A conti fatti, il sistema italiano della cassa integrazione non è nemmeno tra i più generosi nel continente, ma resta addirittura sotto la media europea. Secondo un’elaborazione del Centre for european policy studies (in sigla Ceps) la percentuale di prodotto interno lordo destinato ogni anno agli ammortizzatori in Italia è sotto la media europea, pari a circa l’1,7 per cento, contro un due per cento generale di sostegno alla disoccupazione.
Le differenze tra il sistema italiano e quello europeo (nella graduatoria continentale è la Danimarca a investire di più, con un impegno del 2,9% del pil in politiche attive e passive) sono però profonde. In Italia, in caso di difficoltà (congiunturali o strutturali) la legge prevede il ricorso alla cassa integrazione, ordinaria, straordinaria o in deroga, con durate diverse a seconda dello strumento. In presenza di licenziamenti collettivi è prevista l’indennità di mobilità per un massimo di ventiquattro mesi. L’indennità di disoccupazione non agricola può essere infine richiesta da chi possiede almeno un anno di contributi versati negli ultimi due anni: il sussidio è pari al 60 per cento dello stipendio per i primi sei mesi, per poi scendere al cinquanta e al quaranta.
Diversa la situazione nel resto dell’Europa. In Germania, per esempio, non esiste un istituto simile alla cassa integrazione italiana. Chi si trova a dovere chiedere l’indennità di disoccupazione deve essere stato assicurato per almeno dodici mesi negli ultimi due anni. In questo caso ha diritto al 67 per cento dell’ultimo stipendio netto percepito (nel caso in cui abbia figli) e del sessanta per cento nel caso non si abbiano figli. Sono previste inoltre tutele anche per chi è alla ricerca del primo lavoro (e si trova quindi nell’impossibilità di vantare versamenti assicurativi), con un sussidio di 359 euro al mese. La normativa tedesca richiede un atteggiamento attivo per trovare un lavoro: chi è in cerca di occupazione deve confermare la propria disponibilità nel caso in cui venga proposto un impiego.
In Spagna invece è necessario avere lavorato almeno tre anni negli ultimi sei per potere beneficiare dell’indennità di disoccupazione. La somma erogata dal welfare spagnolo è pari al 70% della base contributiva degli ultimi sei mesi di lavoro: la percentuale scende al sessanta per cento dopo i primi sei mesi di beneficio. È previsto un tetto massimo dell’ammortizzatore che varia a seconda del numero di figli e dell’indicatore del reddito minimo, che a sua volta è pari a 523,51 euro al mese nel 2011.
Anche il sistema francese prevede tutele in caso di sospensione dal lavoro per ragioni economiche, occasionali, cicliche o tecniche. In queste situazioni viene erogata un’indennità solitamente pari al 75 per cento del compenso relativo alle ore non lavorate, per un periodo variabile tra i quattro mesi e i due anni. Per accedere al sussidio bisogna avere versato contributi per almeno 4 degli ultimi 28 mesi. Si ha invece diritto a un’indennità maggiore (il cosiddetto regime di solidarietà) nel caso in cui si siano versati almeno 5 anni di contributi negli ultimi 10 anni.
In Inghilterra chi ha perso il lavoro ha diritto a una cifra di circa 75 euro a settimana per un massimo di 182 giorni in ogni periodo di ricerca (chi ha tra i 18 e i 24 anni beneficia di circa 60 euro). Non esiste un limite di durata, ma va comprovata la ricerca attiva di un lavoro e la disponibilità ad accettarlo qualora venga proposto.
NOI E GLI ALTRI
Cassa integrazione e sussidi
ITALIA 60%
L’indennità di disoccupazione non agricola può essere richiesta da chi possiede almeno un anno di contributi versati negli ultimi due anni. Il sussidio è pari al sessanta per cento dello stipendio per i primi sei mesi per scendere poi al cinquanta per cento e al quaranta per cento. A differenza di quanto avviene nei principali paesi europei, in Italia, in caso di difficoltà temporanea dell’impresa, è possibile il ricorso alla cassa integrazione (ordinaria, straordinaria, in deroga), e il lavoratore in quella situazione resta dipendente dall’azienda
SPAGNA 70%
Chi chiede l’indennità di disoccupazione deve essere in grado di dimostrare di avere lavorato almeno tre anni negli ultimi sei. La somma di cui può beneficiare, in questa situazione, è pari al settanta per cento della base contributiva media degli ultimi sei mesi. Questa percentuale scende al sessanta per cento dopo i primi sei mesi. È previsto un tetto massimo all’erogazione, che varia a seconda dei figli e a seconda dell’Iprem (cioè l’Indicatore del reddito minimo), che per tutto il 2011 era pari a 532,51 euro al mese
GERMANIA 67%
Chi si trova a chiedere l’indennità di disoccupazione deve essere stato assicurato per almeno dodici mesi negli ultimi due anni. Ha diritto al 67 per cento dell’ultimo stipendio nel caso in cui ha figli, e al sessanta per cento nel caso in cui non ha figli. Nel sistema tedesco sono previste anche tutele per chi è alla ricerca del primo lavoro (ed è quindi impossibilitato a vantare versamenti assicurativi): in questo caso il sussidio previsto è di 359 euro al mese, ma è richiesto un atteggiamento attivo nella ricerca di un lavoro e la disponibilità ad accettare l’impiego qualora venga offerto
Matteo Meneghello, Il sole 24 Ore, 13 marz0 2012