L’impegno del ministro Riccardi su: famiglia, giovani e tossicodipendenze

andrea riccardi_sant_egidio Discorso in Parlamento del ministro Andrea Riccardi 

Signor Presidente, Onorevoli Deputati, ringrazio per il vostro invito, che mi consente di proseguire il proficuo confronto con il Parlamento sui temi attribuiti alla mia responsabilità di Governo e, in particolare, sulle politiche per la famiglia e per la gioventù e sulle politiche antidroga.

Qualche giorno fa, celebrando la Giornata internazionale della famiglia nel Convegno organizzato proprio presso la Camera dei Deputati, alla presenza del Presidente Fini, ho avuto modo di sottolineare il valore della famiglia e delle relazioni familiari.

In tale importante occasione è stato presentato il Rapporto biennale 2011-2012 sulla condizione familiare in Italia elaborato dall’Osservatorio nazionale sulla famiglia. Il Rapporto, oltre a delineare lo scenario generale dei mutamenti in corso e delle nuove sfide poste dai cambiamenti demografici e sociali, suggerisce un programma di interventi concreti per realizzare più moderne ed efficaci politiche familiari. E’ certamente un documento interessante sul quale aprire un confronto tra esperti ed esponenti delle istituzioni, che ci porta a riflettere sul concetto di famiglia nella società attuale.

La famiglia non è solo un fatto privato. E’ una risorsa vitale per l’intera società, in un mondo in cui uomini e donne vivono spesso in modo stressante, sotto pressione, ovvero in modo spaesato – secondo la felice definizione di Todorov -, senza un orientamento. La famiglia è una risorsa che ripartisce meglio i pesi della vita e che orienta in maniera efficace nel labirinto delle mille prospettive ma anche delle mille disperazioni della vita.

La famiglia, tuttavia, è una risorsa in crisi e non soltanto per i limiti dell’azione legislativa o per l’acutizzarsi e il prolungarsi di una congiuntura economica negativa.

La crisi che investe la famiglia è soprattutto culturale. Secondo l’espressione del Prof. Donati, direttore dell’Osservatorio e curatore del citato Rapporto, specchio di tale crisi è la “morfogenesi della famiglia”. La natalità tende ad essere sempre più bassa, aumenta il numero degli individui senza famiglia, cresce il numero degli individui con famiglie frammentate.

La vita è concepita in modo sempre più individuale, le reti si spezzano e la gente è sempre più sola e più fragile. Si pensi al dramma e alle difficoltà cui vanno incontro gli anziani che vivono soli.

La mutazione antropologica, cui assistiamo ormai da vari decenni, oggi registra un’accelerazione per effetto della quale le istanze comunitarie, familiari, solidali sembrano scomparire.

Dal recente Rapporto annuale dell’ISTAT 2012 sulla situazione del Paese, emerge chiaramente la trasformazione che sta subendo la famiglia italiana. La famiglia tradizionale non è più il modello prevalente, neanche nel Mezzogiorno dove rappresenta poco più del 40% contro il 52,8% di vent’anni fa. Il numero dei componenti della famiglia diminuisce ma cresce invece il numero assoluto delle famiglie. Raddoppiano le nuove forme familiari: trasingle,singlecon figli, convivenze e nuclei allargati siamo a 7 milioni su un totale di 24 milioni. Scende molto il numero delle coppie sposate con figli: il 33,7% nel 2010-2011 contro il 45,2% del 1993. I matrimoni sono in continua diminuzione, circa 217 mila nel 2010 mentre nel 1992 erano 100 mila in più. Aumentano le separazioni che arrivano tre volte su dieci, una proporzione raddoppiata in 15 anni.

Nonostante i profondi cambiamenti che la investono, la famiglia non è un’istituzione in declino. Costituisce, anzi, l’ossatura portante del nostro Paese, punto di forza dell’intero sistema italiano, nonostante le tante criticità. Sono convinto che, senza famiglia e senza una cultura istituzionale e sociale della famiglia si vive peggio, soprattutto nell’attuale fase di crisi economica che, purtroppo, si preannuncia non breve, né di facile soluzione.

Viviamo un momento storico difficile in cui l’assenza di reti di riferimento rende tanti più fragili, più vulnerabili.

Pensiamo a giovani in cerca di lavoro. Secondo il citato Rapporto ormai 4 su 10 rimangono a casa con i genitori finché non trovano occupazione. Si parla spesso, e sempre in senso negativo, del familismo italiano ma mi chiedo cosa accadrebbe di questi giovani inoccupati, se non fossero, come spesso accade, sostenuti dalla rete familiare.

Lo stesso discorso si può fare per gli anziani. La combinazione tra aumento della sopravvivenza e persistente bassa fecondità ha reso l’Italia uno dei Paesi con il più elevato livello di invecchiamento. Anche in questo caso, la famiglia funziona da rete, evitando agli anziani forme di ricovero in istituto, demoralizzanti e onerose.

Ritengo più che mai necessario, soprattutto nell’attuale fase, rivitalizzare quelle reti che fanno tessuto, che costituiscono una protezione in un mondo con meno certezze e meno speranza, quelli reti che costituiscono un vero e proprio “capitale sociale” di relazionalità, linfa vitale dell’interazione e della collaborazione.

La famiglia è il luogo della collaborazione e della solidarietà. In una società dove tutto si compra e si vende, tutto si misura in base al prezzo, quel che si vive e si fa in famiglia, e tra le famiglie, si basa sul dono e sulla solidarietà. La famiglia è il luogo dell’interazione e dell’interdipendenza che per sua stessa natura non è autosufficiente.

In Italia, siamo indietro, rispetto alla media europea, per quel che riguarda il sostegno alle famiglie: dai servizi alla prima infanzia alle misure di conciliazione con il lavoro, dal sostegno alla maternità e alla paternità, alle politiche per le famiglie con anziani e malati. Anzi, il Sistema-Italia si caratterizza per l’esistenza di una sussidiarietà alla rovescia, poiché sono le famiglie che compensano la mancanza di un welfare pubblico dedicato specificamente alle problematiche familiari. Si dice spesso che l’istituzione familiare ancora oggi rappresenta il maggior ammortizzatore sociale, che molte volte deve farsi carico di difficoltà e disagi di vario genere.

In tale situazione, l’obiettivo che mi sono prefissato è quello di porre la famiglia al centro dell’azione governativa, promuovendo e attuando efficaci politiche di sostegno nei confronti della stessa. La famiglia, infatti, rappresenta uno dei più rilevanti interlocutori di qualsiasi azione politica capace di proiettarsi verso il futuro.

Una politica che promuova la sinergia di tutte le parti sociali – imprese, sindacati, associazionismo – con le istituzioni dei vari livelli di governo.

Una politica attenta alle esigenze dei cittadini che corrisponde ad un’idea di Stato la cui funzione essenziale è la tutela dei diritti degli individui, delle famiglie, delle forze sociali. Una politica per promuovere interessi comuni mediante l’impiego della forza di tutti, lo Stato ha per proprio connaturale fine il bene comune.

Con questo sentimento, per esempio, in accordo con il Presidente dell’Anci Delrio, abbiamo promosso l’iniziativa di contenere i costi dei prodotti per l’infanzia utilizzando in questa prima fase la rete delle farmacie comunali, provando a riportare i prezzi alla media europea. Nel nostro Paese esiste, infatti, un aggravio ingiustificato e con un impegno coordinato si sta provando a contenerlo.

Voglio sottolineare al riguardo che, a breve, porterò in Consiglio dei Ministri per l’approvazione definitiva il Piano nazionale per la famiglia, sul quale è stata di recente acquisita l’intesa in sede di Conferenza Unificata.

Il Piano costituisce “il quadro conoscitivo, promozionale e orientativo degli interventi relativi all’attuazione dei diritti della famiglia”. Esso è stato predisposto dal Comitato tecnico-scientifico dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia, organo misto composto da rappresentanti delle istituzioni e della società civile.

Sulla bozza di Piano nazionale per la famiglia – frutto del lavoro svolto anche nel corso del precedente Governo – vi è stato un ampio confronto, che ha tenuto conto anche delle indicazioni scaturite nel corso della Conferenza nazionale della famiglia, tenutasi a Milano nel novembre 2010.

Il serrato e costruttivo confronto con le regioni e gli enti locali, nonché il mutamento dello scenario istituzionale ed economico nel frattempo intervenuto, hanno contribuito a migliorare il testo approvato. Le modifiche, tuttavia, mantengono l’impianto complessivo e il significato politico e culturale del testo iniziale.

Mi fa piacere poter dire che per la prima volta nel nostro Paese viene adottato uno strumento contenente linee di indirizzo omogenee in materia di politiche familiari, garantendo centralità e cittadinanza sociale alla famiglia attraverso una strategia di medio termine che supera la logica degli interventi disorganici e frammentari avuti sino ad oggi.

I principi generali su cui il Piano si fonda sono:

la cittadinanza sociale della famiglia, ovvero la famiglia intesa quale soggetto di diritti propri;

la sussidiarietà, secondo cui gli interventi devono essere realizzati non sostituendo, ma potenziando le capacità e le funzioni proprie delle famiglie;

la solidarietà, che si basa sul rafforzamento delle reti associative delle famiglie.

Per dare un segnale concreto di supporto all’approvazione del Piano nazionale per la famiglia, mi sono impegnato, pur in un periodo di ristrettezze economiche, a reperire risorse da destinare ad interventi in favore delle famiglie. Sono già stati stanziati complessivamente 117 milioni di euro, per finanziare in particolare due delle linee prioritarie contenute nel Piano, ossia, la realizzazione di servizi socio-educativi per la prima infanzia e gli interventi di assistenza domiciliare integrata agli anziani, nonché ulteriori attività a favore della famiglia (per esempio: le sezioni primavera, ossia le classi ponte tra il nido e la scuola materna per i bambini di due anni).

Insieme al ministro Barca è stato possibile, solo pochi giorni fa, reperire nuove e più cospicue risorse. Si tratta di 845 milioni di euro di fondi europei per il Mezzogiorno da destinare a favore delle componenti fragili dell’universo familiare.

Per quanto riguarda le altre attività in corso da parte delle strutture che fanno capo alla mia responsabilità di Governo, faccio presente che siamo impegnati nell’attività di monitoraggio delle azioni contenute nel Terzo Piano nazionale d’azione ed interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dell’infanzia e della adolescenza.

Il Piano è lo strumento di applicazione e di implementazione della Convenzione ONU sui diritti del fanciullo in Italia e persegue l’obiettivo di conferire priorità ai programmi riferiti ai minori e di rafforzare la cooperazione per lo sviluppo dell’infanzia nel mondo.

Voglio, inoltre, ricordare altre iniziative in corso:

l’attuazione della proroga del Fondo di credito per i nuovi nati per il periodo 2012/2014. Tale Fondo consente alle famiglie con bambini nati o adottati nel periodo di riferimento l’accesso a finanziamenti fino a 5.000 euro a tassi agevolati, da restituire in cinque anni. Considerato il successo dell’iniziativa per gli anni 2009/2011, ne è stata disposta la proroga per gli anni 2012/2014. Il regolamento attuativo della proroga è alla firma del Ministro dell’economia;

l'”Anno europeo dell’invecchiamento attivo e la solidarietà tra le generazioni”, proclamato dall’Unione europea, conil bando per il “Premio invecchiamento attivo”. Sono previsti sei milioni di euro per finanziare progetti di promozione dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni;

in collaborazione con la Provincia autonoma di Trento, il primo “Festival nazionale della famiglia” che si svolgerà a Riva del Garda per approfondire le tematiche, direttamente e indirettamente, connesse alla famiglia al fine di individuare ulteriori linee di intervento, sia a livello centrale che periferico.

Con riferimento alle problematiche della conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare, tema che mi pare fondamentale, segnalo che, nel circuito governativo, ho formulato una serie di emendamenti concernenti i congedi parentali volti a rivedere l’attuale disciplina e promuovere una migliore conciliazione.

Si tratta di proposte che riguardano tra l’altro:

la sospensione del congedo di maternità nel caso di ricovero del bambino presso strutture ospedaliere;

l’estensione della possibilità, per i genitori naturali e adottivi, di usufruire del congedo parentale anche per la cura dei figli adolescenti;

l’introduzione del congedo ai nonni, in alternativa ai genitori;

la possibilità per il lavoratore di chiedere l’integrazione della retribuzione del periodo di congedo, con restituzione in rate mensili o prelievo sul TFR;

la priorità nel riconoscimento del lavoro a tempo parziale per la cura dei figli minori;

la previsione dell’indennità di paternità per i padri lavoratori autonomi e imprenditori agricoli, attualmente esclusi dalla platea dei beneficiari.

Confido sul fatto che tali proposte, sulle quali ho già registrato ampio consenso da parte delle altre amministrazioni, siano al più presto valutate positivamente ai fini dell’inserimento in uno dei provvedimenti in corso di approvazione in Parlamento.

Con riferimento alle politiche per la famiglia concludo con un breve accenno all’attività della Commissione per le adozioni internazionali, quale Autorità centrale ai sensi della Convenzione de L’Aja del 1993 sulla tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale.

L’Italia da sempre si è distinta per l’elevato numero di adozioni internazionali che, negli ultimi due anni, hanno superato la soglia di 4000 unità nonostante la flessione, in taluni casi rilevante, delle adozioni internazionali realizzate in altri Paesi d’accoglienza (ad es., negli USA si registra nel 2011 un calo del 59% rispetto al 2004).

L’istituto dell’adozione internazionale sta vivendo, tuttavia, in Italia una fase delicata, come emerge da due recenti ricerche, il secondo Rapporto del coordinamento enti autorizzati sulle adozioni internazionali e la ricerca Cergas Bocconi sui costi per i servizi erogati dagli enti. Si registra l’aumento dell’età media dei bambini che entrano nel nostro Paese (oltre sei anni nel 2010); oltre il 15% del totale dei bambini (con punte del 40% per bambini provenienti dai paesi dell’Est europeo) presenta bisogni speciali o particolari e, inoltre, si evidenziano costi crescenti a carico degli enti e delle famiglie adottive che, spesso, rinunciano all’adozione a causa di costi elevati, non facilmente sostenibili nell’attuale periodo di crisi economica.

La normativa italiana prevede l’obbligo per le coppie impegnate nel percorso di adozione, di affidare l’incarico ad enti autorizzati dalla Commissione per le adozioni internazionali che svolgono attività di supporto alle coppie e stabiliscono relazioni con i paesi d’origine dei minori. Attualmente gli enti iscritti all’albo sono 65 e ciò rende sempre più impegnativa l’attività di vigilanza sull’operato degli enti medesimi da parte della Commissione.

Voglio sottolineare, anche nella mia veste di Ministro per la cooperazione internazionale, che l’adozione internazionale è un tassello importante della politica estera volta allo sviluppo di relazioni di cooperazione con i vari Paesi e alla solidarietà con il mondo dell’infanzia e dell’adolescenza. Un ulteriore passo avanti nel processo di integrazione, che riguarda la famiglia, nodo strutturale dell’organizzazione sociale e che va nella direzione della costruzione di una società più accogliente.

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In merito alle politiche per la gioventù desidero richiamare il discorso di insediamento del Governo nel quale il Presidente del Consiglio dei Ministri ha messo in evidenza l’importanza e la centralità dei giovani nell’ambito del programma di Governo.

In quella sede il Presidente Monti ha sottolineato la necessità di intervenire con una serie di provvedimenti volti a rendere meno ingessata l’economia, a facilitare la nascita di nuove imprese, a migliorare l’efficienza dei servizi offerti dalle amministrazioni pubbliche, a favorire l’ingresso nel mondo del lavoro dei giovani.

Per questo, sono state inserite nell’azione di Governo misure che valorizzino le capacità individuali e promuovano la mobilità, sia sociale che geografica.

Pochi giorni fa al Forum dei giovani il Presidente Monti ha ribadito che non devono sentirsi soli perché rappresentano una delle priorità del Governo.

Nella consapevolezza che i giovani sono una delle risorse principali del nostro Paese, l’attuale Governo ha scelto di ripartire proprio da loro. È un investimento di fiducia. Fiducia, anzitutto, verso questa generazione che, suo malgrado, vive una fase difficile di transizione, senza disporre dei mezzi necessari per opporvisi.

Si è deciso di agire “concretamente”, per favorire la partecipazione delle giovani generazioni alla vita collettiva, per aiutarli a realizzare i loro obiettivi, sia dal punto di vista economico che sociale.

Si intende fornire a tutti le stesse opportunità di partenza, indipendentemente da censo, età, sesso.

Oggi ai giovani spetta il compito di riscoprire la dignità di ogni lavoro, intellettuale o manuale, subordinato o autonomo, quale strumento di ingresso nella società e indispensabile contributo alla crescita della comunità nazionale.

Il Dipartimento della gioventù sta svolgendo un programma di lavoro volto all’attuazione di misure idonee a diffondere una “cultura di attenzione” in favore dei giovani, creando una rete d’informazione e formazione.

Il Progetto denominato Diritto al futuro è un insieme di azioni per le quali vi è lo stanziamento complessivo di 216 milioni di euro (che diventano 300 milioni di euro grazie al cofinanziamento privato). Sono stati costituiti alcuni Fondi, attraverso i quali si intende dare sostegno e fiducia ai giovani, per aiutarli a superare le difficoltà strutturali e sistemiche del mercato del lavoro.

1. Il Fondo precari (51 milioni di euro) ha come obiettivo la stabilizzazione di 10.000 potenziali posti di lavoro prevedendo che un giovane precario o disoccupato con meno di 35 anni e con figli porti in dote un bonus di 5 mila euro all’azienda.

Con un accordo di collaborazione sono stati messi a disposizione dell’INPS i 51 milioni di euro stanziati ed è stata istituita la “Banca dati per l’occupazione dei giovani genitori”, cui possono iscriversi i giovani genitori di figli minori, in cerca di un’occupazione stabile

E’ prevista l’erogazione di un incentivo di 5.000 euro in favore delle imprese private e delle società cooperative che provvedano ad assumere a tempo indeterminato le persone iscritte alla banca dati stessa.

2. Il Fondo prima casa è costituito da 50 milioni di euro stanziati per l’accesso al credito agevolato per l’acquisto della prima casa.

I destinatari sono le giovani coppie e i nuclei familiari monogenitoriali con figli minori, il cui reddito complessivo non superi i 35 mila euro e derivi, per più della metà, da contratti di lavoro atipici. In questo modo è possibile concedere 10.000 mutui a giovani coppie di precari.

L’obiettivo è quello di offrire garanzie bancarie e permettere l’acquisto della prima casa alle coppie al di sotto dei 35 anni, che hanno difficoltà ad ottenere il mutuo.

3. Il Fondo Mecenati è costituito da 100 milioni di euro destinati per l’impresa giovanile, il talento e l’innovazione tecnologica. È finanziato per 60 milioni di euro da privati (grandi aziende e fondazioni) che decidono investire in proprio sulle capacità e sul talento dei giovaniunder 35.

Con il cofinanziamento pubblico al 40% si intende sostenere il rischio assunto da soggetti privati con le iniziative intraprese. L’obiettivo è stabilire un’alleanza tra istituzioni e nuovi mecenati con lo scopo comune di liberare nuove giovani energie in ogni campo delMade in Italyed, in particolare, promuovere l’avvio di nuove imprese con specifico riguardo ai settori dell’eco-innovazione e dell’innovazione tecnologica, del recupero delle arti e dei mestieri tradizionali, della responsabilità sociale d’impresa, della promozione dell’identità italiana ed europea.

Si intende, altresì, sostenere lo sviluppo del talento nel campo della cultura, della musica, del cinema, del teatro, dell’arte, dellamoda e deldesigndei giovani attraverso la concessione di premi o borse di studio.

Il Fondo Mecenati ha, dunque, la finalità di stimolare i privati ad investire sulle giovani eccellenze.

4. Il Fondo Diamogli Futuro è costituito da 19 milioni euro stanziati per il finanziamento di prestiti garantiti per gli studenti meritevoli che desiderino proseguire gli studi dopo la scuola superiore iscrivendosi all’università, frequentando specializzazioni post-laurea o approfondendo la conoscenza di una lingua.

Il fondo di garanzia, attivabile presso gli istituti di credito che aderiscono all’iniziativa, prevede erogazioni, a cadenza annuale, tra i 3 mila e i 5 mila euro, per un massimo di 25 mila euro complessivi. La restituzione dei finanziamenti inizia 30 mesi dopo l’erogazione dell’ultima rata del finanziamento e sarà effettuata in un periodo compreso tra i tre e i quindici anni.

Lo scopo è mettere in moto l’ascensore sociale e consentire ai giovani privi di mezzi economici di scommettere su se stessi.

5. Segnalo il Progetto Campus Mentis, che ha ricevuto anche l’Alto patronato del Presidente della Repubblica, ed è realizzato in collaborazione con una pluralità di università e centri di ricerca pubblici e privati diffusi sull’intero territorio nazionale, per la realizzazione dicampus che accolgano i migliori laureati italiani, finalizzati aljob placement.

I campus sono finalizzati a far incontrare domanda e offerta di lavoro, orientare i giovani nelle scelte che possano dare maggiori opportunità occupazionali ed impartire formazione sulle modalità più efficaci di candidatura.

L’obiettivo è presentare i giovani alle aziende e facilitare il loro ingresso nel mondo dell’occupazione e lo sviluppo dell’impresa.

6. Il Progetto OstHELLO, invece, è frutto della collaborazione con l’Associazione Italiana Alberghi per la gioventù. Attraverso il circuito degli Ostelli per la Gioventù italiani, sono gratuitamente a disposizione dei giovani, laboratori e strutture dove poter verificare e potenziare le proprie attitudini artistiche.

Pertanto si favorisce l’aggregazione giovanile attraverso il turismo culturale, trasformando gli ostelli, in una sorta di “residenze artistiche”, punto di riferimento sia per i viaggiatori che per i giovani del territorio.

Il numero dei giovani coinvolti é stato significativo, tale da rendere necessario un ampliamento del progetto e un prolungamento temporale delle attività.

Tutte le misure che compongono il progetto Diritto al Futuro sono già operative e la loro dotazione economica interamente finanziata.

Per quanto riguarda gli enti locali, in collaborazione con ANCI e UPI sono in corso di realizzazione una serie di iniziative finalizzate a cofinanziare i migliori progetti presentati dalle autonomie locali.

Lo stanziamento complessivo ammonta a circa 9 milioni di euro.

Per quanto riguarda le attività finalizzate a “Facilitare l’accesso dei giovani alle opportunità offerte dall’Unione europea”, è stata sottoscritta una Convenzione con l’Agenzia Nazionale Giovani, per un importo di 7 milioni di euro.

La strategia elaborata dalla Commissione europea per il rilancio dell’economia comunitaria nel prossimo decennio, Europa 2020, ha previsto cinque assi di intervento: occupazione, ricerca e sviluppo e innovazione, cambiamenti climatici ed energia, istruzione, povertà e emarginazione.

Dotarsi di capitale umano specializzato e caratterizzato da competenze professionali eccellenti costituisce il requisito basilare per continuare a orientare il nostro sistema produttivo verso attività a elevato valore aggiunto.

Nell’ambito della riprogrammazione dei fondi comunitari per lo sviluppo del Sud, in linea con le indicazioni del Consiglio Europeo, con la fase II del Piano Azione Coesione si è scelto di puntare ancora sui giovani. Sono stati previsti interventi a favore dei giovani per 220 milioni di euro mirati alla crescita (nuovi finanziamenti per l’autoimpiego e l’imprenditorialità giovanile), ad iniziative per l’apprendistato e l’uscita della condizione giovanile “dei senza studio e senza lavoro”.

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Consentitemi, adesso, alcune considerazioni in merito al fenomeno delle tossicodipendenze. Ritengo di dover richiamare il ruolo primario della prevenzione.

Le azioni di prevenzione, soprattutto per le giovani generazioni, devono essere mantenute in forma permanente, al fine di ridurre il consumo di sostanze stupefacenti, l’abuso alcolico e lo sviluppo di altre forme di dipendenza, senza trascurare il coinvolgimento attivo dei genitori e degli insegnanti.

L’attività di prevenzione deve, infatti, essere attuata precocemente, a partire dall’età scolare, attraverso la trasmissione di regole e stili di vita sani che escludono l’uso di tutte le sostanze stupefacenti, l’abuso alcolico, il tabagismo e il consumo di farmaci non prescritti.

Le sostanze stupefacenti, soprattutto se assunte in giovane età, possono interferire fortemente con i processi di maturazione cerebrale e con lo sviluppo di importanti funzioni neuro cognitive quali la memorizzazione, la motivazione, l’attenzione e conseguentemente le capacità di apprendimento.

L’uso, anche occasionale, di sostanze può portare le persone vulnerabili a sviluppare forme di dipendenza. Perciò, occorre continuare a promuovere e mantenere campagne di prevenzione orientate soprattutto a creare un alto grado di consapevolezza sul rischio droga.

In ogni caso non bisogna dimenticare che il recupero della persona con problemi derivanti da dipendenza da sostanze stupefacenti o da alcol è possibile ed è un processo di cambiamento sostenibile.

Tutti i trattamenti della dipendenza da sostanze stupefacenti e alcol (e di conseguenza i processi assistenziali a tal fine utilizzati) devono essere orientati al recupero della persona.

Il recupero della persona tossicodipendente è il risultato di processi terapeutico-riabilitativi non rinunciabili. Anche in questo caso, si tratta di promuovere un’identità e relazioni positive: la speranza di miglioramento della propria condizione, le scelte consapevoli e la opportunità di una vita libera, sana, equilibrata e socialmente integrata.

È, in ogni caso necessario un approccio integrato verso tutte le forme di dipendenza (droghe, alcol, tabacco, farmaci non prescritti) e verso i comportamenti compulsivi (es. gambling patologico), in quanto tutte le varie forme spesso presentano percorsi evolutivi contemporanei.

Purtroppo non c’è il tempo per illustrare gli aspetti tecnici dell’andamento del fenomeno e dei programmi e delle strategie. A breve, però, sarà completata la Relazione annuale al Parlamento sull’uso di sostanze stupefacenti e sulle tossicodipendenze (riferita ai dati del 2011).

La Relazione contiene i dati sull’andamento del fenomeno e sugli specifici interventi di risposta ai bisogni socio-sanitari. Nella Relazione sono contenuti anche gli interventi e le strategie poste in essere da tutte le amministrazioni coinvolte nelle attività di prevenzione, cura, riabilitazione e contrasto al fenomeno.

 

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