In essi si afferma un metodo nuovo di guardare e di affrontare il rischio mafioso, anche con il coinvolgimento delle parti sociali, chiamati dal Ministero dell’interno a costruire e a condividere un percorso di legalità che non si appiattisca sulle verifiche cartolari, ma che in maniera significativa si apra verso nuovi scenari, ponendo attenzione al contesto dell’opera, specie con riferimento alla sicurezza dei luoghi di lavoro e al rispetto delle norme di protezione sociale dei lavoratori.
Intendo, quindi, indirizzare il ruolo dei prefetti e delle prefetture verso una condivisibile esigenza, tesa a trasformare l’amministrazione pubblica in un soggetto protagonista del cambiamento. È un’opportunità che si può cogliere in vari settori degli interventi pubblici, dando seguito sollecitamente anche alle recenti indicazioni del Parlamento, che già si è espresso in tal senso in occasione dell’approvazione delle norme sulla realizzazione del Piano straordinario delle carceri, affidando proprio ai Prefetti la regia dell’esecuzione dei controlli di legalità.
È doveroso, a questo punto, che mi soffermi sul tema del controllo del territorio e del coordinamento delle forze di polizia, a poche ore dalla mia presenza alla sottoscrizione del nuovo Patto per Roma sicura. Anche in questo caso, ho potuto apprezzare il taglio innovativo dell’accordo, che tende a rafforzare strumenti e metodi condivisi, per meglio monitorare la mobilità dei fenomeni delinquenziali di inciviltà e di degrado urbano, che aggrediscono l’ampio contesto capitolino.
Specie nelle aree metropolitane di grande conurbazione, occorre coniugare le complesse esigenze di governance dei territori con quelle di flessibilità dei dispositivi di tutela della cittadinanza, di economicità dei servizi, di efficacia e di efficienza, in una congiuntura difficile che, anche attraverso l’attuazione del programma di spending review, impone il più esteso ricorso a meccanismi di sussidiarietà e di integrazione operativa.
Quanto al coordinamento delle forze di polizia, esso non potrà che continuare a giovarsi di un clima fervidamente collaborativo, divenuto ormai una connotazione stabile del loro modus operandi.
Tuttavia, la presenza di una molteplicità di operatori di polizia, in un quadro che coinvolga anche le polizie locali, non può non porsi il problema dell’ottimizzazione delle risorse e della sostenibilità finanziaria del sistema nel suo complesso, che mira a garantire il bene della sicurezza non tuttavia come variabile indipendente dalle stringenti necessità di contenimento della spesa pubblica.
Sento molto l’impegno di sostenere l’azione degli enti locali, pienamente coinvolti dal disegno di risanamento della finanza pubblica. Bisogna dare vita a uno sforzo importante di armonizzazione del quadro normativo in materia di finanza locale e di federalismo fiscale, in maniera da accompagnare il processo di riforma cercando di attenuare i possibili traumi che possono derivarne per le comunità territoriali e per i loro enti di riferimento, che sono e rappresentano la prima istanza di un modello orizzontale di presenza dei poteri pubblici.
A questo indirizzo mi ispirerò, anche nella mia funzione di Presidente delegato della Conferenza Stato-città e autonomie locali, nell’attività preparatoria di tutti i provvedimenti attuativi della normativa sul federalismo, in piena sintonia con la Presidenza del Consiglio e con i responsabili degli altri dicasteri coinvolti, nonché perseguendo con convinzione l’obiettivo di uno spassionato e produttivo confronto con il sistema autonomistico.
Sarà essenziale seguire le indicazioni che potranno venire dagli esiti della discussione parlamentare sulla Carta delle autonomie, che, come ho affermato al Senato, rappresenta uno snodo fondamentale per il completamento della riforma del Titolo V della Costituzione.
Signor presidente, onorevoli deputati, le occasioni offerte dell’audizione in Commissione sulle linee programmatiche danno modo a ciascun Ministro di interagire e di ascoltare i vostri contributi, così da mettere a fuoco gli obiettivi dell’azione di governo. Ascolterò, pertanto, con la più grande attenzione gli interventi degli onorevoli deputati, che sono certa non faranno mancare il loro prezioso apporto in termini di suggerimenti e di stimolo.
Nel ringraziarvi, colgo l’occasione per porgere a tutti i più fervidi auguri per le prossime festività.
PRESIDENTE. Grazie, Ministro. Anche noi auguriamo buone festività a lei, alla sua famiglia e ai suoi collaboratori.
Desidero intanto scusarmi con il Ministro, a nome di tutta la Commissione, per il fatto che un ritardo nei lavori dell’Assemblea ci ha impedito di iniziare l’audizione all’ora stabilita, ossia alle 14.
Avverto peraltro che alle 17 il Ministro ha un altro impegno, dovendo recarsi a firmare il Patto per Roma sicura, al quale faceva riferimento prima: vi sarei grato, pertanto, se formulaste le domande senza dilungarvi negli interventi, in modo che si possa portare a conclusione l’audizione entro le 16.45, comunque così da permettere al Ministro, che ringrazio sin d’ora, di lasciarci in tempo utile per il suo appuntamento delle 17.
Il Ministro si dichiara comunque disponibile, una volta ascoltate le domande e ove qualcuno dei colleghi non avesse la possibilità di intervenire, a concordare, eventualmente, l’invio di una sua risposta scritta o la prosecuzione dell’odierna audizione in altra seduta.
Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
PIERGUIDO VANALLI. Vorrei solamente rivolgere un saluto al Ministro, perché purtroppo lo slittamento dei lavori ci costringe, per impegni assunti in precedenza, a far rimanere in Commissione solo parte del gruppo. Mi scuso di ciò e ne approfitto per rivolgere anch’io al Ministro i miei auguri di buon lavoro.
GIANCLAUDIO BRESSA. Grazie, presidente. Rivolgo un saluto e un benvenuto al Ministro. Auguri di buon lavoro, oltre che di buon Natale. Svolgerò un intervento molto breve e metodologico, mentre altri miei colleghi entreranno nel dettaglio degli aspetti specifici.
Ho parlato di un intervento metodologico perché ritengo che, considerata la particolarità della Commissione affari costituzionali, il rapporto che si instaura tra il Parlamento e il Governo non sia banale. Noi sappiamo, per le dichiarazioni che sono state rese dal Presidente Monti e dai presidenti di gruppo durante la discussione e la votazione per la fiducia, che il Parlamento ha rivendicato per sé un ruolo da protagonista su alcuni temi, che non sono quelli più strettamente connessi alle manovre di risanamento economico e alle politiche di sviluppo.
La nostra Commissione è titolare di una parte significativa di questi argomenti. Siamo alla fine della legislatura. Questa è una Commissione che è stata impegnata molto e, probabilmente, è la Commissione che ha formulato il maggior numero di ipotesi di lavoro per l’Assemblea, ma è anche una Commissione che non è riuscita ad affrontare alcune questioni che caratterizzano un’emergenza per il Paese.
È del tutto evidente che non possiamo immaginare, perché sarebbe velleitario, che il lungo catalogo delle questioni all’ordine del giorno di questa Commissione e su cui sono state presentate proposte di legge possa essere affrontato ed esaurito. Sarebbe quanto mai opportuno e importante riuscire, però, a definire alcune priorità.
Io mi limito ad indicarne in modo esemplificativo un paio, che servono a farci capire l’importanza del rapporto che potrebbe e dovrebbe instaurarsi tra il Governo e lei, signor Ministro, da una parte, e questa Commissione e il Parlamento, dall’altra parte.
Le due questioni che voglio sottoporre alla sua attenzione sono le seguenti. Lei sa perfettamente che nel decreto-legge adottato dal Governo di cui lei è parte è contenuto un intervento in materia di province, che questa Commissione ha giudicato in maniera piuttosto critica: è piuttosto improprio, infatti, considerato che nel nostro Paese è ancora in vigore la legge n. 400 del 1988, affrontare con decreto-legge questioni che ineriscono a temi costituzionali o elettorali.
Anche grazie al lavoro che è stato svolto nelle Commissioni bilancio e finanze, il testo iniziale del Governo è stato modificato, ragion per cui abbiamo di fatto un anno di tempo per affrontare la questione delle province. È del tutto evidente, se non vogliamo seguire pedissequamente l’ordine del giorno dettato da alcuni giornali, che essa ha a che fare molto poco con i costi della politica e molto con l’efficienza e l’organizzazione dello Stato.
In questa Commissione abbiamo iscritto all’ordine del giorno – e credo che celermente procederemo ad arrivare alla conclusione e, quindi, a portare un testo all’attenzione dell’Assemblea – la riforma della disciplina costituzionale delle province, quella che servirà anche ai colleghi del Senato a meglio definire quali saranno le funzioni fondamentali e proprie delle province nella Carta delle autonomie, cui lei ha fatto riferimento. A nostro modo di vedere, questa è una priorità, perché la questione delle province è una questione giustamente aperta, ma che – io credo – deve essere risolta razionalmente e non emotivamente.
Passo alla seconda questione che voglio sottoporle. Ho apprezzato molto il taglio che lei ha voluto dare alla sua introduzione, quando, partendo dal dramma di Firenze, ha affrontato la questione, dell’integrazione e dell’immigrazione ed ha affermato – testualmente – che ci dobbiamo ispirare a princìpi di umanità e legalità.
Io credo che ci sia un tema emergente nel nostro Paese, che non può e non deve essere continuamente messo sotto il tappeto: si tratta non tanto del tema della cittadinanza in quanto tale – un tema molto complesso e che a noi sta molto a cuore, ma che vede ancora, nel confronto tra le forze politiche presenti in Parlamento, distanze notevoli -, quanto piuttosto del tema della cittadinanza per i minori, per i ragazzi stranieri nati in Italia. Io credo che questo sia un tema attorno al quale sia ragionevolmente e seriamente possibile compiere passi in avanti di civiltà, che sarebbe tempo che questo nostro Paese riuscisse a compiere.
Mi sono limitato a indicare due temi, ma il catalogo potrebbe essere molto lungo. Credo, però, che ragioni di serietà e di rispetto reciproco non ci possano far affollare le rispettive agende, ma ci debbano consentire di convergere su alcune questioni, che possono essere risolte nell’arco del tempo – un anno e pochi mesi – che restano a disposizione di questa legislatura.
Altri miei colleghi interverranno, invece, su punti specifici con riferimento a questioni legate agli enti locali, alla sicurezza, al terrorismo, al riordino e al coordinamento della polizia.
EMANUELE FIANO. La ringrazio, presidente, e la saluto. Saluto anche i colleghi, essendo questo il mio primo giorno in questa Commissione.
Ringrazio e saluto molto anche il Ministro. Ho molto apprezzato il suo intervento e la ricchezza plurale di sensibilità sui diversi aspetti che lei ha toccato e che ha mostrato in questa presentazione delle sue linee programmatiche.