Quelle che viviamo sono giornate cruciali per il futuro del nostro Paese. La crisi che a vari livelli coinvolge l’Italia chiede con forza anche ai cattolici di avere il coraggio di ripensare le forme del loro impegno a servizio del Paese affinché possano esprimere nelle modalità più appropriate la propria soggettività nel dibattito sociale e politico, a partire da un’antropologia illuminata dalla fede e dalla ragione.
È in questa chiave che va letto il Forum di Todi: un’occasione per riunire associazioni, gruppi e movimenti cattolici attorno a un comune sentire. Un passo importante nella ricerca di quegli strumenti adeguati a convertire in forme nuove l’ispirazione all’impegno sociale e politico che da sempre connota l’opera dei cattolici.
Lo stesso Presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Angelo Bagnasco, nel suo intervento al Forum, non ha chiesto altro ai presenti, se non l’impegno di ciascun cristiano a servire il proprio Paese. Recuperando un passaggio centrale del documento conclusivo della 46 Settimana sociale dei cattolici italiani di Reggio Calabria, infatti, il Presidente della Cei ha ribadito che «noi tutti, come Chiesa e come credenti, siamo chiamati al grande compito di servire il bene comune della civitas italiana in un momento di grave crisi […]. Vedercelo affidato può stupire e richiede prudenza, ma non deve generare paura o peggio indifferenza». Insomma, «né indignati, né rassegnati», come ha efficacemente detto il cardinale Bagnasco.
Un monito chiaro e lungimirante. Un invito rivolto alle più importanti realtà del laicato cattolico italiano perché si impegnino a riflettere e progettare insieme i sentieri da percorrere per il bene di tutti. Sentieri lungo i quali potersi incontrare e confrontare con tutte le componenti culturali, sociali e politiche che nel nostro Paese sono impegnate nello stesso sforzo di costruzione del bene comune.
È uno sforzo non semplice, che però è bene tentare. A partire dalla più grande delle sfide che l’oggi ci presenta. La sfida educativa. Essa, più di ogni altra, è la via maestra per rilanciare l’Italia, restituire decoro alle istituzioni e speranza alle generazioni future. Affinché un processo di cambiamento si possa innescare, è innanzitutto necessario, dunque, indirizzare ogni sforzo alla promozione di quella formazione completa ed esigente che sola è capace di favorire la crescita di una persona integrale.
Una formazione che, a partire dalla Parola e dal Magistero sociale, sappia educare anche alle responsabilità civili, facendo appassionare al bene comune. In questa chiave, si rende allora sempre più necessario proporre percorsi esigenti di formazione pre-politica. Una formazione che faccia comprendere la necessità di evitare interessi di parte, sentendosi invece componenti di un tutto, che ha bisogno dell’apporto e della dedizione di ciascuno. Una formazione che consenta di acquisire uno sguardo capace di penetrare nelle pieghe del vissuto, di abitare criticamente i linguaggi dell’oggi, di conoscerli e utilizzarli profeticamente.
Da un rigoroso impegno di tipo educativo nascono stili nuovi di cittadinanza attiva e responsabile, capace di rinnovare le fondamenta della convivenza civile, preparando il futuro con alto senso di responsabilità. Infatti, non possiamo ignorare la singolare sinergia che lega scelte individuali e sentire collettivo, che intreccia l’esperienza di singoli territori e comunità a quella del nostro Paese. Soltanto a partire da un simile presupposto si potrà favorire una diversa prassi politica. Un modo rinnovato di agire nella vita pubblica, aperto al servizio gratuito e animato da viva tensione etica, per rendere più facile il ritrovarsi della politica su un terreno comune di valori e regole, a sostegno della dignità della persona e della convivenza civile.
Sapendo che formare alle responsabilità civili significa avere il senso cristiano della storia, avere la pazienza dei tempi lunghi e la gioia della semina, significa sapere che il bene non si attua mai del tutto. La consapevolezza della parzialità del bene è l’altra faccia dell’amore vivo e vero per la propria città. Chi conosce la continua tensione esistente fra il fine ultimo della promozione piena dell’uomo, mai compiuto, e i gesti di giustizia e solidarietà che quotidianamente possono essere attuati mai completamente all’altezza di quel fine, trova in questo limite non il freno, ma lo slancio ulteriore per un impegno responsabile e appassionato per la propria terra.
La formazione alle responsabilità civili passa perciò anche dalla educazione della persona al senso del bene comune. Impegno, questo, che richiede, come affermava Vittorio Bachelet (L’educazione al bene comune, 1964, in La responsabilità della politica. Scritti politici, AVE, Roma 1992), “un retto e vigoroso ideale”, “una lineare aderenza agli essenziali immutabili principi della convivenza umana e in pari tempo al senso storico, alla capacità di cogliere il modo nel quale quei principi possono e debbono trovare applicazione”, nella consapevolezza della “necessità di attrezzarsi spiritualmente, intellettualmente, moralmente, tecnicamente per divenire capaci di attuare concretamente quei principi nella concreta convivenza umana in cui è chiamato a vivere”.
Proprio per questo appare centrale riproporre con forza il senso della cura per il “locale”, per il “territorio”, in cui i giorni delle nostre storie umane si susseguono. Una cura che deve stimolare ciascuno a operare in modo che in ogni luogo, anche nel più problematico, vi sia una “vita buona”. Se ciascuno avverte la propria appartenenza a una comunità locale, se ciascuno, cioè, sente davvero di essere parte viva di una terra specifica, percepirà quei luoghi in cui opera e quelle persone che in essi vivono come affidati dal Signore.
Amare la propria città tenendo al contempo lo sguardo aperto alla globalità del mondo e di coloro che vivono e soffrono lontano dai nostri sguardi è del resto la sintesi dell’impegno – non episodico o residuale – dell’Azione Cattolica: essere e diventare, sempre più, spazio entro cui si coltiva l’interesse per la vita del territorio, sia attraverso i percorsi formativi ordinari di educazione della cittadinanza, sia creando luoghi di discernimento e di dialogo, per costruire e perseguire il bene comune, inteso non come la somma degli interessi individuali, ma come il bene di tutto l’uomo e di tutti gli uomini.
Franco Miano, Presidente nazionale dell’Azione Cattolica
TamTam democratico, gennaio 2012