Che cosa prevede l’ assicurazione per l’ impiego. Per il diritto alla «polizza» due anni di anzianità e 52 settimane di lavoro. L’ assegno previsto avrà l’ importo massimo di 1.119,32 euro. Come cambiano le garanzie in caso di mobilità, transizione fino al 2017. Accesso all’ Aspi con gli stessi requisiti per l’ indennità di disoccupazione.
Non tutto è blindato. «Siamo relativamente pronti a proposte», ha detto il ministro del Welfare, Elsa Fornero, a proposito del confronto sulla riforma del mercato del lavoro, che è articolata su cinque punti: ordinamento contrattuale, sistema degli ammortizzatori sociali, flessibilità in uscita, politiche attive e servizi per il lavoro.
Lo scorso anno un lavoratore su quattro ha usufruito di ammortizzatori sociali: cassa integrazione ordinaria, straordinaria, in deroga e indennità di mobilità e di disoccupazione.
Ora cosa cambia con la nuova riforma elaborata dal governo e presentata alle parti sociali? Tre sono i «pilastri»: l’ Aspi (Assicurazione sociale per l’ impiego), le tutele in costanza di rapporto di lavoro (che affiancano alla cassa integrazione ordinaria e straordinaria i fondi di solidarietà) e gli strumenti di gestione degli esuberi strutturali. Durante il confronto tra governo e parti sociali è emerso che i nuovi ammortizzatori sociali potrebbero entrare a regime con 1 o 2 anni di ritardo rispetto alla road map presentata due giorni fa ai sindacati: non più nel 2015, ma probabilmente nel 2016 o 2017. Questo per permettere di usufruire ancora di alcuni strumenti, come la mobilità, in un periodo di profonda crisi.
La nuova Assicurazione sociale per l’ impiego andrà a sostituire l’ indennità di mobilità, di disoccupazione ordinaria, con requisiti ridotti e quella speciale edile. L’ obiettivo del governo è separare più nettamente la tutela sul posto di lavoro da quella sul mercato, limitando la prima ai casi in cui la ripresa dell’ attività lavorativa appaia probabile. Con gli attuali strumenti, secondo l’ esecutivo prevale invece la tutela nel posto di lavoro anche nei casi in cui la ripresa dell’ attività lavorativa è altamente improbabile se non del tutto impossibile. E dunque la tutela si configura soprattutto come uno scivolo estremamente lungo. L’ Aspi vuole essere, nelle intenzioni del governo, uno strumento universale di assicurazione del rischio di disoccupazione involontaria, che possa coprire in proporzione anche i lavoratori con minore esperienza lavorativa.
Uno dei punti deboli degli attuali ammortizzatori è che non includono i lavoratori che hanno contrati atipici e dunque gran parte dei giovani. Requisiti e durata Per poter accedere all’ Aspi si devono avere gli stessi requisiti che consentono oggi l’ accesso all’ indennità di disoccupazione ordinaria: due anni di anzianità assicurativa e almeno 52 settimane nell’ ultimo biennio. Sarà invece esteso l’ ambito di applicazione e ne potranno beneficiare anche gli apprendisti e gli artisti dipendenti che attualmente sono esclusi da ogni strumento di sostegno del reddito. L’ assegno avrà l’ importo massimo di 1.119,32 euro e durerà fino a 12 mesi per i lavoratori con meno di 55 anni di età, 18 mesi per chi avrà almeno 55 anni. La contribuzione sarà estesa a tutti i lavoratori che rientrino nell’ ambito dell’ Aspi: aliquota dell’ 1,3% per chi è a tempo indeterminato; aliquota aggiuntiva dell’ 1,4% per chi non lo è.
Con la scomparsa della mobilità rischiano di essere penalizzati i lavoratori over 50. «Se si fa un bilancio – spiega Guglielmo Loy, segretario confederale della Uil – i giovani vanno a guadagnare in termini di soldi e di copertura, ma si indebolisce la protezione dei lavoratori anziani, che sono quelli che hanno maggiore difficoltà a trovare un nuovo impiego». La sostituzione dell’ indennità di mobilità con l’ Aspi fa perdere infatti «al lavoratore la “dote” rappresentata dallo sgravio che hanno le aziende se lo assumono».
Dall’ incontro tra governo e parti sociali è emersa la possibilità di allungare il periodo di transizione dalla mobilità all’ Aspi, portando più in avanti la data di avvio e l’ entrata a regime del nuovo sistema, rispetto al 2013-2015 indicato nella proposta di riforma del lavoro. Si valuterebbe l’ entrata a regime nel 2017. Inoltre i sindacati intravedono la possibilità di una sorta di «scivolo» verso la pensione per i lavoratori anziani sostenuto dai contributi aziendali. In caso di licenziamenti collettivi l’ indennità di mobilità può arrivare fino a 48 mesi per gli over 50 nel Sud: con la proposta del governo questo istituto verrebbe cancellato. Ma potrebbe essere sostituito da un fondo di solidarietà che erogherebbe un sussidio per i lavoratori che raggiungerebbero la pensione entro i quattro anni dal licenziamento. Salterebbe quindi il contributo, previsto dall’ esecutivo, dello 0,30% della retribuzione per la mobilità a carico delle aziende (che possono usare lo strumento, quindi quelle industriali con almeno 15 dipendenti o commerciali con almeno 200), le quali però si troverebbero a pagare un «contributo di licenziamento», ovvero, nel caso appunto di licenziamento, mezza mensilità ogni anno per gli ultimi tre anni.
La riforma degli ammortizzatori non tocca la cassa integrazione ordinaria e straordinaria, ma introduce fondi di solidarietà per superare la cassa integrazione in deroga, che attualmente è a carico dello Stato e che è stata introdotta dall’ ex ministro del Lavoro Maurizio Sacconi nel 2009 per estendere il sussidio anche alle piccole imprese e ai settori esclusi dalla Cig.
L’ istituzione dei fondi dovrà essere obbligatoria per tutti i settori, in relazione alle imprese sopra i 15 dipendenti. Il governo comunque sta ancora lavorando per ridurre l’ impatto degli ammortizzatori sulle piccole imprese (gli artigiani adesso pagano come contributo per la disoccupazione involontaria lo 0,40 del monte retributivo, mentre nel nuovo sistema si troverebbero a pagare l’ 1,3%).
12 mesi La durata massima dell’ Assicurazione sociale per l’ impiego per i lavoratori con meno di 55 anni di età. La prima bozza di riforma degli ammortizzatori sociali prevedeva l’ entrata a regime nel 2016. Nella fase di transizione – come era stata concepita – la durata dell’ indennità di disoccupazione per chi è sotto i 50 anni era di 8 mesi nel 2013, 8 mesi nel 2014 e 10 mesi nel 2015
18 mesi La durata dell’ Assicurazione sociale per l’ impiego per chi ha 55 anni e oltre, una volta che la riforma sarà a regime. Durante il periodo transitorio – secondo la bozza del governo – l’ assicurazione sociale sarà di 12 mesi nel 2013, 14 nel 2014 e 16 nel 2015. Attualmente sono previsti 12 mesi per gli over 50. La riforma prevede a regime 12 mesi per chi è nella fascia d’ età tra i 50 e i 54 anni
55 anni L’ età spartiacque per il calcolo della durata massima dell’ assegno previsto dall’ Assicurazione sociale per l’ impiego. Con la riforma in discussione al tavolo delle parti sociali viene eliminato il livello inferiore del trattamento (931,28 euro) mentre resta il massimale pari a 1.119,32 euro. Sono a rischio penalizzazione i lavoratori over 50, per i quali è più difficile reinserirsi nel mondo del lavoro
Francesca Basso, Corriere della Sera