Deficit. I ministeri spendono un miliardo al giorno

spending-review Ogni anno previste uscite per 283 miliardi, la metà serve solo a farli funzionare 

Spese dei ministeri ancora sotto pressione per garantire il successo della prima fase della spending review, quella che dovrebbe assicurare risparmi non più per 4,2 bensì per 5 miliardi. La correzione, resasi necessaria per i danneggiamenti del terremoto in Emilia, dovrebbe essere varata nella riunione di lunedì del Comitato interministeriale, guidato dal premier Mario Monti.

In questa sede saranno abbozzate le linee guida del decreto legge che dovrebbe essere varato a fine mese e che punta a scongiurare l’aumento delle aliquote Iva, a ottobre, di almeno un punto, oltre a garantire risorse per il dopoterremoto.

Ma come si recupereranno queste cifre? Ridurre la spesa pubblica di 5 miliardi tra giugno e dicembre del 2012 equivale ad avere circa 8,5 miliardi di risparmi strutturali dal 2013. Tre miliardi dovrebbero derivare dal taglio della spesa di cui si sta occupando il commissario Enrico Bondi. Il resto dovrebbe essere recuperato da ulteriori tagli alla spesa corrente dei ministeri. Il Servizio del bilancio del Senato ne ha analizzato tutte le voci di spesa, pari a 283 miliardi (comprensivi di stipendi) sui 779 complessivi spesi dallo Stato. Metà delle risorse, cioè 108 miliardi, servono al semplice funzionamento della «macchina», rispetto ai 36 miliardi che vanno in conto capitale.

Il servizio studi ha segnato con un cerchietto gli stanziamenti più consistenti rispetto al totale previsto dai vari ministeri per il 2012. Ad esempio sui 79 miliardi spesi dal ministero dell’Economia si evidenziano i trasferimenti a società pubbliche: 1,8 miliardi a Ferrovie, Anas e Enav; 4,3 miliardi all’Inps a copertura del disavanzo fondo pensioni per il personale Fs. Curioso il dato dei versamenti alle confessioni religiose, pari a 1,1 miliardi. Tra le spese di funzionamento, spiccano quelle legate al potenziamento della lotta all’evasione fiscale: 1,4 per l’attività della Guardia di finanza e 2,6 per la repressione di frodi e violazioni fiscali.

Il ministero dello Sviluppo che costa 7 miliardi, ne spende 6,6 in spesa in conto capitale. Il servizio studi segnala alcune spese di funzionamento: 17 milioni di trasferimenti all’Autorità per la concorrenza e i mercati, 122 milioni trasferimenti all’Ice, 158 milioni dotazione capitale Enea. Il ministero del Lavoro che esprime una spesa da 100 miliardi ne versa ben 98 in interventi di politica sociale; 300 milioni vanno al funzionamento degli uffici territoriali. Sui 7 miliardi spesi dalla Giustizia, 3,2 servono al funzionamento dei Tribunali, un cerchietto segnala una spesa di 848 milioni in spese per intercettazioni. Sul miliardo e sette speso dagli esteri pesa per 579 milioni il funzionamento delle sedi estere e per 461 milioni i contributi a organismi internazionali.

Sui 44 miliardi per l’Istruzione 40 vanno alle spese per l’istruzione scolastica e 444 milioni alle università: si segnalano 269 milioni per il sostegno alla scuola paritaria e 84 milioni alle università private. Sul conto da 11 miliardi dell’Interno, 486 milioni sono da addebitare al funzionamento delle Prefetture. Si evidenziano 54 milioni per la protezione collaboratori di giustizia e 200 milioni per i servizi di accoglienza a stranieri. Costa 7,5 il ministero delle Infrastrutture e trasporti, di cui 5,5 in investimenti, tra gli interventi, 581 milioni di sgravi per le imprese armatoriali. La Difesa pesa 19 miliardi, 17 dei quali per il suo funzionamento, tra gli investimenti più cospicui, 1,9 miliardi per la costruzione e l’acquisizione di impianti e servizi.

 

Antonella Baccaro, Corriere della Sera

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