In cartella stampa c’è una lettera del ministro Corrado Passera. L’ha inviata agli organizzatori di Eire, la fiera del real estate in corso a Rho Pero dal 5 al 7 giugno, ringraziando dell’invito, che per «impegni istituzionali» non ha potuto accettare, ma «convinto della necessità di dare adeguato sviluppo all’intero comparto». È questo uno dei segnali piu importanti che arrivano dal convegno inaugurale di Eire, tenutosi stamattina nel padiglione della fiera, allestito per ospitare 454 operatori del mattone in vetrina con i loro progetti.
Tutti i rappresentanti della filiera erano presenti in sala, dagli architetti alle associazioni di categoria (Assoimmobiliare e Ance in primis). La carrellata di interventi ha scandito la mattinata con un unico ritornello in comune: bisogna intervenire subito. E le proposte, che arrivano dal palcoscenico di Eire, sono tante.
A partire dalla proposta di una nuova legge urbanistica nazionale messa a punto da Assoimmobiliare e dal Comitato scientifico di Eire. In quattro punti gli operatori hanno sintetizzato le richieste: uniformare sul territorio nazionale la terminologia urbanistica; sostituire i parametri legati agli indici di edificabilità con nuovi standard qualitativi per la valutazione dei progetti; modrnizzare i supporti e i database, in particolare nei rapporti con la pubblica amministrazione; affermare su scala nazionale quelle esperienze urbanistiche di successo, ormai affermate in alcuni territori, come la perequazione e la sussidiarieta’ pubblico-privata. «È un processo molto lungo – ha detto Aldo Mazzocco, presidente di Assoimmobiliare – dobbiamo ristrutturare le nostre aziende. L’uniformita’ nella terminologia è necessaria come l’aria, non era questo che intendevamo per federalismo. Servono certezze nazionali per attirare i capitali dall’estero e internazionalizzare la nostra industria immobiliare. Inoltre dobbiamo trovare una via italiana per la sostenibilita, senza rischiare di rimanere schiacciati da obblighi europei che poco si adattano alla nostra edilizia».
Su questo punto c’è grande accordo tra le associazioni di categoria, bisogna solo arrivare ad un testo condiviso. La vera guerra e’ tra le imprese e le banche: al rappresentante dell’Abi presente in sala, il direttore generale Giovanni Sabatini, vanno le parole e le provocazioni piu dure della sala, comprese quelle dell’onorevole Maurizio Lupi: «Vengono i brividi – ha detto – guardando i risultati positivi delle ultime trimestrali degli istituti di credito da un lato e nel frattempo ci sono interi settori, in primis le costruzioni, che muiono dall’altro».
Eppure anche sul piano del credito, qualcosa si sta facendo. È stato firmato stamattina, inoltre, un accordo tra Assoimmobiliare e l’Abi, con l’obiettivo di migliorare i rapporti tra le societa’ del real estate e le banche: verranno definite nuove modalita’ di valutazione, secondo standard piu qualitativi, dei progetti immobiliari, arricchendo i troppo riduttivi i rating delle imprese imposti da Basilea2; saranno individuate fonti informative indipendenti e autorevoli per la valutazione dei buainess plan; verranno valutate le best practices internazionali per innovare i modelli di finanziamento.
Secondo l’Ance, infine, bisogna partire dalle città per riaccendere il motore dell’edilizia. «Ecco perche’ chiediamo una fiscalità innovativa – ha detto Paolo Buzzetti, presidente dell’Ance – capace come e’ accaduto in tante altre metropoli europee, di promuovere la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente. Ma ci sono troppe lungaggini decisionali e ostacoli burocratici-amministrativi. Tutto è organizzato per inibire l’imprenditore che vuole fare. l’Italia è il peggiore nemico di se stessa, serve un cambio culturale. Il governo ci ha detto che arrivera entro la prossima settimana a un testo, aspettiamo fiduciosi».
L’intera filiera era riunita stamattina, accomunata da obiettivi comuni e condivisi. Ora la palla passa al Governo, e a chi verra dopo di lui. A chiudere la mattinata è stato il padrone di casa Antonio Intiglietta, presidente di Ge.Fi.: «Siamo protagonisti di uno tsunami, ciascuno di noi ha delle responsabilita’. Un contesto di fragilita e incertezze cosi accentuato non lo vivevamo dal Dopoguerra. La forza che deve guidare gli imprenditori non sta solo nel loro personale tornaconto. Serve un ideale, un obiettivo, una rete di relazioni. Per questo motivo abbiamo invitato a Eire 100 investitori internazionali. Sono qui e hanno gia fissato 180 appuntameneti in due giorni e mezzo. Ci sono anche 79 incontri organizzati per confrontarci, per fermarci a riflettere e condividere».
Ad Eire 2012 si avverte la grande voglia di internazionalizzazione. In pochi ancora parlano inglese, ma sicuramente gli stand piu grandi, quelli piu scenografici, sono quelli stranieri. In primis quello della Croazia, poi quello brasiliano di Sao Paolo, che dati alla mano sembra essersi ormai affermata come la quarta città al mondo per investimenti nel real estate, dopo New York, Londra e Washington. In fondo al padiglione l’area degli Investors Days, dove gli investitori possono incontrare in salette private gli operatori per vagliare le opportunità di investimento: per ora ancora deserto, purtroppo.
Il sole 24 Ore