Audizione del Ministro dell’interno, Anna Maria Cancellieri, sulle linee programmatiche del suo Dicastero

Gli altri episodi di Torino e Verona, pur meno gravi nella loro triste contabilità di dolore e sofferenza umana, possono dare l’impressione o ingenerare il timore, anche per una certa concentrazione temporale, che si stia per imboccare un sentiero regressivo, al fondo del quale ci attendono pulsioni di cieca violenza. Non è così, tuttavia. Dobbiamo e possiamo credere che non sia così. La concomitanza di questi fatti, intanto, non sembra essere il frutto avvelenato della campagna di odio, né vi sono tra loro elementi di collegamento, un filo rosso, cioè, che in qualche misura ne spieghi e unifichi le ragioni.

I dati in nostro possesso raccontano, invece, di una realtà alla cui origine, in grandissima parte, vi è una disperata iniziativa individuale o l’attività di piccolissimi gruppi privi di un’anima organizzativa e ancora più approssimativi sul piano delle radici e dei riferimenti ideologici.

Anche se riportato in queste giuste dimensioni, il fenomeno dell’estremismo ideologico, permeato da esplicite ed esibite venature razziste, costituisce un fattore in preoccupante evoluzione, per il quale credo sia fondamentale non sottovalutare nulla e sviluppare, al contrario, ogni potenzialità di precoce intercettazione, grazie ad antenne sensibili in grado di percepire i segnali d’allarme che provengono, in particolare, dal mondo del web.

Occorre contrastare una lettura di questi episodi che accrediti una sorta di declinismo sociale. L’Italia è un Paese che ha grandi tradizioni di accoglienza; lo dimostra la ricchezza in cui prende forma l’offerta di assistenza e di protezione del migrante e la capacità di risposta del nostro sistema di welfare, anche se entrambe costrette a misurarsi con difficoltà di ogni genere. Non credo che una società matura possa seriamente mettere in dubbio che il fenomeno dell’immigrazione, governato alla luce delle due istanze, del tutto conciliabili nella loro ragionevolezza, di umanità e legalità, rappresenti un fattore di crescita del capitale sociale.

Quella di Firenze è al tempo stesso una tragedia e una lezione, una di quelle lezioni che non lascia indifferenti e che deve, proprio per questo, stimolare istituzioni e società a un rinnovato e responsabile impegno di vigilanza che si ispiri a equilibrio e sensibilità e scacci il pericoloso torpore delle coscienze.

Il rispetto della legalità è l’altro punto di riferimento di un discorso che esige una continua capacità di mediazione e di esplorazione di ogni possibile convergenza, come, al tempo stesso, una decisa attività di contrasto verso ogni forma di sfruttamento illegale, specie quando questo fenomeno sia espressione di una turpe logica schiavista imposta dalla mano della criminalità organizzata.

Confermo, perciò, il mio impegno, che ho già affermato in Senato, ad operare in una direzione che abbia la forza di contemperare esigenze ineludibili per una comunità civile ed aperta: una comunità che non voglia lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà e dalle paure, ma che sappia invece farsi guidare dai princìpi supremi e dai valori universali della nostra Costituzione.

È in tal senso, dunque, che darò impulso all’utilizzazione del Fondo europeo per l’integrazione, orientandone l’impiego verso forme che agevolino i percorsi di inserimento dello straniero, nel più sincero rispetto delle diversità e delle plurime identità culturali e religiose che sono presenti nel nostro Paese.

Allo stesso modo, mi impegnerò per dare applicazione all’accordo di integrazione tra lo straniero e lo Stato, seguendone attentamente le fasi della verifica e le rispondenze e coerenze ai princìpi solidaristici di ispirazione comunitaria, facendomi carico di assicurare la piena funzionalità delle prefetture, chiamate a sostenere, su questo fronte, lo sforzo maggiore e più rilevante.

In questi giorni si sono verificati episodi che, per la loro probabile matrice e per le stesse tipiche modalità esecutive, hanno riportato all’attenzione delle cronache la minaccia terroristica. Non occorre una particolare capacità diagnostica per ipotizzare che, con l’aggravamento delle condizioni socio-economiche che ha investito le democrazie occidentali e non cessa di preoccupare anche le autorità finanziarie per la crisi dei bilanci pubblici, le frange più aggressive della galassia estremista possono trovare lo slancio per una ripresa d’azione, strumentalizzando e speculando sulle ragioni della protesta.

Ciò nondimeno, gli elementi di analisi di cui si dispone non registrano una ripresa di vitalità dell’area marxista o leninista. Si mostra, invece, più rilevante la minaccia legata all’attività di gruppi di natura antagonista o di ispirazione anarco-insurrezionalista, che sembrano avere acquisito, per alcuni versi, anche una fisionomia più strutturata e meno legata allo spontaneismo delle origini.

Sarà massima, dunque, la nostra attenzione in questo periodo di più accese tensioni: dovremo essere pronti a cogliere i segnali, anche quelli più deboli, che potranno indicarci un pericolo di radicalizzazione del fenomeno eversivo.

Anche in presenza di acute conflittualità, le istituzioni repubblicane non possono mai smarrire il senso della misura democratica e hanno l’obbligo di non venire meno alla loro vocazione garantista e pluralista. Questo è anche l’orizzonte a cui guardano, senza alcun cedimento e nessuna compromissione sui princìpi di libertà partecipativa, le nostre forze di polizia, chiamate innanzitutto al rispetto del diritto, al dissenso attuato nella legalità.

Assicuro, a questo riguardo, l’impegno mio personale in assoluto spirito di servizio: sarò disponibile a intervenire in Parlamento per dare quelle risposte che la trasparenza del dibattito e l’esigenza del controllo democratico potranno richiedere.

Le poche settimane trascorse tra le due audizioni, quella al Senato e quella di oggi alla Camera, possono fortunatamente essere ricordate anche per qualche aspetto assai più che positivo, che non sembrerà enfatico ricordare. Lo scorso 7 dicembre, un’eccezionale operazione investigativa, condotta con ammirevole tenacia e grande spirito collaborativo, ha portato alla cattura di Michele Zagaria, boss indiscusso della camorra campana, latitante da molti anni.

Si è trattato di un risultato straordinario, salutato dal plauso e dalla soddisfazione unanime per la vittoria limpida e indiscutibile dello Stato. Come ho già detto al Senato, la lotta alle mafie, quelle autoctone e quelle transnazionali, non è tuttavia affidata soltanto alla nostra capacità di disarticolarne la struttura, colpendole, ancorché duramente, sul piano militare.

La criminalità organizzata è oggi innanzitutto una potenza economica e ha coscienza di esserlo, nel senso che ha provveduto con il tempo a professionalizzare l’attività di riciclaggio, mimetizzando abilmente la sua presenza negli ingranaggi delle economie di mercato, e rendendo sempre più difficile agli apparati investigativi la possibilità di mettere le mani su enormi ricchezze accumulate.

L’obiettivo della mia azione ministeriale sarà rivolto a rafforzare gli strumenti di contrasto all’inquinamento dell’economia legale e a restituire fiducia alle imprese sane, nell’effettività dei valori del mercato e della libera concorrenza. Darò seguito a questo mio proposito operando in maniera che possa essere anticipata il più possibile l’applicazione delle disposizioni del Codice antimafia in materia di contratti pubblici e per il controllo degli impieghi delle risorse pubbliche, completando così l’importante percorso di riforma avviato nel corso di questa legislatura.

È un impegno comune quello di fronteggiare l’inquinamento della criminalità organizzata nella realizzazione delle grandi opere infrastrutturali, destinate alla crescita e alla modernizzazione del Paese. In questa direzione si collocano gli specifici accordi stipulati e quelli che a breve andranno sottoscritti tra le amministrazioni aggiudicatrici, le imprese e le Prefetture, riguardando alcuni interventi di livello strategico, fra i quali quelli relativi all’Expo Milano 2015.

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