La Commissione Giustizia della Camera dei deputati, nell’ambito dell’esame del progetto di legge recante modifiche alla legge 9 gennaio 2019, n. 3, in materia di prescrizione del reato, ha svolto l’audizione dell’Associazione Nazionale Magistrati, rappresentata in quell’incontro dal presidente Luca Poniz e dal segretario Giuliano Caputo.
«Questo tipo di intervento oltre a essere giusto, potrà avere effetti positivi sulla durata del processo nelle fasi successive» ha detto il segretario dell’Anm, «siamo di fronte a un’opzione di principio: se riteniamo che il nostro sistema debba allinearsi agli altri ordinamenti oppure no. O se sia giusto che in Italia si prescrivi un numero consistente di processi. L’intervento ha questo senso e noi per questo lo abbiamo sempre sostenuto”, ha aggiunto. Quanto alle preoccupazioni sui possibili effetti della riforma espresse dai penalisti e da una parte dello schieramento politico “non sono fondate” e si può “contribuire a eliminarle potenziando i riti alternativi o con una depenalizzazione condizionata».
«Gli effetti dell’istituto della prescrizione si applicano pro futuro, dunque il 1° gennaio 2019 non si produrranno immediatamente effetti di sistema, ma in proiezione futura. Questo stempera alcune drammatizzazioni di questa disciplina, vi è infatti tempo per introdurre le altre procedure amministrative» ha rassicurato il presidente Poniz. «C’è bisogno di un’altra riforma della giustizia? È un’opinione che condividiamo. Tra le proposte che abbiamo già indicato in passato ci sono delle linee direttrici: l’anticipazione alle indagini del momento centrale del processo accusatorio, sottraendo impegno al dibattimento che non è in grado di tollerare i numeri, magari anche incentivando l’utilizzo dei riti alternativi, e poi lavorare per il potenziamento dell’appello».