Liberalizzazioni, la pagella UE “Bene le misure, ma serve di più in Parlamento niente retromarce”

Il documento della Commissione sul decreto cresci-Italia: «È importante che l’ iter parlamentare preservi la sostanza delle liberalizzazioni approvate dal governo Monti ed eventualmente le renda ancora più ambiziose».

L’ Europa promuove il decreto cresci-Italia (liberalizzazioni e semplificazioni) messo in campo nelle ultime due settimane di gennaio dal premier Mario Monti e dal ministro Corrado Passera. Dopo uno studio approfondito, la Commissione Ue ha inviato alle Cancellerie europee un documento di nove pagine in vista dell’ Eurogruppo del 20 febbraio.

“The economic packages of 20 and 27 January 2012: an assessment”, è il titolo dell’ analisi segreta che Repubblica ha potuto consultare. Una vera e propria pagella che analizza ogni punto dei due decreti evidenziandone pregi e limiti. Molte le luci, ma anche qualche ombra.

Da un lato per Bruxelles il nuovo governo «ha mostrato determinazione nel contrastare le debolezze strutturali che da tempo azzoppano il potenziale di crescita dell’ economia».

Dall’ altro l’ apertura della concorrenza in diversi settori «poteva essere più ambiziosa» (benzinai, farmacie, notai) e comunque molti punti dovranno essere completati «al più presto» con ulteriori atti legislativi. Ecco perché l’ Europa raccomanda che il dibattito in corso al Senato tra governo e partiti non stravolga il cresci-Italia: «Se approvati dal Parlamento e attuati correttamente i due decreti aumenteranno la concorrenza e miglioreranno l’ economia rimuovendo alcuni ostacoli di lunga data per la crescita, aumentando la capacità di risanamento» dei conti pubblici. Più sale il Pil, più il debito scenderà, ridando fiato ai governi che verranno.

Non a caso ieri da Washington Monti ha affermato che le liberalizzazioni dovranno essere approvate nel giro di due settimane dalle Camere «con modifiche minimali». Il governo è dunque intenzionato ad ascoltare le richieste di Pdl, Pd e Udc, ma se si troverà di fronte ad emendamenti in grado di stravolgere il pacchetto, rivelano fonti governative, porrà la fiducia.

Altrettanto chiaro è stato Passera, che guardando alle possibili falle del pacchetto nel giorno del suo passaggio al Consiglio dei ministri ha annunciato che sarà aggiornato con cadenza mensile. Dopo il via libera alla cruciale manovra di dicembre (salva-Italia) e ora alle liberalizzazioni, Bruxelles preme perché il governo dei professori completi l’ opera rimettendo definitivamente in carreggiata il Belpaese: «Bisogna sfruttare l’ abbrivio per completare l’ agenda delle riforme» guardando al mercato del lavoro («è necessario migliorare il suo funzionamento e superare la segmentazione»), al «completamento» della riforma fiscale, «all’ aumento dell’ innovazione» e rendendo la giustizia civile più efficiente.

I carburanti. Sui distributori svolta poco ambiziosa l’ apertura completa abbatterebbe i prezzi.

VA BENE. La Commissione di Bruxelles apprezza che l’ esecutivo sia intervenuto per aprire il settore dei benzinai, un tema che da anni si impone nell’ agenda dei governi che si sono succeduti e che mai era stato concretamente affrontato (ci sono stati anche strascichi legali a livello europeo). Dunque ben venga la decisione di permettere ai gestori delle pompe di benzina di poter scegliere da chi approvvigionarsi, un modo per far scendere il prezzo del pieno (accise permettendo) di verde e gasolio.

NON VA BENE. Ma il bicchiere, o meglio il serbatoio, per Bruxelles resta mezzo vuoto: «Il divieto di vendita esclusiva è limitato al 50% del totale e viene mantenuto il bando per i distributori completamente automatici nelle aree urbane». Male, notano gli analisti della Commissione europea, perché «il miglior modo per aumentare l’ ingresso di nuovi ed efficienti operatori sarebbe proprio la completa apertura del mercato alla concorrenza». Il che avrebbe ripercussioni sui prezzi finali della vendita del carburante. Un settore, quindi, sul quale per l’ Ue servirebbero misure «più ambiziose».

L’ energia. La separazione tra Eni e Snam Rete Gas deve essere realizzata in tempi rapidi.

VA BENE. «In Italia la produzione elettrica è fortemente dipendente dal gas con consumatori e aziende che affrontano prezzi per l’ elettricità superiori alla media europea (rispettivamente del 25 e del 40%). L’ apertura del mercato del gas alla concorrenza aiuterà la diminuzione dei prezzi e la separazione della rete (Snam) da Eni è un passo che va nella giusta direzione: è il modo per assicurare inventivi agli investimenti futuri. Inoltre le misure per la trasparenza del mercato energetico allineano i prezzi a quelli del resto della Ue».

NON VA BENE. Una analisi molto positiva che però viene sporcata dalla seguente constatazione: «La separazione tra Snam Rete Gas ed Eni è solo affermata in principio ma deve essere messa in pratica entro sei mesi». Come dire, l’ enunciazione è positiva ma il governo deve portare a termine l’ impegno. Inoltre nel settore dell’ energia «ulteriori misure potrebbero accompagnare quelle già prese come un ulteriore sviluppo delle infrastrutture del gas e dello stoccaggio che favorirebbero la partecipazione di nuovi soggetti nel mercato». Con calo dei prezzi.

L’ energia. Ok il supporto all’ economia verde la legislazione resta contraddittoria

VA BENE. La Commissione europea promuove le misure adottate dal governo nel settore delle energie rinnovabili: «Sono benvenute perché abbassano i costi a carico dei consumatori». Le green economy, in effetti, è uno dei settori sui quali l’ Europa ha deciso di puntare per rilanciare l’ occupazione e la crescita economica, ma in molti Paesi è rimasta vittima della crisi. Il governo Berlusconi negli scorsi mesi non ha contribuito al suo sviluppo e l’ Italia è lontana dal raggiungimento dei target sull’ abbattimento delle emissioni inquinanti previsti dall’ Unione europea.

NON VA BENE. Per questo Bruxelles non manca di notare che lo sviluppo dell’ energia verde «ora ha bisogno di essere accompagnato da sussidi non distorsivi della concorrenza e da una adeguata capacità delle infrastrutture che permetta il pieno sfruttamento delle fonti rinnovabili». Ecco perché si sottolinea quanto sia essenziale che «il governo garantisca una continuità e una coerenza nella legislazione per promuovere gli investimenti». Quella che in passato è mancata.

I trasporti. Contratto nazionale bersaglio giusto spalancare i binari ai nuovi operatori.

VA BENE. La Ue promuove le misure sui trasporti, in particolare sulle ferrovie, e quelle sui servizi pubblici locali. Queste ultime, nota, «portano a risparmi ed economie di scala». Sulle Fs invece Bruxelles scrive che la creazione della nuova Autorità dei trasporti «è un importante passo avanti che assicurerà un migliore funzionamento dei trasporti nel Paese». Promossa anche l’ eliminazione dell’ obbligo di attuare il contratto nazionale nelle ferrovie: «È un miglioramento per spingere la concorrenza a livello locale e regionale».

NON VA BENE. Ci sono anche ombre: così come l’ effettiva attuazione delle misure sui servizi pubblici locali «andrà monitorata attentamente», nei trasporti la soluzione di diverse disfunzioni dipenderà «dall’ efficienza e dalla velocità con la quale (l’ Autorità, ndr) farà proposte». Se Bruxelles loda l’ intenzione di separare la rete ferroviaria da Trenitalia, nota che la proposta da parte dell’ Authority «dovrà essere fatta il più presto possibile perché contribuirà ad aumentare la concorrenza rimuovendo le barriere per i nuovi entranti».

Le imprese. Aiuti mirati alle aziende giovani l’ incognita risorse, sono poche.

VA BENE. Per l’ Europa nei decreti approvati dal governo Monti «ci sono progressi per modernizzare la Pubblica amministrazione e per ridurre gli obblighi burocratici a carico degli agenti economici». Bruxelles loda gli sforzi per accelerare i pagamenti della Pa nei confronti delle aziende e quelli per rendere l’ economia italiana più attraente per gli investitori stranieri. Vengono poi definiti «primi passi interessanti» la semplificazioni delle partnership pubblico-privato e per i giovani imprenditori, oltre alla creazione del Tribunale delle imprese.

NON VA BENE. La Commissione nota però le «incertezze sulla praticabilità e sull’ impatto delle misure chiamate a modernizzare la Pubblica amministrazionee per migliorare l’ ambiente economico italiano». In sostanza, nota la Commissione europea, nonostante siano state prese «misure rilevanti» per aumentare l’ efficienza del sistema italiano bisogna restare «cauti» sul giudizio visto che mancano «risorse» ad hoc per applicare i provvedimenti. Un esempio è quello della riallocazione del personale pubblico in un periodo di austerità.

 

Le farmacie. Opportuno moltiplicare gli esercizi più libertà per le medicine non rimborsate

 

VA BENE. La Commissione Ue promuove la scelta del governo di aumentare il numero delle licenze dei farmacisti di circa il 12%, portando in media la presenza di una farmacia ogni 3000 abitanti. «È un provvedimento assolutamente benvenuto», scrivono gli analisti di Bruxelles consapevoli delle proteste di un settore sul piede di guerra ma convinti che l’apertura alla concorrenza possa aiutare ad abbattere i prezzi dei farmaci con vantaggi per le fasce più deboli della popolazione.

NON VA BENE. Eppure per la Commissione si poteva fare di più, osservazione che ricorre in molti punti analizzati dagli esperti Ue, pur consci dell’impossibilità di liberalizzare in un solo colpo tutti i settori dell’economia. Sulle farmacie, comunque, l’Europa raccomanda un ulteriore aumento delle licenze e si schiera per la liberalizzazione della vendita dei farmaci di fascia C, «che rimane significativamente
ristretta». Un tema che ha scatenato molte polemiche, così come quello che segue: «Migliorando le condizioni delle para-farmacie e promuovendo la vendita dei farmaci generici si può ulteriormente aumentare la concorrenza».

 

I taxi. Convince l’aumento delle licenze un’incognita l’Authority dei trasporti

 

VA BENE. L’Unione europea accoglie positivamente i provvedimenti del governo Monti sull’apertura alla concorrenza dei taxi, decisioni che nei giorni dell’approvazione del decreto sulle liberalizzazioni ha fatto scendere sul piede di guerra gli autisti con scioperi selvaggi che hanno bloccato le principali città italiane. Bene la scelta di aumentare le licenze e di permettere ai tassisti di lavorare anche al di fuori del comune nel quale sono registrati. Ma il giudizio di Bruxelles rimane sostanzialmente in sospeso: «È troppo presto per stimare concretamente l’impatto delle misure adottate».

NON VA BENE. Il perché è presto detto: «Resta da vedere come la nuova Autorità dei Trasporti (istituita proprio con il cresci-Italia, ndr.) applicherà i suoi poteri». La liberalizzazione dei taxi è proprio soggetta alle
decisioni che, caso per caso, comune per comune, saranno prese dall’Authority dopo avere sentito i sindaci interessati. Consapevoli che quando sarà il momento di rendere davvero operativa l’apertura del settore scoppieranno nuovi scioperi e proteste, la Commissione preferisce quindi non sbilanciarsi sulla portata della riforma.

 

Le professioni. Piace l’abolizione delle tariffe minime pesa il no al preventivo obbligatorio

 

VA BENE. L’Europa promuove le misure per aumentare la concorrenza nelle libere professioni facendo scendere le parcelle pagate dai clienti, ma non si accontenta. Bene l’abolizione delle tariffe minime che «rende la determinazione del prezzo soggetta all’accordo tra prestatore del servizio e cliente, facilitando anche il paragone dei prezzi tra i diversi professionisti» in concorrenza tra loro. Nello specifico viene anche promosso «l’aumento del numero dei notai, attualmente molto basso, che costituisce un buon progresso».

NON VA BENE. Viene invece bocciata la mancanza «di un obbligo legale» che costringa il professionista a fornire un preventivo per il suo servizio a meno che questo non sia esplicitamente richiesto dal cliente.
Una sonora bocciatura, con implicita richiesta di intervento, arriva poi sui notai: «Nonostante l’aumento
del loro numero in Italia restano troppo pochi rispetto alla media internazionale». Ma non finisce qui: «Le restrizioni territoriali nell’attività notarile restano presenti con il rischio di annullare la concorrenza e i vantaggi delle riforme apportate nel settore». Ovvero l’abbattimento dei prezzi.

 

ALBERTO D’ ARGENIO, La Repubblica, 10 febbraio 2012

 

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