«L’ondata di antipolitica, che ultimamente con sempre maggior intensità minaccia di travolgere le istituzioni democratiche italiane, richiede a tutti i cittadini impegnati in politica una presa di posizione chiara e netta sui valori e sui criteri che vogliamo porre alla base del nostro agire politico». È a questa esigenza, ormai non più procastibabile, che vuole rispondere la mozione che propone un codice etico per coloro che ricoprono cariche pubbliche, una norma etica presentata alla Camera dalla deputata Udc per il Terzo Polo Paola Binetti perchè sia condivisa a livello parlamentare in modo trasversale da tutte le forze politiche.
Come si legge nella nota stampa dell’on. Binetti, specialmente nell’ultimo periodo, pesa sulla politica italiana «una pesante crisi di credibilità e penso che dovremmo ricominciare proprio da qui», quindi, «dotarci di un codice etico di riferimento, condiviso, potrebbe costituire almeno l’inizio di una ripresa e una risposta agli interrogativi che tanta gente si pone nel nostro Paese».
L’obiettivo: realizzare un quadro nazionale di standard uniformi di correttezza e moralità per coloro che sono chiamati a ricoprire cariche elettive o di nomina politica, sia perchè il solo ricorso all’autodisciplina delle forze politiche si è dimostrata non sufficiente per prevenire e sanzionare l’illegalità ed il malcostume, sia perchè un simile compito non può essere affidato all’iniziativa spontanea dei singoli cittadini eletti o delle singole Istituzioni.
MOZIONE
La Camera, premesso che:
l’articolo 54, secondo comma, della Costituzione, nello stabilire che i cittadini chiamati a svolgere funzioni pubbliche devono adempierle “con disciplina ed onore”, impone non solo il rispetto della “legalità formale”, ma anche l’osservanza di ineludibili principi etico-morali, di cui sente urgente bisogno il popolo italiano;
dalla citata norma costituzionale discende, tra l’altro, l’obbligo per coloro che ricoprono incarichi istituzionali di servire la Nazione, di adempiere le proprie funzioni con imparzialità, indipendenza e nel rispetto della legge, di perseguire l’interesse pubblico, di collaborare lealmente con i diversi poteri dello Stato, di ispirare i propri comportamenti alla sobrietà, alla serietà ed alla morigeratezza che si conviene a quanti sono chiamati a rappresentare il Paese e le sue Istituzioni democratiche;
stanno crescendo nell’opinione pubblica, ormai già da alcuni anni, sentimenti di profondo disagio e di diffusa insofferenza per la condotta di uomini politici, appartenenti a diversi schieramenti, che – venendo meno alle responsabilità connesse agli incarichi istituzionali ad essi affidati ed in aperta violazione di quanto disposto dal secondo comma dell’articolo 54 della Costituzione – tengono comportamenti per più versi riprovevoli, diretti ad assicurare a sé o ad altri indebiti vantaggi dall’esercizio delle funzioni pubbliche o ad abusare dei propri poteri e delle risorse loro affidate in ragione dell’ufficio che ricoprono;
al discredito e alla delegittimazione delle Istituzioni democratiche del Paese indubbiamente concorrono anche informazioni relative alla condotta pubblica e privata di uomini politici. La grande risonanza che trovano sulla stampa questi atteggiamenti insinua nella opinione pubblica che non si tratti di casi isolati, ma di uno stile e di un modo di procedere di tuttala politica. Nonè certamente così, ma la condotta di chi ricopre incarichi pubblici non dovrebbe mai perdere di vista una sua specifica esemplarità. Si nota l’emergere di stili di vita difficilmente compatibili con la dignità di chi governa e con il decoro delle istituzioni e della vita pubblica. Si assiste a comportamenti in stridente contrasto con il tradizionale patrimonio morale del popolo italiano, che dai suoi legislatori e dai suoi governanti si attende l’esercizio delle cosiddette virtù repubblicane, a cominciare dall’onestà e dalla sobrietà, dalla giustizia e dalla competenza, dalla mancanza di conflitti d’interessi e dalla solidarietà, soprattutto quando è in atto una drammatica crisi economica che penalizza pesantemente le famiglie;
l’allarmante “crisi morale” della politica italiana si ripercuote negativamente anche sul piano istituzionale ed economico: non vi è dubbio, infatti, che lo smarrimento di saldi valori etici accresca il distacco tra cittadini e Istituzioni, renda queste ultime meno credibili ed affidabili ed alimenti la sfiducia degli operatori economici nella capacità del Paese e dei suoi governanti di reagire efficacemente alla crisi in atto. L’Italia non si è mai trovata tanto chiaramente dinanzi alla verità della propria situazione, che le impone di correggere abitudini e stili di vita. Cosa facile da dire, ma estremamente difficile da applicare;
negli Stati Uniti – dove già da tempo sono attivi presso il Congresso organi deontologici autorevoli e severi, quali il Committee on Standards of Official Conduct della Camera dei rappresentati ed il Select Committee on Ethics del Senato federale – nel 2008 è stato istituito l’OCE – Office of Congressional on Ethics, organismo indipendente, composto in egual misura da democratici e repubblicani, con il compito di indagare su casi di violazione del codice etico da parte di uomini politici, componenti del loro staff, pubblici funzionari;
l’esigenza di innalzare il livello di moralità della politica è stata ritenuta prioritaria anche in Francia, dove lo scorso 6 aprile è stato approvato il Code de déontologie della Assemblée nationale e, il successivo 15 giugno, è stato nominato il primo Déontologue de l’Assemblée nationale, un Organo volto a garantire l’indipendenza, l’imparzialità e la probità dei deputati francesi;
appare dunque necessario dotare con urgenza anche l’ordinamento italiano di credibili e trasparenti sistemi di valutazione e garanzia dell’etica pubblica e dell’integrità della classe dirigente politica, introducendo un complesso di regole deontologiche e di meccanismi di controllo e sanzione in grado di garantire la correttezza e la moralità dei comportamenti di coloro che ricoprono, a tutti i livelli, cariche elettive o di nomina politica;
i firmatari del presente atto d’indirizzo ritengono che un simile compito non possa essere lasciato solo all’iniziativa spontanea, – pur necessaria –, perché il solo ricorso all’autodisciplina delle forze politiche si è dimostrata non sufficiente per prevenire e sanzionare l’illegalità ed il malcostume; né un simile compito può essere affidato all’iniziativa spontanea delle singole Istituzioni, ma deve rientrare in un quadro chiaro e coerente di regole comuni –tenuto conto dell’esigenza di assicurare a tutti i livelli di governo – nazionale e locale – standard uniformi di correttezza e moralità nella condotta specialmente di chi è chiamato a ricoprire cariche elettive o di nomina politica;
per i profili di propria competenza assume l’impegno di adottare, nell’ambito della propria autonomia, un proprio codice etico e deontologico
e per i profili di sua competenza, impegna il Governo:
ad assumere – nel rispetto delle prerogative e dell’autonomia costituzionalmente riconosciute a ciascuna Camera, nonché alle regioni ed enti locali ed in coordinamento con l’autonomia di ciascuno di tali enti – iniziative anche di carattere normativo volte ad assicurare la compiuta attuazione dell’articolo 54, comma secondo, della Costituzione, a tal fine prevedendo in particolare l’adozione di una pluralità di norme che costituiscano un “codice etico” per coloro che ricoprono cariche pubbliche.
I predetti “codici etici”, dovranno prevedere in particolare che:
- le funzioni pubbliche siano adempiute con disciplina ed onore, nell’esclusivo interesse della Nazione e nel puntuale rispetto della legge;
- le risorse affidate in ragione dell’incarico ricoperto siano impiegate in modo trasparente, con adeguati controlli, secondo criteri di economicità ed efficienza, nell’esclusivo interesse pubblico;
- i membri del Governo ed i titolari di cariche elettive o di nomina politica non chiedano né accettino, favoritismi da cui possano trarre benefici da decisioni o attività inerenti al loro incarico;
- l’utilizzo di autovetture, velivoli o alloggi di servizio sia limitato ai soli casi in cui esso sia giustificato da esigenze obiettive e documentabili;
- la situazione patrimoniale e le fonti di reddito di membri del Governo, e dei titolari di cariche elettive o di nomina politica siano rese pubbliche secondo criteri di trasparenza e completezza;
- nessun comportamento sleale o denigratorio sia posto in essere da membri del Governo e dei titolari di cariche elettive o di nomina politica nei confronti di altre Istituzioni repubblicane;
- tenendo conto che la qualità del lavoro politico, soprattutto a livello parlamentare, esige una dedizione tale da non consentire accumuli di cariche e non permette ambiguità di ruoli, siano adottate tutte le misure idonee ad evitare che si sovrappongano le prerogative dei controllori a quelle di controllati;
- tutti gli organi di vigilanza, a qualsiasi titolo siano stati istituiti, vigilino concretamente su quanto è di loro competenza, per evitare che si creino situazioni in contrasto con i valori e gli obiettivi specifici e, se questo avviene, per denunciare tempestivamente eventuali errori e deviazioni, mettendo i mezzi necessari per un intervento correttivo tempestivo ed efficace;
- l’introduzione di un adeguato apparato sanzionatorio e di controllo che renda effettivo il rispetto delle norme e dei principi contenuti nel complesso di disposizioni costituenti i suddetti “Codici etici”.