Liberalizzazioni, i nodi irrisolti

stella Gaetano_Confprofessioni

 

L’audizione del presidente Stella alla Camera dei Deputati

 

I margini di manovra sono strettissimi, ma la partita sulle liberalizzazioni non è ancora finita. Per i professionisti restano da chiarire, infatti, diversi passaggi della norma che si appresta a essere licenziata da Montecitorio: dalle polizze assicurative alla formazione professionale, dal tirocinio fino agli aiuti de minimis a favore delle piccole e medie imprese. E proprio su questi punti si è focalizzata l’attenzione del presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, nel corso dell’audizione in Commissioni Attività produttive e Finanze della Camera, che si è tenuta lo scorso 12 marzo. 

Nel documento consegnato al presidente della Commissione Attività Produttive, Manuela Dal Lago, e al presidente della Commissione Finanze, Gianfranco Conte, Confprofessioni ha riconosciuto gli enormi sforzi compiuti dal Governo “per contenere il debito, assicurare la tenuta del sistema finanziario e rimuovere gli ostacoli alla crescita, in particolare in tema di liberalizzazioni, burocrazia e lavoro”.

Tuttavia, non mancano alcune incongruità “che rischiano di attenuare la portata complessiva del disegno riformatore”. Dal decreto di Ferragosto alla legge di stabilità dello scorso novembre, fino al Dl sulle liberalizzazioni, secondo la Confederazione dei liberi professionisti si “palesano evidenti limiti di mancanza e/o di insufficiente coordinamento e di disorganicità, che inficiano spesso la chiarezza e la coerenza del quadro normativo”.

Secondo Confprofessioni, l’impostazione pro-concorrenziale del processo normativo in atto può essere condivisa soltanto se raccordata con la fondamentale premessa che le attività delle libere professioni, anche organizzate in forma di impresa, non producono beni materiali o di consumo ma coinvolgono beni e interessi collettivi e generali. Salute, sicurezza, legalità, giustizia, tutela ambientale devono essere principi imprescindibilmente tutelati e garantiti, attraverso la selezione all’accesso degli albi professionali e la formazione, la qualità della prestazione dei servizi professionali, ma anche la correttezza della stessa, attraverso il rispetto delle norme deontologiche e l’esercizio delle funzioni disciplinari.

“Sotto il profilo generale” ha sottolineato Stella davanti ai componenti delle Commissioni Attività produttive e Finanze della Camera “appaiono condivisibili le norme dirette a regolare ordinatamente l’accesso alle professioni ed a favorire i percorsi di formazione continua e di specializzazione dei professionisti.

Altrettanto positivo è l’obiettivo di ridisegnare gli ordinamenti professionali, riconducendo le loro funzioni al controllo sul legittimo e corretto esercizio delle attività professionali nel rispetto delle norme deontologiche poste a presidio di ogni professione e distinguendo precisamente tali funzioni da quelle di rappresentanza degli interessi di categoria che devono essere svolte dalle organizzazioni di natura sindacale. Tuttavia, il decreto legge sulle liberalizzazioni lascia ancora irrisolte alcune questioni centrali per l’assetto competitivo delle libere professioni”.

Nel documento di Confprofessioni emergono, tra le altre, quattro questioni cruciali: le polizze assicurative, che devono essere lasciate alla più ampia discrezionalità di negoziazione ai professionisti e ai soggetti che li tutelano e li rappresentano nei loro interessi quali Associazioni o Confederazioni professionali (come Confprofessioni) piuttosto che al sistema ordinistico, deputato a svolgere ben altre funzioni istituzionali. La formazione professionale, attribuendo ai Consigli degli Ordini la fissazione dei requisiti minimi dei corsi, ma consentendo ai professionisti di scegliere liberamente sul mercato i percorsi formativi più idonei alla loro formazione professionale.

Sul fronte del tirocinio occorre estendere ai tirocinanti le tutele di welfare previdenziali e di assistenza sanitaria integrativa, già vigenti nel comparto degli studi professionali attraverso la bilateralità del settore e disciplinate attraverso il CCNL degli studi professionali.

Confprofessioni ha poi proposto altre misure per favorire la concorrenza, come il divieto degli affidamenti diretti (in house) per lavori e servizi e l’estensione dei contributi de minimis agli studi professionali.
 

Leggi il documento di Confprofessioni

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