Tratto da Il Sole 24 Ore del 5 dicembre 2011
di Davide Colombo e Marco Rogari
Contributivo pro rata per tutti dal 1° gennaio 2012. Abolizione del sistema delle quote, legate alla somma di età anagrafica e contributiva, per le pensioni di anzianità: le uscite anticipate restano possibili solo con 42 anni di contribuzione per gli uomini, e 41 anni per le donne, con penalizzazione di tre punti l’anno della componente retributiva maturata prima del 1995 nei casi di pensionamento prima dei 62 anni di età.
Immediato innalzamento a 66 anni (67 anni nel 2022) della soglia di vecchiaia per gli uomini e a 62 per le donne, che dovrà rapidamente salire a 66 anni entro il 2018 (allo stesso livello dei maschi) e che per tutti i lavoratori sarà agganciata a un sistema flessibile fino a 70 anni di età. Soppressione dal prossimo anno del meccanismo delle finestre. La riforma delle pensioni targata Fornero-Monti è stata messa nero su bianco e varata ieri dal Governo insieme al decreto sulla manovra.
Un pacchetto organico, che dovrebbe garantire subito 3-3,5 miliardi di risparmi (almeno 15 miliardi a regime) e che prevede anche il blocco totale per il 2012 e il 2013 delle perequazioni per gli assegni sopra i 935 euro (due volte il minimo). L’indicizzazione all’inflazione continuerà a essere garantita, totalmente fino a 467,42 euro (il “minimo”), e parzialmente tra questa soglia i i 935 euro. Aumenteranno progressivamente anche le aliquote dei lavoratori autonomi, che con ritocchi dello 0,3% l’anno saliranno al 22 per cento.
Previsto anche lo stop ai trattamenti privilegiati: su tutti gli aderenti ai fondi speciali Inps (piloti, dirigenti d’azienda, elettrici e via dicendo) scatterà dal 1° gennaio 2012 un contributo di solidarietà (dallo 0,3% all’1% a seconda degli anni di contribuzione) e tutti gli assegni dovranno essere armonizzati alle nuove regole. Allo stesso modo tutte le Casse di previdenza autonome, comprese quelle dei liberi professionisti, dovranno adottare entro marzo 2012 le misure necessarie per garantire l’equilibrio tra entrate contributive e spesa per prestazioni. Parallelamente nascerà il nuovo ente previdenziale unico: nell’Inps confluiranno Enpals e Inpdap.
Per quanto riguarda l’importo dei trattamenti, sarebbe confermato il primo adeguamento dei coefficienti di trasformazione nel 2013 ma il moltiplicatore per il calcolo dell’assegno contributivo varrà anche per i settantenni.
Quello messo a punto dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero, è insomma un intervento a tutto campo, che punta a chiudere l’eterno cantiere delle pensioni almeno per alcuni anni aprendo la strada a soli due canali di uscita: la «pensione di vecchiaia ordinaria» e la «pensione anticipata», che sostanzialmente sostituisce le «anzianità». Il cuore del piano organico è rappresentato dall’adozione del contributivo pro rata per tutti e dal superamento dei pensionamenti di anzianità con il contemporaneo innalzamento della soglia di vecchiaia.
Proprio nel nuovo requisito di vecchiaia che per i lavoratori dipendenti uomini sale dal 2012 da 65 a 66 anni (66 anni e sei mesi per gli autonomi), viene di fatto assorbito il prolungamento di un anno del pensionamento collegato alla finestra mobile introdotta un anno fa dal Governo Berlusconi che ora scompare.
A questa nuova soglia viene agganciato un sistema flessibile per consentire le uscite tra i 66 e i 70 anni di età, che, per effetto dell’adozione del sistema contributivo pro rata, premierà chi posticiperà il più possibile il pensionamento. A questo dispositivo dovranno allinearsi le donne dal 2018: il requisito salirà a 62 anni dal prossimo anno per poi crescere di un anno ogni 18 mesi. In ogni caso per tutti i lavoratori nel 2022 l’asticella del pensionamento non potrà essere più bassa dei 67 anni. Questa scadenza è stata fissata anche con una funzione di clausola di salvaguardia per evitare che l’avvio della nuova era del contributivo pro rata per tutti possa premiare in forma indiretta, almeno nei primi anni, i lavoratori con una fetta retributiva consistente.
Con l’altro canale di uscita, quello della pensione anticipata, si può accedere ai trattamenti solo con 42 anni di contribuzione e non più 40 anni +1 (a prescindere dall’età anagrafica), che restano per validi per le donne. La bozza d’ingresso approdata ieri al Consiglio dei ministri, in particolare, fissa le uscite anticipate a 42 anni e un mese nel 2012, 42 anni e due mesi nel 2013 e 42 anni e tre mesi nel 2014. Una scalettatura su cui il Governo ha lavorato fino all’ultimo. Già nel corso del confronto di ieri mattina con le parti sociali l’Esecutivo, secondo i sindacati, avrebbe lasciato intendere di avere l’intenzione di consentire alle lavoratrici private i pensionamenti anticipati con 41 anni di contribuzione, quindi un anno in meno rispetto agli uomini. La pensione anticipata “piena” sarebbe però garantita solo ai lavoratori con almeno 62 anni di età: sotto questa soglia anagrafica, anche se in possesso del requisito dei 42 anni di contribuzione scatterebbe una penalizzazione del 3% per ogni anno di anticipo rispetto al sessantatreesimo anno di età. I soli a godere di una corsia preferenziale saranno i lavoratori impiegati in attività usuranti che resteranno agganciati all’attuale meccanismo delle “quote”, anche se da quota “94” si dovrebbe salire subito a “97”.
Tornando alla vecchiaia, per ottenere la pensione occorrerà essere in possesso di almeno 20 anni di contribuzione e l’importo del trattamento dovrà risultare non inferiore a 1,5 volte quello dell’assegno sociale per il conseguimento del quale dal 2018 sarà necessario un anno in più