La Repubblica – 7 febbraio 2012
Il dossier di Luisa Grion
Tra pendolari e cambi di residenza i dati smentiscono il presunto immobilismo. A un anno dalla laurea il giovane meridionale si trova distante da casa 214 chilometri
Eppur si muovono: meno di quanto si faceva negli anni Sessanta, in misura minore anche rispetto agli anni pre-crisi, ma gli italiani, i giovani soprattutto, vanno a cercare il lavoro dove c’è.
Il guaio è che spesso non lo trovano. Stare vicino a mamma e papà non è una priorità: certo aiuta se il lavoro è precario e lo stipendio è basso o se i genitori coprono il vuoto assistenziale legato – in caso di figli piccoli – alla mancanza di asili nido. Ma spostarsi non è un problema. Secondo un’indagine elaborata dall’Isfol con il dipartimento demografico della Sapienza di Roma il 72 per cento dei giovani fra i 20 e i 34 anni è disponibile a spostarsi pur di trovare lavoro. Il 17 per cento mette in conto di vivere in un altro paese europeo, quasi il 10 è disponibile anche a cambiare continente. Una tendenza confermata dai dati dello Svimez, dell’Istat e di Almalaurea. Le resistenze a cambiare città o regione sono basse, specialmente in presenza di un titolo di studio elevato. E il cambio di mentalità è generalizzato, riguarda sia il Nord che il Sud, sia i maschi che le femmine.
Il SUD CHE VIAGGIA
Nel 2010, spiega lo Svimez, 250 mila persone si sono spostate dalle regioni meridionali ad altre aree del Paese. Di queste 114 mila hanno effettuato il cambio di residenza (erano 70 mila solo a metà degli anni 90) e 134 mila si sono attrezzati con la mobilità a lungo raggio e il pendolarismo. Volendo considerare il lungo periodo le quote lievitano: dal 1990 al 2005, certifica la Banca d’Italia, il passaggio dal Sud al Nord ha coinvolto due milioni di persone. “Dire che i giovani vogliono starsene con papà e mamma è un luogo comune – assicura Luca Bianchi, vicedirettore dello Svimez – in realtà c’è una grande disponibilità sia a muoversi che ad accettare occupazioni non corrispondenti al titolo di studio. E’ vero che negli ultimi mesi in fenomeno si è ridimensionato: fra il 2008 e il 2010 ci sono state 15 mila migrazioni in meno, ma questo è un effetto della crisi”.
LE DONNE
Anche loro sono disposte a partire: nel 2009, prendendo in considerazione i titoli di studio medio-alti (diploma e laurea), il 54,6 per cento degli spostamenti per lavoro da Sud a Nord è dovuto alla componente femminile e ciò spiega in parte il crollo delle nascite nelle regioni meridionali. Fra le laureate, dato nazionale di Almalaurea, solo il 4,9 per cento delle ragazze non è disponibile a spostarsi.
I LAUREATI
Nel 2010, dati Svimez, quasi 60 mila laureati si sono spostati dal Sud a Nord per motivi di lavoro (oltre 18 mila con cambio di residenza) e 1.200 sono “fuggiti” all’estero. Almalaurea certifica che solo il 3,8 per cento dei laureati italiani non è disponibile a trasferimenti. Di fatto, ad un anno dalla tesi, i laureati meridionali lavoro a 214 chilometri di distanza media dal comune di nascita, ma la media italiana è comunque alta (88 Km). La disponibilità a spostarsi aumenta all’aumentare del reddito della famiglia di provenienza. “Einaudi diceva che per governare bisogna conoscere” ricorda Andrea Cammelli, direttore di Almalaurea “affermare che i giovani tendono all’immobilismo è un errore smentito dalle cifre. Non è poggiando su vecchi luoghi comuni che troveremo la strada per uscire dalla crisi”.