Audizione del Ministro dell’interno, Anna Maria Cancellieri, sulle linee programmatiche del suo Dicastero

COMMISSIONE I

AFFARI COSTITUZIONALI, DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E INTERNI

Resoconto stenografico

AUDIZIONE

Seduta di mercoledì 21 dicembre 2011

ministro cancellieri

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca, ai sensi dell’articolo 143, comma 2, del Regolamento, l’audizione del Ministro dell’interno, Anna Maria Cancellieri, sulle linee programmatiche del suo Dicastero.

Do la parola al Ministro Cancellieri, che ringrazio per la presenza a nome mio e di tutta la Commissione.

ANNA MARIA CANCELLIERI, Ministro dell’interno. Signor presidente, onorevoli deputati, desidero porgere il mio saluto al presidente Bruno e a tutti i componenti della Commissione affari costituzionali, ringraziandovi fin d’ora per l’attenzione che presterete alle mie parole.

Per il profondo rispetto che devo a questa Commissione, il mio intervento non sarà una semplice riproposta degli argomenti e delle riflessioni che hanno formato oggetto dell’audizione al Senato del 6 dicembre scorso, in occasione della presentazione delle linee programmatiche della mia azione di governo, alla quale integralmente rinvio. L’intento che mi anima, muovendo certamente dai contenuti della precedente audizione, è quello tuttavia di riprenderne i temi più significativi, vivificati alla luce dei successivi e più recenti avvenimenti. Questo non soltanto perché l’urgenza dei fatti che sono accaduti, nonché la rilevanza e la gravità degli stessi, sembrano suggerire, e direi quasi imporre, una simile scelta, ma anche per allontanare la sola idea che questa audizione di oggi possa apparire come iscritta in una serie di ritualità e non essere, invece, quell’importante momento di confronto istituzionale costruttivo e fecondo che mi auguro che sia.

Non vi è dubbio che queste ultime due settimane hanno visto il susseguirsi di episodi che, per quanto sia mia intenzione esaminare con il massimo dell’obiettività, senza indulgere in toni allarmistici, bensì inquadrandoli ed affrontandoli con indispensabile rigore pragmatico, chiamano in causa la sicurezza delle persone e il grado di coesione della nostra società.

Non mi sottrarrò all’onere di offrire il mio contributo alla lettura di questi accadimenti, disponibile fin d’ora ad ascoltare e a rispondere, sulla base degli elementi di cui ho notizia, ad ogni vostra domanda, nonché ad accogliere ogni vostro suggerimento che possa rendere questa audizione ancora più interessante e proficua.

Il dramma di Firenze rappresenta una lacerante ferita per la città e per il Paese. È comprensibile che, di fronte a un gesto così scellerato e carico di odio, abbiano prevalso, in un primo momento, sbigottimento ed angoscia; vi è stata subito, tuttavia, una reazione composta, civile, ferma e al tempo stesso generosa, una vicinanza autentica alla comunità senegalese che ben si è espressa attraverso le parole e i gesti del sindaco Renzi e delle altre autorità che hanno sentito il dovere di prendere posizione e dare solidarietà alle vittime e ai loro concittadini.

La dinamica dei fatti è ora all’attenzione degli inquirenti e non spetta certamente a me trarre le conclusioni di questo lavoro, cui guardo con profondo rispetto. Vorrei qui, tuttavia, rigettare interpretazioni semplicistiche e in qualche modo forzate, che possano oscillare tra un estremo e l’altro, cioè tra la tentazione di archiviare l’eccidio del 13 dicembre come gesto sconsiderato quanto imprevedibile di un folle e quella di ritenere gli stessi fatti come la prova irrefutabile di una deriva xenofoba che rischia alla fine di prevalere sul senso di civiltà e tolleranza.

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