Sei mesi di consultazioni sui progetti

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Cambiano le regole per le Grandi opere. Il governo adotta il modello francese che punta alla «democrazia partecipativa»

Per costruire una grande opera dovrà essere effettuata una consultazione preventiva con tutti i soggetti interessati. Il governo Monti decide di cambiare le regole in materia di lavori pubblici e studia un provvedimento simile a quello introdotto in Francia nel 1995 che, assicurano gli esperti, ha ridotto dell’80 per cento la conflittualità riguardo alla realizzazione di progetti che hanno un impatto ambientale. Il piano è in fase avanzata, già entro la fine del mese potrebbe arrivare il testo del disegno di legge da sottoporre all’esame del Parlamento.

Il via libera definitivo è arrivato durante la riunioneconvocata due giorni fa a Palazzo Chigi per affrontare l’emergenza delle contestazioni del movimento No Tav. E i componenti dell’esecutivo si sono trovati d’accordo sulla necessità di accelerare i tempi perché, come ha sottolineato il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri «prima si fa, meno tensioni di piazza si rischia di generare».

Era stato il responsabile dello Sviluppo economico Corrado Passera, qualche settimana dopo la sua nomina a ministro, ad avviare la procedura per arrivare a una modifica dell’attuale normativa. La pratica era stata affidata al presidente dell’Osservatorio della Torino-Lione Mario Virano che in questi mesi ha effettuato numerose audizioni e due settimane fa ha incontrato i sindaci di tutta Italia proprio per illustrare il programma e ottenere suggerimenti. La sua relazione è nella fase della stesura finale, poi spetterà ai tecnici ministeriali mettere a punto l’articolato. 

Il modello è quello del Débat Public, procedura in vigore in Francia grazie alla legge Barnier, che da 17 anni garantisce la cosiddetta «democrazia partecipativa». Al momento di avviare l’iter per la costruzione di un’opera pubblica, «il promotore deve presentare uno studio di fattibilità che tenga conto di tutti i fattori relativi alla realizzazione visto che presentano forti sfide socioeconomiche oppure hanno un impatto significativo sull’ambiente e sull’assetto del territorio». Oltre a questi fattori, si devono indicare i costi, i tempi, le conseguenze sull’occupazione e sull’economia del luogo scelto. A quel punto spetta a una sorta di Autorità di controllo – in Francia è una Commissione nazionale – convocare tutte le parti che possono avere un interesse e dunque i sindaci, gli abitanti dell’area, le associazioni ambientaliste e chiunque altro sia in grado di fornire elementi positivi o negativi. Ci sono sei mesi di tempo per effettuare le consultazioni, poi deve essere resa pubblica la valutazione finale indicando ogni parere espresso nel corso dell’istruttoria. 

La parola torna così al promotore che non è obbligato ad accettare i suggerimenti, ma ha la consapevolezza – qualora decida di non tenerne conto – che in caso di conflittualità o contestazioni non avrà alcuna tutela o collaborazione da parte delle istituzioni, visto che aveva ricevuto una sorta di avviso preventivo. È prevista anche la rinuncia, se si ritiene che il progetto sia troppo complicato da portare a termine. Ma gli analisti assicurano che l’esperienza francese dimostra come in realtà si decida sempre di seguire le indicazioni ottenute dall’Autorità di controllo, proprio per avere la strada spianata al momento di dare il via ai lavori. 

Durante la riunione di due giorni fa il ministro Passera ha illustrato questa procedura, evidenziando come il progetto iniziale sulla Tav sia stato modificato più volte il progetto e specificando che molti problemi – soprattutto con i cittadini e gli amministratori locali – sarebbero stati evitati se le consultazioni fossero avvenute prima dell’approvazione. Una linea sposata in pieno dal premier Mario Monti, che ha ricevuto il consenso dei ministri e in particolare della responsabile del Viminale. Del resto è stata proprio lei, in questi ultimi giorni, a sollecitare l’avvio di una nuova trattativa con i sindaci della Val di Susa per concedere privilegi a chi si schiererà a favore della Torino-Lione. In Italia esiste infatti una normativa che prevede la «partecipazione del pubblico» ma in realtà si riduce ad un annuncio a pagamento da pubblicare su due giornali per annunciare il progetto che nessuno legge e soprattutto che nessuno è in grado di far modificare visto che non esiste alcun organismo specifico al quale rivolgersi per contestarne la validità.


Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera, 4 marzo 2012

 

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