questioni sollevate, per esempio, anche dalla Corte dei conti, in particolare la questione strettamente legata al tema della lotta alla corruzione, quella relativa alla riforma della giustizia. Noi riteniamo che il rischio di interruzione dei processi, il rischio dei termini di prescrizione brevi e via dicendo non siano un sostegno alla lotta alla corruzione. In questo senso, ci piace segnalare in questa sede il fatto che nella finanziaria del 2007 è stata approvata una norma che riguarda la confisca e l’uso sociale dei beni dei corrotti – questo è stato, peraltro, il frutto di un’iniziativa delle organizzazioni civiche, che poi ha trovato accoglienza in Parlamento – ma ad oggi l’attuazione di quella norma è sostanzialmente sospesa. Si tratta di una norma importante perché, da una parte, offre degli strumenti di lotta alla corruzione e, dall’altra, strumenti di recupero di risorse sottratte alla comunità che possono essere utilmente reinvestite. Credo che un impegno, nel disegno di legge, a una piena attuazione di quella norma e ad una estensione dei poteri ispettivi anche all’attuazione di quella norma sia rilevante.

Un ultimo punto riguarda il tema dell’audit civico. Da anni siamo impegnati nella valutazione civica dei servizi ai cittadini. Crediamo che questo sia uno strumento rilevante perché apre le finestre e le porte delle amministrazioni pubbliche al controllo dei cittadini. Si tratta di azioni virtuose, importanti, che hanno una ricaduta non soltanto sul piano della qualità dei servizi offerti e sull’efficacia dell’azione amministrativa, ma anche sulla trasparenza dei processi e di quelle azioni che in molti casi sono realizzate alla fine proprio per migliorare la qualità e le condizioni di vita dei cittadini.

Ci impegniamo a inviare alle Commissioni un testo scritto che raccolga questi suggerimenti. Grazie

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